La Rai rifiuta di mandare in onda il trailer di Videocracy perché “è un film che critica il governo”. Nella lettera con cui la tv di Stato (in perfetto accordo, ci mancherebbe altro, con Mediaset) si prostra ai voleri del suo vero padrone Berlusconi (il film racconta l’ascesa della Silviotelevisione tra veline, letteronze e tronisti) si dice (traduciamo) che poiché il pluralismo alla Rai è sacro, se nello spot di un film si ravvisa una critica a una parte politica occorre subito bilanciare con il messaggio di un film di segno opposto. Raramente l’intelligenza di avvocati e dirigenti si era a tal punto prostituita al ridicolo pur di salvarsi la poltrona.
Forza Garimberti
Però, forse, non tutto è perduto. Abbiamo fatto un sogno. Incredulo anch’egli davanti a tanta bassezza il presidente (di garanzia) della Rai Paolo Garimberti sospende la sua consueta partita di tennis e dirama un comunicato di ferma riprovazione per il rifiuto dello spot di Videocracy. Proprio perché la Rai è un servizio pubblico, egli afferma, non può esercitare censure sulla promozione di film e altri spettacoli che non violino il codice penale o il codice etico dell’azienda. Meno che mai, aggiunge, se questo tipo di censura assume caratteri odiosi per un evidente tentativo di compiacere un qualsisi potente, fosse anche il presidente del Consiglio. Questo nel nostro sogno Garimberti, presidente di garanzia della Rai, afferma con linguaggio forte e con accenti di grande dignità, come del resto si addice al ruolo che ricopre. Tra un set e l’altro.