A di Accredito.
Alla 66^ Mostra del Cinema di Venezia è tutto. Senza di lui non esisti. Si potrebbe pensare che sia solo un pass plastificato, come quelli che si nascondono sempre in ambito lavorativo, ma invece qui servono non solo per accedere alle sale, agli eventi, ai luoghi del Festival, ma principalmente per dire “Yes, I have”. Bisogna mostrarlo con orgoglio, farlo dondolare al collo con disinvoltura per far capire agli altri che sei uno di quelli che ci sta dentro. Per non parlare del colore: se ce l’hai giallo, sei un sfigato di quelli che entrano sempre per ultimi, se ce l’hai blu Industry potresti essere tutto o nulla, se ce l’hai blu Periodicals ti atteggi da inviato Rai anche se scrivi solo sul tuo blog, se ce l’hai rosso Daily, ok hai vinto, entri prima di tutti e per entrare in sala non cammini: sfili!

B di Buffet.
Le zone più affollate del Festival. Se vedete un mucchio di gente riunita, non stanno facendo un sit-in per i tagli al FUS, ma è sintomo inequivocabile della presenza di un buffet, ovviamente gratis. Ho visto giornaliste vecchiette e pallide correre a perdifiato per addentare un pezzo di Grana Padano nello spazio Loreal, ho visto uomini in cravatta mettere in bocca contemporaneamente tre fichi, una fetta di bresaola, due voulevant e un tappo di sughero. Il migliore? Si dice quelli dell’Hotel Des Bains, e io confermo. Ma ci vuole l’invito!

C di Canalis.
Non c’è persona al Festival che non se lo chiede (anche quei giornalisti-puzza sotto il naso-io non faccio gossip): Clooney arriverà con la Canalis? E la risposta è sempre la stessa: “Ma vuoi che la Canalis si perda un’occasione del genere?”. Sta di fatto che se verrà le copertine del giorno dopo saranno tutte per lei. Sandro Mayer e Candida Morvillo ringraziano.

D di Dress Code.
Ma come ti sei vestito? Guarda che così non ti fanno entrare. E’ sensazionale quanto l’eleganza a Venezia conta quasi più dell’invito. Ho visto gente farsi strada, varcare ingressi, strappare numeri di telefono solo per un abito giusto al posto giusto. Non vorrete mica entrare al QuintEssentially con una misera polo? O andare alla festa sullo yatch di Alberta Ferretti con le scarpe da ginnastica! L’abito qui non fa il monaco, fa almeno il cardinale.

E di Excelsior.
Meta di paparazzi e di ragazzine a caccia di autografi, è l’albergo che accoglie tutti i grandi eventi della Mostra. Trovate di tutto, materiale stampa e gadget a fiumi, star che vagano in infradito, stand gremiti di gente (e dunque c’è buffet!) e conferenze e incontri ogni due per tre. La scena più bella? Rondi che dorme sulle sedie futuriste dello spazio Cinecittà Luce. La scena più brutta? Pagare un Martini Dry e una ciotola di Olive anni ’80.

F di File.
Sono ovunque e sono interminabili. Per ritirare l’accredito, per entrare in sala, per mangiare, per bere, per accedere in Sala Stampa e pure per fare acqua! La fila più lunga? Si vocifera quella per vedere Videocrazy. Ma forse superata da quella per l’ingresso all’anteprima di Up. Per non parlare dei saltafila, persone dotate di senso dell’umorismo che mentre parlano al telefono si fanno spazio tra la coda per l’ingresso anticipato e continuano a dirti “scusi, sono in ritardo”. Noi invece che siamo? In anticipo?

G di Giornalisti.
Tanti. Forse troppi. In sala applaudono, fuori dicono che il film era terribile. Hanno un pc per scrivere le recensioni, ma poi stanno tutti a chattare su Facebook. Quelli giapponesi stanno sempre accanto al frigo dell’acqua minerale gratis (cercheremo di capire al più presto il perché), quelli italiani sempre al telefono.

H di Hilton.
Come Paris, ovvio! Ma non dovevamo evitare di parlare di gossip? E’ quasi impossibile farlo, se la figlia del signor albergo di lusso fa impazzire la folla di pubblico del Lido con la sua passerella (sul red carpet, maliziosi!). Si trucca davanti ai fotografi prima di entrare in sala, ha un bodyguard che solo a vederlo ti passa la voglia di avvicinarti. La sera è all’Hotel Des Bains a mangiare polenta e gamberetti e anche lei fa la fila per bagnarsi le labbra con Moët & Chandon.

I di Imbucati.
Ci sono sempre e sono i più temuti dalle cene di gala e dalle feste ad invito. Usano tecniche infallibili, e riescono ad entrare ovunque. Vestiti di tutto punto, conoscenze in ogni dove e faccia tosta versione avanzata. Ho sentito due ragazzi all’ingresso ad una cena iper-riservata con tanto di buttafuori e door-selector dire “Siamo i registi del film” (peccato che il film era Pepperminta e la regista è donna!). Vorremmo sapere se poi Alba Parietti è riuscita ad “imbucarsi” all’anteprima di Bad Lieutenant (il film di Herzog). Noi l’abbiamo vista senza ticket e pronta a lanciare la frase ad effetto “Lei non sa chi sono io”. Alba, succede a tutti. Take it easy.

L di Leoni.
Ce ne aspettavamo 66 in bella mostra sul Red Carpet. E invece quest’anno non ci sono. Eppure stavano così bene tutti in fila. Facevano arredamento. Stiamo preparando una petizione da far firmare per il ritorno dei leoni. Ma soprattutto vorremmo sapere il resto dell’anno questi poveri leoni dove li mettono? In gabbia?

M di Muller
Direttore artistico della Mostra da ormai sei anni, durante il festival è ovunque. Pensiamo abbia dei sosia, assoldati per l’evento. Sempre di nero vestito, è l’anima pulsante del festival. Ha puntato sul cinema italiano, moltissimo quest’anno. E ha fatto bene.

N di NightLife.
Il Lido di Venezia di notte si accende di mille eventi, feste e serate mondane. Fino ad oggi vince su tutte la festa per l’anteprima del film Dieci Inverni. Location: il Blue Moon, Dj sospeso in alto su di una piattaforma, piedi nudi sulla sabbia e via a sorsi di Daiquiri Frozen. Si balla tutta la notte fino all’alba. Si gira da locale a locale, si cerca la festa più cool, la più trasgressiva, la meno blindata. Delle volte si gira a vuoto saltando da un posto all’altro, e poi ti ritrovi con una birra seduto sul marciapiede con una ragazza appena conosciuta, e ti senti un dio.

O di Ombre.
Quest’anno a Venezia sono Rosse. Ombre rosse è infatti l’ultimo film di Citto Maselli che parla di una sinistra di ieri, di oggi e di sempre. “Gli uomini furono, erano, sono stati, sono e saranno sempre gli stessi” dice il sociologo Franco Ferrarotti, e questo film sembra ribadirlo sia nella finzione che nella verità.

P di Prezzi.
Crisi o crasi? Questo è il problema. La crisi ha colpito anche il Festival, anche se noi il calo di presenze non l’abbiamo visto. La crisi ha alleggerito i prezzi della Mostra, anche se noi questa camera a 40 euro a notte dobbiamo ancora trovarla. E la crasi? Nove persone in un bilocale: 1800 euro, prezzo 10 giorni uso servizi incluso. Se non è crasi questa, allora è crisi.

Q di Queer Lion Award.
Quest’anno è giunto alla terza edizione ed è un premio riservato ai film in concorso e non che trattano tematiche LGBT. Diversi fra i diversi film, quest’anno partecipano al premio, fra gli altri, L’amore e Basta di Stefano Consiglio (documentario su nove coppie omosessuali), A Single Man di Tom Ford, Choi voi di Thac Chuyen Bui (film vietnamita), Gordos di Daniel Sàanchez Arévalo e Il compleanno di Marco Filiberti.

R di Red Carpet.
Imperdibile per i più fan-victim. E’ la passerella, letteralmente il “tappeto rosso” dove fanno lo “struscio” (da strusciare) i vip. Arrivano a bordo di macchine lussuose (anche se per soli 100 metri, distanza tra l’Excelsior e il red carpet), su tacchi stratosferici le donne, in rigoroso smoking gli uomini. Ma la cosa divertente è che i veri “potenti del cinema” il pubblico non li conosce, quindi passano di lì e nessuno grida, scalpita, fotografa, trepida. Mentre poi ti passa una subrette qualunque, uscita illesa dall’Isola dei Famosi e tòh la gente in delirio, estasi pura, autografi e scatti impazziti. Dove siamo finiti? Al tappeto.

S di Sesso.
Perché negarlo? C’è chi viene a Venezia (città dell’amore tout court) anche per sentire l’ebbrezza di un po’ di sana passione fisica. Le belle donne non mancano di certo, uomini affascinanti, ricchi e potenti nemmeno. E già nel ’65 Pasolini ne aveva fatto ricerca nel suo Comizi d’amore, nell’episodio Comizi al lido o il sesso come successo. Quel che è successo è successo, oggi per fare successo anche il sesso sul-cesso può farsi spesso: tutto è ammesso per fare progresso.

T di Televisione.
La convergenza dei media è sempre in agguato. Qui si mischia cinema e tv, come se fossero chip and fish. Solo che la figura del pesce (lesso) la fa sempre il cinema, annebbiato alle volte dalla patata sempre in bella vista dell’ultima velina di turno. Niente contro le veline, che Dio le benedica se pagano le tasse. Ma perché per far scrivere i giornali abbiamo sempre bisogno dei volti quasi-noti della tv anche in un festival di cinema? Ha detto bene Aldo Grasso: invece che la passerella di Venezia66 sembravano i Telegatti.

U di Urla dei fotografi.
Non so se sia una tradizione veneziana o tipica dei fotografi italiani. Certo è che durante i photocall (per i profani dell’ambiente con questa parola ci si riferisce al momento in cui le star si fanno allegramente fotografare prima o dopo la conferenza stampa) i fotografi urlano come degli assatanati. Se non senti non credi. Avete presente quando dovete farvi fare una foto e ci sono due macchine fotografiche e voi dite la classica frase “dove guardo?”. Ecco i fotografi con queste grida sguaiate prevengono questa domanda cercando di attirare l’attenzione. Cosa urlano? I loro nomi, nei casi più normali, e apprezzamenti gradevoli, nei casi più interessanti. Io ho sentito gridare “bella gnocca” e si è girato Michael Moore.

V di Vestiti.
Qui alla Mostra se vesti Armani sei uno da Standa. Ho sentito questa freddura l’altro ieri, detta da un uomo sulla quarantina già con il lifting. Vestirsi bene quest’anno è un obbligo. Sarà che c’è il film di Tom Ford in concorso, sarà che erano attesi Dolce & Gabbana per l’anteprima di Baarìa o, con più certezza, sarà la presenza dello Style Star Lounge, dove vengono ogni giorno presentati cortometraggi sulla moda. Tra i corti presentati, Les Noces de papier di Edoardo Winspeare, Fitting Room Follies di Karl Lagerfeld e La Scarpa di Andrea Rovetta.

Z di Zainetto.
Cosa mi porto a Venezia? Kit di sopravvivenza per districarsi tra le giornate della Mostra: accredito e porta accredito (i più esigenti cambiano quello di default, quest’anno verde), programma e penna per segnare cosa/dove/quando vedere, occhiali da sole (anche se piove, fa figo), macchina fotografica acchiappavip, telefono cellulare senza suoneria, blocchetto segna autografi, bigliettino da visita personalizzato da dare anche al cameriere del chiosco-bar, sigaretta e accendino da conquista (hai d’accendere?), sgabellino portatile per appostamento red carpet e una bicicletta. Quest’ultima non so se vi entrerà nello zainetto.

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