Nel diritto internazionale non c’è la clausola dei contratti privati che dice: la parte che intende rompere il contratto dovrà comunicarlo con tre mesi (o sei, o nove) di anticipo, salvo il pagamento di una penale.
Nel diritto internazionale la dichiarazione di secessione, o di intento di secessione è un atto di spregio e violenza della parte secessionista contro la parte che – con la secessione – si vuole punire e amputare.
Il caso più clamoroso in Europa è quello dei Baschi, in guerra con la Spagna. Ora immaginate che il ministro dell’Interno di Zapatero sia un esponente del movimento secessionista basco. Risponderete che è inutile immaginarlo. E’ impossibile.
Vero. Ma il ministro dell’Interno italiano, Roberto Maroni, quello dei respingimenti in mare condannati da Europa, Nazioni Unite, Vaticano e istituzioni umanitarie di tutto il mondo (perché “respingimento” vuol dire condanna a morte o in mare o in Libia) ha trascorso il fine settimana 12-13 settembre 2009 in solenni celebrazioni misteriose e pagane della setta-partito a cui appartiene, detta Lega Nord. E insieme a Bossi, suo capo supremo, agli altri dirigenti della sua setta-partito e migliaia di militanti ha proclamato: “La Padania sarà uno stato libero e sovrano”. Ha concluso il suo discorso alla folla di ministro degli Interni italiano con il grido “Padania libera!”.
Cerchiamo di capire il senso di queste parole che dovunque sarebbero gravissime, provocherebbero una vigorosa risposta delle Istituzioni e che, in Italia, hanno fatto il titolo di un solo quotidiano e nessuna “apertura” dei Tg.
Di una cosa occorre dare atto: i capi della setta-partito Lega Nord, dopo avere versato l’acqua del loro strano battesimo sulla testa di sfortunati bambini presenti sono andati alla tipografia del loro giornale, hanno composto una prima pagina-manifesto con la scritta in grande “ La Padania sarà uno stato libero e sovrano”. Hanno iniziato, nello stesso manifesto, il proclama di Bossi dove dice: “La Padania sarà libera con le buone o con le cattive”.
Qualcuno insisterà nel considerare la dichiarata intenzione di secessione di una parte della Repubblica italiana come “colore”, perché non si sa cosa sia la Padania. Per esempio nessuno saprebbe dire come mettere insieme Venezia e la Valle d’Aosta in un unico fronte di resistenza.
Eppure non può essere “colore”, nonostante la ridicola qualità politica delle argomentazioni di Bossi e dei suoi fedeli. La Lega è il partito della paura e sulla paura, con coerenza ma anche con crudeltà e totale mancanza di scrupoli, governa e raccoglie voti. Si può anche avere una stima molto bassa della setta-partito Lega Nord, ma sarebbe un errore gravissimo fingere di sottovalutarla pur di non dover affrontare la non tollerabile sfida alla Repubblica italiana.
Pensate al successo sinora raggiunto dalla più strana organizzazione politica d’Europa, una totale assenza di storia e cultura e piccole invenzioni da fiera di Paese, come l’acqua del Po, una claustrofobia da psichiatra e una xenofobia più da pronto soccorso (tipo attacchi di panico) che da progetto politico. Ma ricordate il paradosso. Bossi, il leader che lancia il grido di guerra della “Padania libera con le buone o con le cattive” è ministro delle Riforme di un Paese che gli è estraneo, da cui intende separarsi. E intanto è insediato da potente ministro nella capitale che lui chiama “ladrona”.
Il ministro dell’ Interno della Repubblica italiana, come in uno strano “Codice da Vinci”, è uno dei capi del secessionismo. Ma è anche capo di tutte le polizie del Paese contro cui, se necessario, intende battersi “con le buone o con le cattive”.
Di lui dice il suo capo: “E’ bravo perché ha fermato l’arrivo di milioni di immigrati sbandati. Molti non arrivano neppure a casa nostra: sprofondano nell’oscurità del mare. Occorrevano persone forti, che avessero il coraggio di affrontare quello che stava avvenendo. Maroni lo ha fatto”.
La celebrazione è bugiarda. Non ci sono “milioni e milioni” ma solo migliaia di “immigrati sbandati”. Però è vero che da quando il ministro secessionista si è piazzato al centro della Repubblica nemica dalla quale annuncia di doversi separare, costi quello che costi, in mare gli “immigrati sbandati” muoiono molto di più che in passato. Prendeteli sul serio. La strategia è ben pensata, purtroppo con la collaborazione di un vasto silenzio mediatico, politico, culturale.
Quando vieni a sapere che gli “immigrati sbandati” sono milioni, corri a rifugiarti presso chi li combatte, la Lega. La Lega diventa forte. Ed ecco come rilancia il suo vero programma, che è di spaccare l’Italia. Umberto Bossi, leader, ministro-chiave, alleato indispensabile della maggioranza di governo: “Chi non accetta questa realtà e ci fa la guerra, alla fine pagherà. Perché alla fine i popoli vincono anche in battaglia. La nostra gente non si spaventa. Se la battaglia è giusta, la battaglia per la libertà, non abbiamo nessuna paura. Noi non abbiamo fatto la Lega per vincere qualche elezione. Ma per molto di più: per la libertà della Padania, libertà a tutti i costi”.
I costi sono alti, e alle Istituzioni della Repubblica dovrebbero apparire intollerabili. La parola-codice “libertà” infatti copre il senso vero, e del resto esplicito, che è “indipendenza”, termine che è stato a lungo nella vera denominazione della setta-partito: “ Lega Nord per l’indipendenza della Padania”. Chiaro che una invocazione di libertà da parte di leader politici che controllano il governo italiano sarebbe priva di senso se non volesse dire “ rottura”. Se il silenzio delle Istituzioni dovesse seguire a un proclama come questo, provocherebbe nel resto degli italiani un profondo, doloroso senso di solitudine e di abbandono.