Grande bisboccia di mezza estate per gli infaticabili uomini del Governo dell’infaticabile Silvio Berlusconi, ormai universalmente, affettuosamente e forse un po’ per brevità chiamato “Papi”.
Martedì 28 luglio, infatti, una folla di Ministri, deputati e delegati da “Papi” in tutt’altre faccende affaccendato si è ritrovata sopra un piccolo pezzo d’asfalto torrido appena bitumato e trasformato per l’occasione in quella che qualcuno si è arrischiato a chiamare “l’autostrada più a Sud d’Italia”.
L’occasione, solenne, in un tripudio di gonfaloni, bandiere, nastri da tagliare, bottiglie da stappare, pose da immortalare e fotografie da incorniciare, è stata l’inaugurazione dei primi dodici (12!) chilometri della fantasmagorica autostrada Catania Siracusa, che invero di chilometri ne dovrebbe contare, quando (quando?) sarà finita quarantotto (48) ma che, come vedremo, fa parte di un progetto lungo e articolato, iniziato nel lontano 1965…
In prima fila, accanto alla ministra per l’Ambiente Stefania Prestigiacomo colle forbici in mano e il sorriso guizzante, c’era pure Altero Matteoli, il ministro delle Infrastrutture appena scampato a un processo per “favoreggiamento” – reato che avrebbe commesso quand’era Ministro per l’Ambiente e per cui era a giudizio dal 2004 – grazie alla Giunta per le autorizzazioni di Montecitorio che ha negato, of corse, l’autorizzazione a procedere nei suoi confronti.
Matteoli, che forse ha festeggiato più lo scampato pericolo che l’inaugurazione in mezzo al nulla d’un mozzicone d’autostrada attesa da quasi mezzo secolo, ha dichiarato: “Il Governo è determinato nella sua azione per dotare di infrastrutture il Paese ed è molto attento alla realizzazione di opere pubbliche nel Sud ed in particolare in Sicilia. La mia presenza – e qui il Nostro non è riuscito a trattenere un sospiro di sollievo ripensando alle toghe (rosse) cui, grazie alla Camera, è sfuggito… – testimonia e ribadisce anche la volontà di mantenere gli impegni presi con i siciliani”.
Siciliani, pazienti, che aspettano di poter andare da Catania a Siracusa e poi a Gela senza rischiare la vita su strade e stradine infide da quarantacinque (45) anni, che certamente ai politici e a chi suona loro la grancassa come i giornali locali che hanno riempito pagine e pagine per la mini inaugurazione non debbono sembrar poi molti, considerando l’italica media delle grandi (anche di quelle piccole in verità) opere pubbliche.
E la A18 è una grande (incompiuta) opera pubblica: un’autostrada che va da Messina a Catania di km 76, a pedaggio, iniziata nel 1965 e inaugurata nel 1971 e che si collega con l’A20 Messina Palermo e l’A19 Catania Palermo e che, seguendo il progetto iniziale, “dovrebbe” proseguire sino a Siracusa e Gela.
La Catania Siracusa dunque è (sarebbe) il naturale completamento della Messina Catania, come la Siracusa Gela del resto, anelli mancanti di un’unica autostrada iniziata tanto, tanto tempo fa.
E se della Catania Siracusa sono appena stati appena aperti 12 chilometri su 48 e c’è mancato poco che Minzolini mettesse la notizia in apertura del Tg1, da Siracusa a Gela i chilometri sono 132 e quelli in esercizio solamente 40, fra Siracusa e Rosolini, naturalmente comodamente scaglionati nel tempo: Siracusa Cassibile di 9 km è stata aperta il 15 giugno 1983, da Cassibile a Noto di 14 km il 14 marzo 2008 e infine il lotto Noto Rosolini, che è il tratto più lungo, pare addirittura che siano 16 chilometri, che pochi giorni prima della solita, festosa, inaugurazione – fissata per il 30 aprile 2008 – venne sequestrato dalla magistratura per cedimenti anomali pericolosi e una fessura di circa venti centimetri (ancora non vi era transitato nessuno…), salvo poi venir consegnato agli scalpitanti e nel frattempo invecchiati automobilisti, camionisti, motociclisti etc, il 24 ottobre dello stesso anno. Per quanto riguarda gli ultimi 90 chilometri fino a Gela invece siamo ancora alla fase progettuale e la copertura finanziaria c’è solamente fino a Modica, circa 70 chilometri prima dell’agognata Gela…
Ma il presidente dell’Anas Pietro Ciucci – nonché a.d. della società Ponte sullo Stretto di cui guarda un po’ l’Anas è azionista con l’82 per cento e di cui Ciucci adesso è divenuto pure Commissario straordinario per il riavvio delle attività – naturalmente in prima fila al taglio del nastro di pochi giorni addietro per il mozzicone di autostrada fra Catania e Siracusa aperto in pompa magna, ha dichiarato: “Sono previsti ingenti investimenti per migliorare la rete stradale siciliana ma va ricordato che la Sicilia è interessata dalla più grande opera in programma in Italia, il Ponte sullo Stretto, che comporta uno stanziamento di 6 miliardi di euro e per il quale rimetteremo in sesto i progetti”.
Non si è sentita nemmeno una pernacchia. Il solito fatalismo del Sud.