Sono in treno, niente di che, un eurostar e non certo una di quelle “bombe” nuove e velocissime di Montezemolo e Della Valle che faranno piangere i pendolari sfigati, secondo le migliori regole del fortunato Paese toccatoci in sorte. Sono in treno, e attorno a me tutti hanno un telefono mobile, o cellulare, quasi tutti lo usano senza troppi riguardi, alcuni parlano interrottamente inveendo contro le gallerie, questo nemico dell’uomo cellularico. L’Istat ci ha appena detto che mentre vanno indietro i consumi di libri e giornali (ma và?!), continua a salire la voce “telefonini”. Nel rapporto popolazione-cellulari siamo proporzionalmente al primo posto nel mondo anche senza scherzare sull’omonimia degli altri cellulari (veicoli temo troppo poco pieni di lorsignori) e sulla legalità in frammenti nell’Italia contemporanea. Ma perché? E che cosa c’è dietro, davanti, di sopra, di sotto? Non funzionano i telefoni fissi, o non funziona qualche cosa d’altro in noi? E’ vero, non siamo i soli.
Pesco da un fenomeno della letteratura contemporanea, Philiph Roth (“Il fantasma esce di scena”, prima uscita 2007):
“…Ovunque andassi, qualcuno mi veniva incontro parlando al telefono e qualcuno mi seguiva parlando al telefono. Quando presi un taxi, l’autista era al telefono. Per uno che spesso passava molti giorni di seguito senza parlare con qualcuno, fui costretto a domandarmi cos’era crollato nella gente, di ciò che prima la teneva insieme, per rendere l’incessante chiacchiericcio telefonico preferibile a una passeggiata sotto la sorveglianza di nessuno, a un momento di solitudine che permetteva di assimilare le strade attraverso i propri sensi corporei e di pensare la miriade di pensieri che ispirano le attività di una città. Per me, faceva sembrare comiche le strade e ridicole le persone. Eppure sembrava anche un’autentica tragedia. Sradicare l’esperienza della separazione doveva avere inevitabilmente un effetto drammatico. Quali saranno le conseguenze? Tu sai che puoi raggiungere l’altra persona in ogni momento, e se non puoi diventi impaziente, impaziente e irritato come un piccolo, stupido dio. Sapevo bene che il silenzio di fondo era stato abolito da un pezzo nei ristoranti, negli ascensori e nei campi da baseball, ma che l’immensa solitudine degli esseri umani dovesse produrre questo sconfinato desiderio di essere ascoltati, unito al disinteresse per chi ascolta le tue conversazioni…be’, essendo io vissuto largamente nell’era delle cabine telefoniche, le cui solide porte a fisarmonica potevano essere ermeticamente chiuse, rimasi colpito dalla cospicuità di tutto questo e mi sorpresi a nutrire l’idea per un racconto in cui Manhattan diventava una sinistra collettività dove tutti spiano tutti gli altri, tutti sono controllati dalla persona all’altro capo della linea, anche se, nel telefonarsi senza posa da ogni parte,all’aria aperta, chi telefona crede di godere della massima libertà…”.
Ma non mi consola, che il Nostro superbo scrittore sia americano, perché Roma è senz’altro anche peggio di New York. Eppure tutto sembra così normale, solo un problema di mercato per le aziende di telefonia, magari per i raggiri compiuti dagli ex monopolisti in combutta con la politica (con Berlusca, con D’Alema, con me?), l’inquinamento elettromagnetico, le truffe nei confronti dei consumatori che peraltro dunque consumano sempre di più, almeno in questo campo. E’ un fatto economico, ecologico, culturale, sociologico, politico? E’ semplicemente un fatto per Il Fatto o l’Antefatto? E ne staranno discutendo furiosamente a Genova il PD e a Rimini CL? Boooh…!
P.S. All’apparenza un post scriptum che non c’entra con i cellulari, ma invece c’entra: nella fricassea italiana tutto c’entra con tutto. Faccio in tempo a sentire alla radio l’ex capitano di vascello di Fini, Gasparri, che rispondendo all’intervento del superlaico Presidente della Camera sul testamento biologico, modello “ma guarda ben che ti dico!”, esclama:
”Bisogna garantire il diritto all’idratazione e all’alimentazione dei malati terminali”. Perfetto. Invece i disgraziati dell’esodo mediterraneo vanno lasciati rigorosamente crepare in mare. Sono clandestini, mica “malati terminali in regola”. Ma perché Gasparri non prova l’ebbrezza di andare per mare da solo magari in regata transoceanica? Lasciatelo a me…