“Sei un cesso corroso! Sei un frocio mafioso! Sei una merda! Sei una checca squallida!”
Queste gentili parole sono state pronunciate il 24 gennaio 2008 a Palazzo Madama dall’allora senatore della Repubblica Nino Strano, che ce l’aveva col suo (si fa per dire) collega, il senatore dell’Udeur Stefano Cusumano, reo di aver votato la fiducia al Governo Prodi.
Governo Prodi che non ce la fece comunque e, quello stesso giorno, cadde. Allora il nostro Strano festeggiò a spumante e mortadella (una “sottile” allusione a Romano Prodi) che trangugiava avidamente spingendola colle mani fin dentro la bocca spalancata per la diretta televisiva. Dopo queste eroiche gesta però si spensero i riflettori sul catanese Nino Strano, ormai orfano di An e triplicemente trombato, a cominciare proprio dalla caduta di Prodi, poi alle politiche del 2008 e infine alle europee dello scorso giugno, in entrambi i casi candidato del cosiddetto Popolo delle Libertà.
Si ricordò di lui, invece, la Giustizia. E nel maggio dello scorso anno l’ex senatore Strano fu condannato in primo grado a due anni e due mesi di reclusione insieme all’allora sindaco di Catania Scapagnini (il medico–guru amico del premier) e altri 5 assessori della giunta: abuso d’ufficio e violazione della legge elettorale per i contributi previdenziali concessi – guarda caso tre giorni prima delle elezioni comunali del 2005 – dal Comune di Catania ai dipendenti per i danni causati dalla cenere dell’eruzione dell’Etna nel 2002.
Insomma Strano ha un curriculum che non lascia indifferenti. Se n’è subito ricordato il Presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo – nelle scorse settimane alle prese con pasti e rimpasti della sua Giunta ballerina e perciò alla ricerca di tipi tosti – che si dev’esser rivisto su You Tube il filmato che mostra Strano in tutta la sua natura (e che il Nostro non è riuscito, finora, a far rimuovere minacciando You Tube e scrivendo una lettera di fuoco ma dall’italiano un po’ incerto all’autrice del Post) prima di chiamarlo nella sua nuova compagine di governo e dandogli naturalmente la delega al Turismo: chissà, almeno saprà come promuovere i prodotti tipici dell’Isola, il salame di Sant’Angelo di Brolo, il cacio ragusano e via – avrà pensato Lombardo.
Ma Strano però, forse per il colesterolo alto, ha abbandonato i salumi per una nuova e più conveniente passione: le coste siciliane. Ché ce n’è ancora qualche tratto sperduto scampato alla solita colata di cemento dell’invincibile lobby dei palazzinari sempre pronti a elargir danari. Così Strano ma vero ecco la sua crociata già divampata: “Voglio incontrare i sindacalisti e le associazioni ambientaliste per ridiscutere l’attuale divieto a costruire entro i 150 metri dalla costa(…) Bisogna capire quali siano le ragioni del vincolo, senza escludere la possibilità di variare questo parametro.” – ha dichiarato qualche giorno fa. Ché dà fastidio il divieto (anche se abbondantemente ignorato) di costruire entro i 150 metri (prima erano 300) dalla costa e bisogna arrivare a una modifica della norma grazie alla quale “sarà possibile ridurre ulteriormente la distanza dal mare, se sarà ritenuto opportuno o, al contrario, a seconda dei casi, aumentarla – chiosa Strano – ma costruire non è sempre negativo, pensiamo al Colosseo” (…).
Strano. Ma vero.