L’Antefatto ha pubblicato due articoli significativi: il 14 agosto Vincenzo Iurillo ci ha raccontato la storia di “Luigi Cesaro … Il neo presidente della Provincia di Napoli e la sua giunta (che) hanno emanato una delibera…con la quale …ha(nno) disposto una variazione della relazione previsionale triennale 2009-11 per 343mila euro, e una variazione del bilancio di previsione 2009 per 287mila euro. Fondi che andranno a rimpinguare il capitolo per le assunzioni di “collaboratori esterni per gli uffici alle dirette dipendenze degli organi politici”, ovvero gli staffisti del presidente e dei dodici assessori, nonché per “la nomina di dirigenti con contratto a tempo determinato” e per “l’attivazione del comando di personale di qualifica dirigenziale”.
Il 18 agosto sempre Vincenzo Iurillo racconta di Nisida Futuro Ragazzi, “progetto nato nel 1995 da un’intesa tra il Comune di Napoli e il Ministero di Giustizia, che in circa quindici anni ha salvato dalla strada e dalle lusinghe della camorra circa quattrocento minori a rischio, avviandoli alle professioni di cuoco, scenotecnico, esperto di ceramiche, fotografo, guida naturalistica. Ma … dal 2007 … il Comune di Napoli non eroga i finanziamenti”. Il capitolo è prosciugato. Sulla carta delle delibere comunali ci sarebbero circa 147mila euro. Stanziati in parte dalla Regione in virtù di un’apposita legge, ma fermi e non materialmente accreditati. Ebbene sì. Nella Campania famosa per aver disperso milioni … non si riescono a raggranellare quei 147mila euro ..
Leggere queste storie nello stesso contesto, come è capitato a me (pomeriggio di vacanza dedicato all’Antefatto), provoca reazioni di profondo disgusto. Siccome poi ho un passato da cui sono inevitabilmente condizionato (ho fatto per 41 anni il magistrato e per 30 il pubblico ministero), la reazione successiva è stata: “Io li denuncio. Abuso di ufficio, articolo 323 del codice penale. Questo provvedimento non può avere altro scopo, come giustamente dice Iurillo, se non quello di “soddisfare qualche grande elettore di Cesaro e della sua composita coalizione” finanziando l’assunzione di “un’infornata di gente da scegliere e imbarcare tramite decreti, senza selezione e senza concorso”.
Poi naturalmente ci ho ripensato e mi sono ricordato.
Il problema è che, come qualsiasi cittadino normale può capire, un parlamentare, un consigliere regionale, provinciale, comunale, un presidente di regione o di provincia, un sindaco, insomma qualsiasi uomo politico che ha facoltà, a vari livelli, di emanare norme aventi forza di legge, deve farlo per un interesse di natura generale. Se invece sfrutta la sua posizione e le prerogative che la sua carica gli attribuisce per fare gli interessi suoi e dei suoi amici, allora commette un reato. Si chiama, si chiamava, questo reato, “interesse privato in atti d’ufficio” e lo prevedeva l’articolo 324 del codice penale: il pubblico ufficiale, che… prende un interesse privato in qualsiasi atto della pubblica amministrazione presso la quale esercita il proprio ufficio, è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni e con la multa da lire duecentomila a quattro milioni.
Qualche dubbio, se un presidente di provincia e la sua giunta emanano una legge volta ad assumere personale nelle condizioni e con gli scopi bene descritti da Iurillo, sul fatto che questa gente stia pensando all’interesse di amici e partito e non a quello dell’ente amministrato forse è lecito. Qualche dubbio che “due staffisti full-time per assessore, che possono diventare tre (o quattro) frazionando un contratto a tempo pieno in due contratti part time, e sei staffisti per il presidente” siano del tutto sovradimensionati per un ente che tutti (ma proprio tutti) da anni sostengono sia completamente inutile e maturo per l’abolizione, oggi, al massimo domani (si ma adesso ci sono le elezioni, facciamo dopodomani) pare ragionevole. Tanto più dopo la lodevole iniziativa della precedente giunta provinciale, di colore diverso ma probabilmente animata dalle stesse esigenze elettorali che, qualche mese prima delle elezioni “aveva deciso di sforbiciare un po’. Lasciando risorse per un solo staffista per assessore, aumentabili a due in caso di contratti part-time.” Come ho detto, non c’è da gridare al miracolo, la propaganda politica viene alimentata in vari modi; ma insomma, almeno questa sforbiciata andava nella direzione giusta.
Ma se l’assunzione di tutta questa gente non risponde ad un interesse pubblico e se (basta aspettare e vedere) gli assunti saranno i soliti clientes senza arte né parte, non ci vorrebbe molto per ritenere integrata la fattispecie normativa (come si dice in gergo giuridico): un atto della pubblica amministrazione (la norma che prevede l’assunzione degli staffisti) adottato per un interesse privato proprio e di terzi (l’assunzione di persone amiche che porteranno voti al partito) con pari danno dell’ente cui appartengono i pubblici ufficiali che hanno emanato l’atto (presidente e componenti della giunta). E dunque si potrebbe aprire un’indagine volta a verificare la fondatezza dell’ipotesi criminosa (altra espressione di gergo). E se, magari, la Procura della Repubblica di Napoli non legge l’Antefatto, niente paura, ho pensato, una copia di questo articolo gliela mando io.
Ma, come ho detto, ci ho ripensato subito.
Perché questo reato non esiste più: l’hanno abolito fin dal 1990, quando stava cominciando Mani Pulite (eh, eh). L’articolo 324 del codice penale non c’è: al suo posto si legge: Art. 324, abrogato dall’art. 20 della Legge 26 aprile 1990, n. 86.
E allora i pubblici ufficiali possono fare quello che vogliono? Beh, teoricamente no, ma in pratica si. Adesso c’è l’articolo 323 che punisce il cosiddetto abuso di ufficio: “Salvo che il fatto non costituisca un più grave reato, il pubblico ufficiale … che, nello svolgimento delle funzioni …, in violazione di norme di legge o di regolamento, ovvero omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto o negli altri casi prescritti, intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni.”
Sembra uguale alla vecchia norma, non è vero? E invece no perché c’è un inciso furbissimo: “in violazione di norme di legge o di regolamento”. Pensateci bene: se un presidente di provincia e la sua giunta emanano un provvedimento di carattere generale e nell’ambito delle loro competenze, quale norma di legge, quale regolamento hanno violato? E, d’altra parte, se un governo presieduto da un presidente del consiglio che possiede un impero televisivo emana una legge che penalizza un altro impero televisivo suo concorrente (l’aumento dell’IVA a carico di SKY), quale norma di legge o regolamento è stata violata? Si tratta di legge dello Stato emanata rispettando le norme costituzionali previste. E, per la verità, di situazioni come questa ce ne stiamo beccando parecchie all’anno da almeno 15 anni. E in tutti questi casi l’articolo 323 del codice penale non è stato applicato; ma con ragione perché proprio non è applicabile.
Si, ma, in questo modo chi è al potere può fare impunemente i suoi interessi …Eh, appunto. Non a caso si chiama conflitto di interessi. E per essere sicuri di gestirselo in santa pace (le vicende petroli e Lockheed, quando i politici vennero processati per aver fatto leggi che avvantaggiavano i petrolieri e la società che vendeva gli aerei all’Italia, hanno insegnato) la classe politica, tutta d’accordo (basta andarsi a guardare i resoconti parlamentari), ha modificato il codice penale. Adesso, quando il politico emana una legge che non è proprio dettata dall’interesse della cosa pubblica non possiamo che stare a guardare e protestare; come alcuni stanno facendo da qualche anno … Ma pare che non serva a molto.
Un’ultima chicca. C’è un’altra differenza tra il vecchio articolo 324 (quello abrogato) e il nuovo articolo 323 (quello destinato ad assicurare l’impunità alla classe dirigente): il primo era punito con la reclusione fino a 5 anni, il secondo prevede una pena non superiore a 3 anni. Voi pensate che si sono garantiti la possibilità di stare in galera il meno possibile se, hai visto mai, nonostante tutto, vengono acchiappati? Macché, si sono garantiti che nessuno sappia quali porcherie ci sono dietro le leggi e i provvedimenti che emanano. Perché, ma guarda che combinazione, per fare le intercettazioni telefoniche ci va una pena non inferiore a 5 anni; e il nuovo reato arriva a 3 …