Lesson number one: l’abbuffata. Visto con questi occhi a Granada.
A non esserci stato di persona, e a leggere soltanto le news sui giornali, uno potrebbe stupirsi che facciano il caviale in Andalusia, potrebbe stentare a credere che con quel caldo torrido che l’estate sfiora i 45 gradi gli storioni nuotino imperterriti in acque di sorgente che non si riscaldano mai oltre i 13, 14 gradi. Del resto, in nomine omen, il posto si chiama Rio Frio. Ci si potrebbe meravigliare che proprio in Andalusia ci sia un allevamento all’avanguardia con certificazione biologica. Che per non sacrificare inutilmente un esemplare non ancora pronto, gli storioni vengano sottoposti a ecografia preventiva, per accertare se l’ovario è maturo.
Ma alla convention di tre giorni sul caviale a Granada, riservata ai professionisti del settore, la cosa veramente incredibile era l’approccio al caviale dei suddetti. A presenziare di persona, i più increduli, e probabilmente i più delusi, sarebbero risultati i lettori delle riviste di cucina, quelli che hanno tra i bookmarks una ventina di blog gastronomici, proseliti dei moderni epigoni di Cazio (non è una parolaccia ma il guru filosofico-gastronomico così gustosamente parodiato da Orazio nel primo secolo avanti Cristo, che un qualche editore illuminato dovrebbe ristampare la satira IV del secondo libro per la delizia degli attuali gourmet: praticamente identico ai maître-à-penser della gola di oggi, con la stessa tendenza a trasformare il gusto in religione, solo che invece del completo di velluto a coste portava la toga).
Gli ingenui fans dei guru gastronomici del nostro tempo sarebbero probabilmente rimasti delusi della povertà dei comandamenti impartiti, nozioncine da abici tipo osservare la brillantezza e il colore, apprezzare la consistenza. E si sarebbero probabilmente scandalizzati di fronte alla sola tecnica di degustazione praticata, prima ancora che predicata da molti, peraltro illustri, rappresentanti della stampa invitata all’evento: tecnica comunemente denominata abbuffata. Viene in mene l’alter ego di Walter Siti, che in Troppi paradisi sostiene di appartenere alla «fascia alta dei morti di fame»: definizione che va ironicamente a nozze con un critico gastronomico, cosa quanto mai evidente a una degustazione di caviale e champagne.
Nel gruppo, tra finti anoressici e veri bulimici, spicca la corpulenta collega francese che facendosi scudo della testata prestigiosa per cui scrive, dopo aver fatto fuori da sola circa un terzo del contenuto di una zuppiera da 48mila euro appositamente concepita da Christofle per le orge di caviale, esclama candida: «Caspita, non ho fatto la foto! Bisogna aprirne un’altra scatola, non posso fotografare la zuppiera vuota». Perché la zuppiera non sembri vuota, en passant, occorre versarci almeno un chilo e mezzo di caviale. Il direttore dello stabilimento ottempera ossequioso, anche se nella roteazione delle pupille si legge il calcolo: costa meno rimpinzare la critica a caviale, o pagare una pagina di pubblicità? La matrona, nell’attesa del bis, ritarda la visita di tutti all’Alhambra, e una volta lì, scoprendo che si “deve” camminare, cortesemente declina, sentenziando: «Io non sono qui per la cultura, fatemi una foto così dico che ci sono stata, io sono qui per mangiare caviale», e si siede sotto un albero. Se abbuffarsi di caviale è il suo goal, le va riconosciuta la brillante realizzazione del medesimo. La sera, fagocitato un apporto giornaliero di circa 900 grammi, si sente male. La lieve indisposizione non le impedisce di mettere la sveglia alle sei, come già il giorno precedente. La ragione? C’è caviale anche a colazione, quindi se arriva per prima al buffet può vuotare un vasetto e poi aspettare con pazienza che venga sostituito, per un extra di un paio di cucchiaini, mentre fa finta di indugiare leggendo i quotidiani. Data l’autorevolezza della firma e della testata, nessuno la redarguisce con un sano Ah, repijate.
Un anziano collega spagnolo, già corrispondente di guerra per un quotidiano madrileno convertito alla gastronomia come professione nella seconda gioventù, si cimenta nelle tassonomie: «Il nostro lavoro lo fanno due categorie di giornalisti. I primi sono quelli che non sanno scrivere di nient’altro, e hanno trovato il sistema per riempirsi la pancia. Poi ci sono quelli che capiscono, ma sono rari, e hanno il vizio di fare i profeti». Cita la satira di Orazio, i precetti del filosofo gastronomo Cazio per realizzare l’ideale di una vita beata: «le mele di Tivoli sono belle ma insipide, le more raccoglile all’alba, il cinghiale deve venire dall’Umbria; della lepre, se ha già figliato, scegli la spalla, e se vuoi sapere quando un pesce è pronto per essere pescato, chiedilo me…».
Ci guardiamo intorno e ridiamo. Sembra di stare dentro una satira di Orazio.
Operazione Cultura
Tecniche di degustazione del caviale (abbuffarsi a Granada)
Lesson number one: l’abbuffata. Visto con questi occhi a Granada.
A non esserci stato di persona, e a leggere soltanto le news sui giornali, uno potrebbe stupirsi che facciano il caviale in Andalusia, potrebbe stentare a credere che con quel caldo torrido che l’estate sfiora i 45 gradi gli storioni nuotino imperterriti in acque di sorgente che non si riscaldano mai oltre i 13, 14 gradi. Del resto, in nomine omen, il posto si chiama Rio Frio. Ci si potrebbe meravigliare che proprio in Andalusia ci sia un allevamento all’avanguardia con certificazione biologica. Che per non sacrificare inutilmente un esemplare non ancora pronto, gli storioni vengano sottoposti a ecografia preventiva, per accertare se l’ovario è maturo.
Ma alla convention di tre giorni sul caviale a Granada, riservata ai professionisti del settore, la cosa veramente incredibile era l’approccio al caviale dei suddetti. A presenziare di persona, i più increduli, e probabilmente i più delusi, sarebbero risultati i lettori delle riviste di cucina, quelli che hanno tra i bookmarks una ventina di blog gastronomici, proseliti dei moderni epigoni di Cazio (non è una parolaccia ma il guru filosofico-gastronomico così gustosamente parodiato da Orazio nel primo secolo avanti Cristo, che un qualche editore illuminato dovrebbe ristampare la satira IV del secondo libro per la delizia degli attuali gourmet: praticamente identico ai maître-à-penser della gola di oggi, con la stessa tendenza a trasformare il gusto in religione, solo che invece del completo di velluto a coste portava la toga).
Gli ingenui fans dei guru gastronomici del nostro tempo sarebbero probabilmente rimasti delusi della povertà dei comandamenti impartiti, nozioncine da abici tipo osservare la brillantezza e il colore, apprezzare la consistenza. E si sarebbero probabilmente scandalizzati di fronte alla sola tecnica di degustazione praticata, prima ancora che predicata da molti, peraltro illustri, rappresentanti della stampa invitata all’evento: tecnica comunemente denominata abbuffata. Viene in mene l’alter ego di Walter Siti, che in Troppi paradisi sostiene di appartenere alla «fascia alta dei morti di fame»: definizione che va ironicamente a nozze con un critico gastronomico, cosa quanto mai evidente a una degustazione di caviale e champagne.
Nel gruppo, tra finti anoressici e veri bulimici, spicca la corpulenta collega francese che facendosi scudo della testata prestigiosa per cui scrive, dopo aver fatto fuori da sola circa un terzo del contenuto di una zuppiera da 48mila euro appositamente concepita da Christofle per le orge di caviale, esclama candida: «Caspita, non ho fatto la foto! Bisogna aprirne un’altra scatola, non posso fotografare la zuppiera vuota». Perché la zuppiera non sembri vuota, en passant, occorre versarci almeno un chilo e mezzo di caviale. Il direttore dello stabilimento ottempera ossequioso, anche se nella roteazione delle pupille si legge il calcolo: costa meno rimpinzare la critica a caviale, o pagare una pagina di pubblicità? La matrona, nell’attesa del bis, ritarda la visita di tutti all’Alhambra, e una volta lì, scoprendo che si “deve” camminare, cortesemente declina, sentenziando: «Io non sono qui per la cultura, fatemi una foto così dico che ci sono stata, io sono qui per mangiare caviale», e si siede sotto un albero. Se abbuffarsi di caviale è il suo goal, le va riconosciuta la brillante realizzazione del medesimo. La sera, fagocitato un apporto giornaliero di circa 900 grammi, si sente male. La lieve indisposizione non le impedisce di mettere la sveglia alle sei, come già il giorno precedente. La ragione? C’è caviale anche a colazione, quindi se arriva per prima al buffet può vuotare un vasetto e poi aspettare con pazienza che venga sostituito, per un extra di un paio di cucchiaini, mentre fa finta di indugiare leggendo i quotidiani. Data l’autorevolezza della firma e della testata, nessuno la redarguisce con un sano Ah, repijate.
Un anziano collega spagnolo, già corrispondente di guerra per un quotidiano madrileno convertito alla gastronomia come professione nella seconda gioventù, si cimenta nelle tassonomie: «Il nostro lavoro lo fanno due categorie di giornalisti. I primi sono quelli che non sanno scrivere di nient’altro, e hanno trovato il sistema per riempirsi la pancia. Poi ci sono quelli che capiscono, ma sono rari, e hanno il vizio di fare i profeti». Cita la satira di Orazio, i precetti del filosofo gastronomo Cazio per realizzare l’ideale di una vita beata: «le mele di Tivoli sono belle ma insipide, le more raccoglile all’alba, il cinghiale deve venire dall’Umbria; della lepre, se ha già figliato, scegli la spalla, e se vuoi sapere quando un pesce è pronto per essere pescato, chiedilo me…».
Ci guardiamo intorno e ridiamo. Sembra di stare dentro una satira di Orazio.
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Roma, 10 gen. (Adnkronos) - Che il governo abbia impugnato la legge campana per il terzo mandato, "non cambia nulla" per Vincenzo De Luca. In una affollata conferenza stampa a Napoli, il governatore mette in chiaro che non si dimetterà, andrà avanti e promette battaglia. Una battaglia "di civiltà" contro una norma ad personam e che, annuncia, porterà "in tutta Italia". Sta pensando a un nuovo partito? Dalle parti del Pd in molti l'hanno intesa così. "Oggi non ha parlato alla Campania, ma al Paese. Vuole farsi un partito personale". E a chi dal centrodestra sollecita a espellere De Luca, la risposta è netta: "Espellerlo? Non gli faremo questo favore, si è messo fuori da solo".
I dem, al contrario di De Luca, scommettono che la Consulta darà ragione al governo, che il governatore non potrà ricandidarsi e che saranno in pochi a seguirlo nella sua avventura. Almeno questo è l'auspicio. Intanto oggi alla conferenza stampa a Napoli erano presenti quasi al completo tutti i suoi consiglieri in regione. Ma da Roma si ribadisce che la linea non cambia: "La posizione del Pd - dice in tv Igor Taruffi della segreteria Schlein - è molto chiara sul terzo mandato ed è che non ci possono essere terzi mandati per chi ricopre incarichi monocratici come presidente di Regione o sindaci di città italiane. Noi riteniamo che anche in Campania sia normale e fisiologico trovare un ricambio".
Che questo 'ricambio' possa essere fatto con De Luca al tavolo ad oggi è storia superata. Osserva Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli: "Si poteva evitare di arrivare a questo. La soluzione si poteva trovare per via politica, come avvenuto in altre Regioni, trovando una composizione in cui tutti i protagonisti in campo, a partire dal presidente De Luca, avessero un ruolo nella scelta di rinnovamento".
Le cose non sono andate così. E ora il Pd guarda oltre e prepara le prossime regionali. Anche i 5 Stelle si stanno muovendo: siamo "pronti a lavorare con tutte le forze politiche del fronte progressista", dicono oggi in una nota. E' attesa la convocazione di un tavolo regionale. Perimetro della coalizione, programma e candidato presidente, i prossimi passaggi. Roberto Fico, lo stesso Manfredi sono già nel toto nomi, mentre c'è chi ipotizza un civico che metta d'accordo tutti. Sarà tema delle prossime settimane.
Da parte sua De Luca ne ha per tutti. Per la destra della premier Giorgia Meloni che lo teme: la decisione del governo di impugnare la legge campana è "dettata dalla paura, la paura degli elettori e forse anche di De Luca". Il governatore ne ha anche per il Pd. Non dice nulla su Schlein, benché sollecitato in conferenza stampa, ma lancia un affondo contro Stefano Bonaccini che, tra l'altro, è il punto di riferimento di Energia Popolare, l'area di cui il figlio del governatore, il deputato Piero De Luca, è uno dei coordinatori. "Mi stanno facendo notare che l'ex presidente dell'Emilia-Romagna sta parlando molto in questo periodo, trasmettendo l'idea che ha rinunciato con un atto di grande generosità. Lui, diversamente da chi parla. In Emilia-Romagna il presidente uscente non si poteva ricandidare perché la legge elettorale è diversa".
Una "insopportabile ipocrisia", attacca De Luca. Se la prende anche con il collega di partito Andrea Orlando: "Qualche mese fa si è candidato alla presidenza della Liguria un esponente politico del Pd che ha 5 mandati parlamentari e per tre volte è stato ministro: nessuno ha detto niente". E cita pure il presidente Sergio Mattarella: "In Italia non hanno limite al mandato i deputati, i senatori, i ministri, i sottosegretari, i viceministri, il presidente del Consiglio, il presidente della Repubblica, che alla fine del nuovo mandato sarà stato presidente della Repubblica per 14 anni. Dunque, non c'è nessun vincolo temporale per nessuno, tranne che per uno".
De Luca scommette che la Consulta gli darà ragione: "Abbiamo la sensazione che finirà come con la legge sull’autonomia che è stata smantellata”. E quindi annuncia "una grande campagna di iniziativa politica. Sfideremo a un dibattito pubblico quelli che hanno assunto la decisione di contestare la nostra legge. Faremo qui e in tutta Italia una battaglia di civiltà e di libertà. Utilizzeremo i mesi che abbiamo davanti per promuovere una grande esperienza democratica nel nostro Paese. Saranno mesi di impegno civile, di battaglia democratica". Dice che può essere considerato uno di quelli che "Ignazio Silone chiamava cristiani assurdi, quelli per i quali il Vangelo non è una scrittura ma una testimonianza di vita". E garantisce: "Ci muoveremo, dunque, da cristiani assurdi e faremo appello, con grande umiltà, ai nostri concittadini di andare avanti e chiederemo loro di essere protagonisti del loro futuro".
(Adnkronos) - Cambiano di nuovo le pagelle alla scuola primaria. Novità anche alle medie. Alle elementari tornano i giudizi sintetici, mentre per quanto riguarda le medie il voto in condotta si esprimerà in decimi con un peso sulla promozione di fine anno. Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha firmato l'ordinanza che definisce le modalità di valutazione periodica e finale degli apprendimenti degli studenti della Scuola primaria e del comportamento degli studenti della Scuola secondaria di primo grado.
A decorrere dall’anno scolastico 2024/2025, nella scuola primaria dunque la valutazione sarà espressa attraverso giudizi sintetici, da 'Ottimo' a 'Non sufficiente', correlati alla descrizione dei livelli di apprendimento raggiunti per ciascuna disciplina, compreso l’insegnamento dell’educazione civica. Per la scuola secondaria di primo grado, la valutazione della condotta degli studenti sarà espressa in decimi: coloro che otterranno un punteggio inferiore a 6/10 non saranno ammessi alla classe successiva o all’esame conclusivo del primo ciclo.
“Questa riforma segna un passo importante verso un sistema educativo più chiaro e trasparente, volto alla crescita formativa degli studenti - ha dichiarato il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara - L’introduzione dei giudizi sintetici nelle Scuole primarie, molto più comprensibili dei precedenti livelli, permette infatti di tracciare con maggiore chiarezza il percorso formativo degli alunni, migliorando la comunicazione con le famiglie e al tempo stesso l’efficacia della valutazione. Il voto di condotta nella Scuola secondaria di primo grado mira a rafforzare la responsabilità individuale e il rispetto delle regole. Un'attenzione particolare sarà riservata alla valutazione degli studenti con disabilità e con disturbi specifici dell'apprendimento, assicurando così un approccio inclusivo e personalizzato alle necessità di ogni singolo alunno”. Le scuole avranno tempo fino all'ultimo periodo dell'anno scolastico in corso per adattarsi alle nuove disposizioni e assicurarsi che le famiglie siano pienamente informate.
"L'annuncio del ministro Valditara della pubblicazione dell'ordinanza ministeriale sul nuovo sistema di valutazione non coglie di sorpresa ma indigna profondamente la scuola italiana. Nonostante l'allarme espresso negli ultimi mesi da autorevoli esponenti del mondo della pedagogia democratica, le critiche delle organizzazioni sindacali e delle associazioni professionali, il ministro dell’Istruzione e del Merito ha finalizzato un provvedimento di stampo sanzionatorio e punitivo, dimostrando di non credere nel potenziale dell'educazione e dell'istruzione come strumenti di prevenzione del disagio e dell'insuccesso scolastico". Lo si legge in una nota della Flc Cgil.
"Secondo la logica ministeriale, ispirata coerentemente alla nota pedagogia del merito e dell'umiliazione, i giudizi sintetici nella scuola primaria sanciscono difficoltà e carenze, privando la valutazione della funzione di miglioramento dei processi di insegnamento e apprendimento. - continua la nota - Si decreta, inoltre, che la scuola, nella fase delicata della pre-adolescenza, non ha strumenti per educare al rispetto delle regole e del bene comune se non ricorrendo a votacci e bocciature".
"Come Flc Cgil, siamo certi che la scuola, nel suo complesso, abbia molte più risorse educative di quanto Valditara creda e che saprà reagire a questo suo ennesimo svilimento, mettendo in campo e potenziando le buone pratiche che consentono di agire in un'ottica formativa e non punitiva. II Ministro se ne faccia una ragione e pensi piuttosto a trovare le risorse per il rinnovo del contratto 2022/2024 e per riconoscere e valorizzare le professionalità, oltre che per investimenti nella scuola statale che mettano nelle condizioni di lavorare al meglio nell'interesse delle nuove generazioni e del Paese", conclude la nota di Flc Cgil.
Roma, 10 gen. (Adnkronos) - Pareggio tra Lazio e Como allo Stadio Olimpico 1-1. Nell'anticipo valido per la 20esima giornata del campionato di Serie A a segnare per i biancocelesti è stato Boulaye Dia al 34esimo minuto del primo tempo. Nel secondo tempo, con una Lazio ridotta in dieci, è arrivato il gol del pareggio di Patrick Cutrone al 72esimo minuto. Per la Lazio al 58esimo minuto è stato espulso Loum Tchaouna.
Con questo pareggio la Lazio conferma il quarto posto in classifica con 36 punti allungando temporaneamente sulla Juventus che conta però due partite da giocare. Il Como, invece, aggancia con 19 punti al quattordicesimo posto il Parma e il Verona.
Roma, 10 gen. (Adnkronos) - "Io voglio incontrare Oseghale ma a certe condizioni e con la garanzia che non abbia sconti di pena". Così Alessandra Verni, la mamma di Pamela Mastropietro, la 18enne romana che si allontanò da una comunità di Corridonia (Macerata) e i resti della quale furono ritrovati chiusi in due trolley il 30 gennaio 2018. "Avevamo iniziato un percorso per arrivare a un incontro" con lui, spiega la donna, ma "la notizia del ricorso straordinario presentato dai suoi avvocati è stata per me una pugnalata, un tradimento".
"Spero che i giudici si mettano una mano sulla coscienzae rigettino questo ricorso", ha quindi affermato all'Adnkronos Alessandra Verni in vista della nuova udienza in Cassazione, giovedì 16 gennaio, in seguito a un ricorso straordinario presentato dalla difesa di Innocent Oseghale, condannato in via definitiva, perché venga rimessa in discussione l'accusa di violenza sessuale e sia revocata quindi la pena dell'ergastolo.
La mamma di Pamela, intervenuta alla presentazione del libro di Francesca Totolo 'Le vite delle donne contano - Lola, Pamela e Desirée: quando l'immigrazione uccide', ha precisato: "Io non ho mai parlato di perdono. Ho chiesto un incontro con Oseghale perché ho bisogno di guardarlo e dirgli tutto ciò che ha causato e provocato a me, alla mia famiglia". "Ho chiesto un incontro sperando si potesse pentire e dire la verità rispetto a quello che è successo", ha aggiunto.
Giovedì all'udienza davanti alla Cassazione "ci saranno persone a sostenere la causa di Pamela e di tutte le vittime perché se per un caso così efferato si riesce ad arrivare a una terza Cassazione, figuriamoci per altri casi". Per questo ha invitato tutti, anche nelle altre città, a chiedere giustizia per la figlia: "Facciamo rumore anche per Pamela", chiede.
Milano, 10 gen. (Adnkronos) - Nessuna richiesta di rogatoria è arrivata dagli Stati Uniti alla procura di Milano per chiedere di poter acquisire il materiale sequestrato a Mohammad Abedini Najafabadi, arrestato lo scorso 16 dicembre all'aeroporto Malpensa. Le autorità giudiziarie Usa, che l'accusano d'aver fornito droni e materiali elettronici all'Iran, aggirando l'embargo statunitense, ne vorrebbero la sua estradizione.
Il cellulare, il pc portatile, pen drive e componentistica elettronica trovati in possesso di Abedini sono stati consegnati dalla Digos al procuratore capo di Milano, Marcello Viola, il quale tiene il materiale sotto custodia. Sul caso di Abedini è stato aperto un fascicolo a modello 45, che riguarda le notizie che non costituiscono reato.
Il 38enne esperto di droni, arrestato tre giorni prima della giornalista Cecelia Sala, è accusato di terrorismo dagli Usa per aver passato informazioni sensibili ai Pasdaran, servite per un agguato in cui sono rimasti uccisi tre soldati americani in Giordania a gennaio scorso. L'uomo, detenuto nel carcere di Opera, rifiuta ogni accusa e attende l'udienza del prossimo 15 gennaio davanti alla corte d'Appello di Milano dove si discuterà della sua richiesta di domiciliari avanzata dal difensore Alfredo De Francesco.
Roma, 10 gen. (Adnkronos) - Che il governo abbia impugnato la legge campana per il terzo mandato, "non cambia nulla" per Vincenzo De Luca. In una affollata conferenza stampa a Napoli, il governatore mette chiaro che non si dimetterà, andrà avanti e promette battaglia. Una battaglia "di civiltà" contro una norma ad personam e che, annuncia, porterà "in tutta Italia". Sta pensando a un nuovo partito? Dalle parti del Pd in molti l'hanno intesa così. "Oggi non ha parlato alla Campania, ma al Paese. Vuole farsi un partito personale". E a chi dal centrodestra sollecita ad espellere De Luca, la risposta è netta: "Espellerlo? Non gli faremo questo favore, si è messo fuori da solo".
I dem, al contrario di De Luca, scommettono che la Consulta darà ragione al governo, che il governatore non potrà ricandidarsi e che saranno in pochi a seguirlo nella sua avventura. Almeno questo è l'auspicio. Intanto oggi alla conferenza stampa a Napoli erano presenti quasi al completo tutti i suoi consiglieri in regione. Ma da Roma si ribadisce che la linea non cambia: "La posizione del Pd -dice in tv Igor Taruffi della segreteria Schlein- è molto chiara sul terzo mandato ed è che non ci possono essere terzi mandati per chi ricopre incarichi monocratici come presidente di Regione o sindaci di città italiane. Noi riteniamo che anche in Campania sia normale e fisiologico trovare un ricambio".
Che questo 'ricambio' possa essere fatto con De Luca al tavolo ad oggi è storia superata. Osserva Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli: "Si poteva evitare di arrivare a questo. La soluzione si poteva trovare per via politica, come avvenuto in altre Regioni, trovando una composizione in cui tutti i protagonisti in campo, a partire dal presidente De Luca, avessero un ruolo nella scelta di rinnovamento". Le cose non sono andate così. Ed ora il Pd guarda oltre e prepara le prossime regionali. Anche i 5 Stelle si stanno muovendo: siamo "pronti a lavorare con tutte le forze politiche del fronte progressista", dicono oggi in una nota. E' attesa la convocazione di un tavolo regionale. Perimetro della coalizione, programma e candidato presidente, i prossimi passaggi. Roberto Fico, lo stesso Manfredi sono già nel toto nomi, mentre c'è chi ipotizza un civico che metta d'accordo tutti. Sarà tema delle prossime settimane.
Da parte sua De Luca ne ha per tutti. Per la destra della premier Giorgia Meloni che lo teme: le decisione del governo di impugnare la legge campana è "dettata dalla paura, la paura degli elettori e forse anche di De Luca". Il governatore ne ha anche per il Pd. Non dice nulla su Schlein, benchè sollecitato in conferenza stampa, ma lancia un affondo contro Stefano Bonaccini che, tra l'altro, è il punto di riferimento di Energia Popolare, l'area di cui il figlio del governatore, il deputato Piero De Luca, è uno dei coordinatori. "Mi stanno facendo notare che l'ex presidente dell'Emilia-Romagna sta parlando molto in questo periodo, trasmettendo l'idea che ha rinunciato con un atto di grande generosità. Lui, diversamente da chi parla. In Emilia-Romagna il presidente uscente non si poteva ricandidare perché la legge elettorale è diversa".
Una "insopportabile ipocrisia", attacca De Luca. Se la prende anche con il collega di partito Andrea Orlando: "Qualche mese fa si è candidato alla presidenza della Liguria un esponente politico del Pd che ha 5 mandati parlamentari e per tre volte è stato ministro: nessuno ha detto niente". E cita pure il presidente Sergio Mattarella: "In Italia non hanno limite al mandato i deputati, i senatori, i ministri, i sottosegretari, i viceministri, il presidente del Consiglio, il presidente della Repubblica, che alla fine del nuovo mandato sarà stato presidente della Repubblica per 14 anni. Dunque, non c'è nessun vincolo temporale per nessuno, tranne che per uno".
De Luca scommette che la Consulta gli darà ragione: "Abbiamo la sensazione che finirà come con la legge sull’autonomia che è stata smantellata”. E quindi annuncia "una grande campagna di iniziativa politica. Sfideremo a un dibattito pubblico quelli che hanno assunto la decisione di contestare la nostra legge. Faremo qui e in tutta Italia una battaglia di civiltà e di libertà. Utilizzeremo i mesi che abbiamo davanti per promuovere una grande esperienza democratica nel nostro Paese. Saranno mesi di impegno civile, di battaglia democratica". Dice che può essere considerato uno di quelli che "Ignazio Silone chiamava cristiani assurdi, quelli per i quali il Vangelo non è una scrittura ma una testimonianza di vita". E garantisce: "Ci muoveremo, dunque, da cristiani assurdi e faremo appello, con grande umiltà, ai nostri concittadini di andare avanti e chiederemo loro di essere protagonisti del loro futuro".
Roma, 10 gen (Adnkronos) - "Sono vicino al popolo venezuelano, che sta affrontando una gravissima crisi interna e un'allarmante deriva autoritaria. Auspico che la comunità internazionale possa agire in modo coeso a tutela dei valori democratici e della pace. Un pensiero particolare lo rivolgo agli italo-venezuelani, che rappresentano un ponte prezioso tra culture, e al nostro personale diplomatico". Lo dice il presidente della Camera dei deputati Lorenzo Fontana.