L’inchiesta c’è ma sarà archiviata. E’ questa la risposta surreale data dal ministro della Giustizia Angelino Alfano alla pubblicazione da parte de “Il Fatto Quotidiano” dello scoop sull’indagine a suo carico per “abuso di ufficio”. Come nel caso di Letta si parla di “atto dovuto”, o di “ragioni procedurali”. “Il Fatto Quotidiano”, ha visionato le carte del procedimento del Tribunale dei ministri e il quadro che ne emerge non ha nulla di “procedurale”. I ministri del governo Berlusconi, secondo quello che raccontano al telefono i loro amici, hanno sbarrato per mesi la strada alla promozione di un magistrato che aveva osato indagare su uno di loro. La vittima è l’ex procuratore aggiunto di Bari Marco Di Napoli che nel 2006 aveva chiesto l’arresto di Raffaele Fitto, allora Governatore della Puglia e ora ministro delle Regioni. Secondo le intercettazioni che oggi pubblichiamo in esclusiva, Fitto si sarebbe vendicato grazie allo stop imposto dal ministero della giustizia alla nomina del suo nemico come Procuratore di Brindisi.
A svelare la ritorsione non è un gazzettiere di sinistra ma un magistrato autorevole, disinteressato e soprattutto amico di Fitto. Si chiama Carlo Maria Capistro ed è il procuratore capo di Trani. Il 18 aprile, intercettato dai pm baresi, dice testualmente: “Oggi sono andato a un matrimonio dove ho incontrato Raffaele (Fitto Ndr) e volutamente ho preso l’argomento Brindisi. Lui mi pare fortemente intenzionato a sbarrare la strada a quell’amico” (il procuratore aggiunto Marco Di Napoli).
Oggi Angelino si giustifica sostenendo che lui alla fine ha dato il via libera alla promozione e dunque non è possibile sospettare della sua buona fede. Peccato che “il concerto”, cioé l’atto con il quale si dà il via libera alla nomina è arrivato solo il 17 settembre scorso, quando Alfano aveva avuto notizia di essere indagato. Occhio alle date: il 20 gennaio la quinta commissione incarichi direttivi del Consiglio Superiore della Magistratura propone Di Napoli per l’incarico a Brindisi. Il 17 marzo dal ministero parte l’ispezione ministeriale su di lui e altri tre pm di Bari. Il 7 aprile il Csm spedisce l’incartamento al ministro per il suo concerto.“Il ministro Alfano solitamente risponde in due settimane, al massimo un mese” spiega spiega Ciro Riviezzo, presidente della quinta commissione del Csm, “ma stavolta ci sono voluti mesi”. E non si tratta di un problema di impegni.
Il ministro, per altri decine di incarichi successivi a quello di Di Napoli, vista il concerto in un lampo. L’estate si avvicina e alcuni consiglieri chiedono di inviare un sollecito scritto al ministro. Dal Csm però partono solo telefonate, sempre più irritate, dirette al capo di gabinetto del Guardasigilli, Settembrino Nebbioso. Finché accadono due fatti: il ministro riceve in ufficio la notifica da parte del Tribunale dei Ministri dell’ avviso che pende un’indagine per la vicenda barese. E gli ispettori consegnano il loro rapporto. Chissà se si deve al primo o al secondo evento, una cosa è certa: Alfano sblocca in fretta il concerto. Il 17 settembre lo spedisce e, a sorpresa, non lo accompagna nemmeno con una relazione sull’esito dell’ispezione. Nel suo comunicato all’Ansa di ieri Alfano dice: “il procedimento è già stato superato dai fatti” Non è così. La sua versione fa acqua da tutte le parti: non è vero che l’ispezione parte dopo la nomina e soprattutto la sua versione fa a pugno con quella del procuratore di Trani Carlo Maria Capistro. Purtroppo per il ministro, il pm non aveva alcuna ragione per mentire. Quando è intercettato, Capistro sta parlando al suo avvocato del blocco della nomina di Di Napoli alla procura di Brindisi perché lui tifa apertamente per il nemico di Fitto. Perché? Di Napoli è concorrente di Di Napoli per la nomina a capo di Trani. Se Alfano si decide a dare il concerto al collega per Brindisi, Capistro finalmente potrà raggiungere la poltrona tanto agognata. Per questa ragione Capistro va a parlare con Fitto. “Gli ho detto che secondo me non è una cosa che fa fortuna perchè lo facciamo diventare un martire e rischiamo lo stallo istituzionale, di fronte alla mancanza del concerto (del ministro, ndr) come tu mi insegni, il Csm si irrigidisce. Alla fine è sempre il Csm che decide”. Il 22 aprile Capristo torna alla carica: “ho parlato adesso con il Csm, il parere per Di Napoli è stato depositato una settimana fa per il concerto”. Capistro spera che Alfano nomini Di Napoli, liberando la poltrona di Trani. Quello mò si è messo a fare il bambino (Fitto, ndr) e gli ho detto sabato. Tu così facendo ne farete un martire! Mandatelo nella provincia romana più lontana e crepatelo in corpo”. Fitto replica però, a sentire Capistro: “no, non deve andare!! Non deve andare!! Non deve andare!!”. E per cinque mesi effettivamente non andò. Ora Alfano deve spiegare perché.
di Marco Lillo e Antonio Massari
(da Il Fatto Quotidiano, n° 4 – 26 settembre 2009)