Sono passati alcuni anni da quando l’ultimo sovrano sostanziale di questo Paese, Gianni Agnelli, diceva a proposito del calcio e del suo Moggi: ”Lo stalliere del re deve conoscere i ladri di cavalli”. C’era cinismo, ironia e presa di distanza, il meglio o almeno il classico dell’Avvocato, qualche anno prima che scoppiasse Calciopoli. Ed è passato molto più tempo da quando, in pubblico o in privato, nella forma prudente della scrittura o in quella satirica della conversazione radiofonica (Radiozorro) o prima ancora televisiva (Va’ pensiero), sostenevo questa banale tesi: bravi, formidabili gli Agnelli, cui si permette di imbertare all’estero i guadagni quando le vacche sono grasse e di richiamare la cassa integrazione a spese nostre quando le vacche sono magre.
Mi si è sempre guardato con sospetto. Il Folle, l’Autolesionista, l’Improvvido ecc.
Adesso torno da fuori Italia e mi rileggo meglio la vicenda del miliardo e 400 e rotti milioni di euro spariti all’estero ed evidenziati dal conflitto di eredità di casa Agnelli, vicenda lanciata come spesso dal libero pensiero in libero sito di Roberto D’Agostino, ripresa per forza dalla stampa, e poi tenuta bassa per forza dalla stampa mentre scrivo. E non parliamo di telegiornali e radiogiornali. Se si può si tace, se proprio è impossibile tacere si fa dimenticare in fretta mai contestualizzando fatti e spiegazioni.
L’ideale poi è buttarla in caciara con gli elenchi vari di italiani evasori, specifici e non. Non basterebbe da solo il caso Agnelli per scoperchiare il nostro puzzolente pentolone, dal quale non a caso di recente ma non di recentissimo è uscito il fantino di Troia? Pensare che lui, Silvio, non vedeva l’ora di “evadere dall’ombra di Agnelli” (cfr. I nuovi mostri e prima Crescete & prostituitevi). Forse sapeva tutto, forse sono del ramo entrambi ma quello che al Caimano non andava giù era che lui fosse sputtanato e l’altro adulato.
In realtà tra i due chi esce alla grande dalla situazione è lo stalliere Moggi. Con simili esempi, forse avrebbe potuto far ben peggio. Ma a proposito, esattamente che ha fatto? Chi vuole sapere la vera storia di Calciopoli (cfr. Indagine sul calcio)? Forse verrà da qualche indagine all’estero o dobbiamo aspettare Dagospia? Ma no, che presto ci sarà Il Fatto Quotidiano e allora qualche cosuccia invece di dirla tra amici al bar verrà scritta su quel foglio. Pazientate, pazientate, qualcosa resterà.
Postilla in risposta ad alcuni commenti di questo post (20 agosto, ore 19.30)
1)Viene accusato Antefatto attraverso il mio post di dare notizie superate. Di che si parla, in nome di Dio, di Allah o dell’ex Comitato Centrale? Davvero sfugge che un conto è dare notizie e un altro tenerle insieme, contestualizzarle, disegnare lo sfondo del puzzle di cui ogni pezzo è una notizia che fa diventare notizia allargata il puzzle stesso? Insomma, ragionare.
2)In passato c’è stato chi ha scritto “preferisco Travaglio, Beha non mi piace ecc.”. Benissimo: ma qual è il punto?Trattarci da gusti per gelato, non articolare giudizi, impressioni, critiche, scriverne come se si dicesse “ti piace più la gianduia o il limone?ecc.”Questa submitologia nei confronti di chiunque mi fa leggermente inorridire, ovviamente anche se si trattasse del mio caso e non mi pare che sia così, visto che faccio l’impossibile per discutermi e farmi discutere. Vedete, se “Il Fatto” è un nuovo giornale, ha bisogno anche di “nuovi lettori”, come in pubblico mi capitò di ricordare con Padellaro e Flores D’Arcais.Voglio dire che va cambiata un po’ tutta la mentalità, se no il gioco dura poco o diventa il solito gioco.
3)Infine c’è anche chi mi accusa di fare post-marchette su me stesso. Ebbene sì, se si considera un post-marchetta ricordare quello che vado dicendo e scrivendo dove posso da un quarto di secolo, quando erano davvero tutti o quasi in livrea di fronte all’Avvocato, faccio volentieri quest’auto-marchetta: per me significa contribuire alla memoria di giovani e vecchi. Mentre oggi e ieri almeno qualcuno riesce con successo a sputtanare Berlusconi (il termine mi è uscito da solo) e qualcun altro, quasi nessuno di questi, a focalizzare D’Alema e soci (il termine non mi è uscito da solo). Basta così? No.
4)Il diritto a non capire equivale a quello a capire, quindi tutto bene.