“E’ un valore aggiunto, anzi, ‘il’ valore aggiunto” dice l’europarlamentare Pd ed ex assessore regionale all’Agricoltura, Andrea Cozzolino. “E’ uno degli uomini politici di maggiore spessore in Campania” afferma il vice sindaco di Napoli, Tino Santangelo. “Fra due anni potrebbe levarsi un appello in suo favore, del tipo salvaci tu”, ipotizza l’ex segretario napoletano dei Ds, Diego Belliazzi. Chi è il fuoriclasse che, secondo Cozzolino, Santangelo e Belliazzi, avrebbe le carte in regola per candidarsi alla guida del Comune di Napoli per il dopo Iervolino e salvare il Pd e il centrosinistra partenopeo dal baratro? La risposta è Antonio Bassolino. Chi? Antonio Bassolino. Per caso è un omonimo del rinviato a giudizio per truffa aggravata ai danni dello Stato per il disastro spazzatura, la più grave catastrofe sanitaria dai tempi del colera? E’ un omonimo del governatore della Campania che ha gestito circa 13 miliardi di fondi europei, risorse che hanno prodotto un indice di occupazione locale inferiore a quello del 1994? E’ un omonimo del commissario straordinario dell’emergenza rifiuti condannato in primo grado dalla Corte dei conti a risarcire tre milioni e 300mila euro per gli sprechi del carrozzone ‘Pan’? E’ un omonimo del governatore che promise a Veltroni che si sarebbe fatto da parte una volta usciti dalla fase acuta della crisi-monnezza?
No, non è un omonimo. E’ proprio lui. Ha 63 anni, è stato dirigente del Pci, ministro del Lavoro con D’Alema, due volte sindaco di Napoli dal 1993 al 2000 e due volte presidente della Campania dal 2000 ad oggi. Il mandato di Palazzo Santa Lucia scadrà nella primavera del 2010, ma non pare intenzionato a ritirarsi a vita privata. E per blindarsi in Regione ha trascorso gli ultimi mesi a nominare in giunta, nella sanità e in ruoli chiave di palazzo numerosi fedelissimi napoletani – e solo napoletani – a lui vicini dal 1993. L’anno in cui avvenne un cambiamento nella Napoli della Banda dei Quattro, stritolata dalla voracità tangentista dei boss della Prima Repubblica. Grazie a Bassolino in fascia tricolore, infatti, prese il via una stagione bella e breve, forse sopravvalutata, ma che ha avuto il merito di recuperare l’orgoglio di appartenere alla città del Vesuvio, un orgoglio smarrito negli anni successivi, seppellito sotto montagne di sacchetti neri.
Con la recente mitragliata di incarichi Bassolino ha recuperato affianco a sé alcuni dei protagonisti del ‘Rinascimento Napoletano’. Si è così arroccato nel passato per assicurarsi un futuro. Obiettivi a breve termine: finire il mandato in scioltezza e far decollare la sua fondazione, Sudd, con la quale dialogare coi governatori del mezzogiorno e con D’Alema. Poi, chissà. Nel frattempo, ha costretto al silenzio gli antibassoliniani. Il cui campione, Luigi Nicolais, è stato bastonato a sangue alle elezioni provinciali di Napoli dal pidiellino Luigi Cesaro. Nelle stesse ore in cui il bassoliniano doc Andrea Cozzolino veniva eletto trionfalmente a Strasburgo. “Alle politiche 2008 e alle recenti provinciali è stata sconfitta un’idea del ruolo del Pd, quella per cui più si stava lontani da Bassolino meglio era – commenta il neo assessore regionale Gianfranco Nappi, più bassoliniano di Bassolino – una linea nazionale che è stata interpretata da Veltroni e Nicolais, persone che stimo molto, ma è pur vero però che è successo quel che è successo….”. Insomma, se fino a ieri Bassolino era indicato come la malattia del Pd, oggi qualcuno lo vorrebbe prescrivere come medicina.
Il pezzo di Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera, che ha rilanciato i boatos sul ritorno di Bassolino a Palazzo San Giacomo, ha dato il via a un dibattito sulla stampa locale a tratti surreale, dove la memoria di quel che è accaduto annega in un mare di chiacchiere. Si comprende comunque che la nuova forza del Governatore deriva dall’impressionante carenza di autorevolezza dei suoi rivali interni, in un partito inchiodato in eterno allo scontro tra pro e contro Bassolino. E proviene anche dalla collezione di sconfitte dei democrat campani. Che in un solo colpo hanno perso le province di Napoli, Salerno e Avellino. Ma nel solo capoluogo partenopeo, ultimo baluardo bassoliniano, il Pd ha tenuto e si è mantenuto a una breve incollatura dal Pdl. E Bassolino ogni tanto ricorda di aver sempre condotto il centrosinistra alla vittoria. Ma forse ha ragione il sindaco di Ercolano Nino Daniele: “Se si candidasse ancora, sarebbe la dimostrazione che nel corso del suo lungo ciclo non ha costruito una nuova classe dirigente”.
Bassolino è ancora un leader. Però impera tra le macerie di una città e di una regione in crisi, piene di politici deboli e inconcludenti, nel centrosinistra come nel centrodestra. In un paese normale, dove si viene giudicati per i risultati, sarebbe stato costretto da tempo a fare un passo indietro.