“Se non vuole sprecare la chance che l’elettorato democratico gli ha dato, Di Pietro deve fare un’operazione di totale rifondazione del partito”. L’invito arriva da Paolo Flores D’Arcais che così porta avanti il dibattito iniziato su Micromega. La rivista da lui diretta, infatti, nel numero uscito venerdì pubblica un’inchiesta che evidenzia una serie di “tare” dell’Italia dei valori a livello locale: commissariamenti a valanga, presenza di trasformisti (ex Dc, ex Udeur, persino ex FI), casi di illegalità. Ma Di Pietro ieri in un’intervista a La Stampa minimizzava “non bisogna fare di tutta un’erba un fascio”.
Professor Flores D’Arcais, quando ha letto l’intervista a Di Pietro, cosa ha
pensato?
Avrei preferito un “Grazie, c’è veramente da aprirsi alla società civile e sbaraccare tante zone opache”. E l’avrei preferito non tanto per me, ma per il futuro dell’Idv che solo così può aspirare a diventare l’architrave dell’opposizione.
Da parte vostra non è stato un atto di fuoco amico?
Al contrario, si è trattato di un atto d’affetto. Oggi l’unica speranza per un’opposizione organizzata è l’Idv. Ma i cittadini democratici non tollerano più incoerenze. Per cui, se in un anno 4 milioni di elettori su 12 hanno abbandonato il Pd, ciò significa che l’elettore vuole che a ogni parola corrispondano i fatti. Il ceto dirigente medio dell’Idv non corrisponde assolutamente alle speranze che può rappresentare. Con la nostra inchiesta in realtà abbiamo voluto dare un contributo prezioso.
Nella sua conversazione con De Magistris su Micromega, lei sostiene che l’Idv è un partito uno e bino. Che vuol dire?
Parlano i numeri: i voti del partito alle europee sono stati più che doppi rispetto ai voti per gli enti locali. Alle europee gli elettori hanno votato il partito anticasta, in sede locale queste caratteristiche vengono meno e resta un elettorato tradizionale, qualche volta anche clientelare.
Ma intanto Di Pietro ha dichiarato che replicherà caso per caso alla vostra inchiesta…
Sono ben felice che ci sia quest’intervento. Ma voglio ribadire che è stata un’inchiesta straordinariamente accurata.
Cosa risponde a Di Pietro che sostiene che voi fate di tutta un’erba un fascio
Micromega analizza minuziosamente regione per regione, evidenziando sia casi di illegalità, che di semplice malcostume politico all’interno della legalità e di arroccamenti burocratici che sono del tutto legali ma fanno parte di una nomenclatura politica. Vorrei ricordare il detto “la moglie di Cesare non solo dev’essere onesta ma anche apparirlo”. In troppe regioni ci sono casi di opacità.
È d’accordo con Di Pietro quando dice che la Dc non era così male?
Per me la Dc è sempre stata pessima.
Di Pietro sostiene che nelle sue liste per le ultime elezioni non c’è nessun caso di incandidabilità, visto che non ci sono “persone condannate con sentenze definitive”. Non le sembra un po’ riduttivo da parte di chi ha fatto della legalità la sua bandiera?
Ridursi solo a questo mi sembrerebbe molto, molto minimalista. Se per essere candidati in un partito che si pone come la speranza dell’altra Italia bastasse non avere una condanna definitiva, allora ci si potrebbe limitare a estrarre a sorte i candidati. Forse Di Pietro non capisce quanto è controproducente questa situazione . L’Idv alle europee ha sfiorato il risultato a 2 cifre, ma se si muovesse rinnovando tutto il partito intorno a candidature come quella di De Magistris potrebbe arrivare al 15-20%. Il minimalismo del rinnovamento mi pare possa portare a mancare un’occasione storica. Al di là di quello che si può dire sui Belisario e i Formisano non è con politici di questo genere che l’Idv può fare il 20%.
Ha delle proposte per Di Pietro?
Già per le europee Camilleri ed io avevamo proposto di fare una lista con 2 simboli, quello dell’ Idv e della società civile. Di Pietro deve fare un congresso di vera e propria rifondazione dell’Idv, in maniera da far diventare energie militanti le decine di migliaia di persone che hanno votato per l’Idv anticasta dei De Magistris, Alfano, Vattimo e che a livello locale rimarranno fuori per incompatibilità con i dirigenti locali.
Non le pare che la situazione fotografata da Micromega evidenzi anche che di fatto l’Idv fino ad oggi è stata fortemente identificata con Di Pietro e che manchi in effetti una classe dirigente adeguata? In questo senso anche il successo di De Magistris alle europee che ha preso più preferenze del leader è stato una novità…
Il fatto che Di Pietro sia in grado di imporre quello che
vuole a questi gruppi locali potrebbe ancora essere positivo se utilizzasse il suo potere per sbarazzarsi di una certa classe dirigente e puntasse tutto su una nuova leva che è poi quella dei nuovi elettori. A quel punto l’Idv diventerà un vero partito radicalmente nuovo. Bisogna capire se Di Pietro ha il coraggio di lanciarsi in mare aperto o ha paura di questa straordinaria chance che gli elettori democratici gli hanno dato.
Intervista di Wanda Marra da Il Fatto Quotidiano n°5 del 27 settembre 2009