Libertà di informazione. Berlusconi dice che intende difenderla dall’abuso di chi ne approfitta per diffamare e calunniare; e i suoi clientes gli fanno eco. Dall’altra parte si dice che nel nostro Paese la libertà di informazione non c’è più, uccisa dal monopolio berlusconiano.
Naturalmente Berlusconi & soci hanno torto; ma anche gli altri non hanno tutte le ragioni.
Cominciamo dalla cosa più semplice, che è spiegare perché Berlusconi ha torto. Il fatto è che lui proprio non si rende conto che libertà di informazione significa diritto-dovere di pubblicare ogni notizia giudicata di pubblico interesse. E’ vero che questo giudizio può essere sbagliato, in buona o in mala fede: e che l’abuso può causare danni. Per questo ogni ordinamento giuridico punisce il reato di diffamazione con pene anche gravi; e chi si ritiene diffamato ha il diritto di rivolgersi al giudice civile per ottenere il risarcimento dei danni. Il problema di Berlusconi è che tutto ciò non gli basta. Perché, dice, quando l’informazione è stata pubblicata, il danno è definitivo: e io non voglio il risarcimento danni, voglio proprio che nessuno mi danneggi. E come faccio per assicurarmene? E’ semplice, impedisco a quelli che per abitudine danno informazioni false (chi sono lo sa lui) di renderle pubbliche. Sta tentando anche il passo successivo (attraverso le Autorità di controllo sulla Rai): un’Autorità che esamini preventivamente le informazioni e stabilisca quali pubblicare e quali no.
Non è che questa soluzione sia tanto originale: nel 1937 un altro Cavaliere, Benito Mussolini, creò il MinCulPop, ministero della Cultura Popolare, con il compito di controllare l’informazione. Si sequestravano i giornali che avevano pubblicato notizie ritenute contrarie al regime; ma soprattutto, in via preventiva, con le famose “veline”, si impartivano ordini a giornali e radio (la tv era di là da venire) su cosa pubblicare. E non è un caso che tutto ciò avvenisse in un regime dittatoriale: perché il controllo preventivo è incompatibile con la libertà di informazione. Certo che, se Berlusconi riuscisse a portare a compimento i suoi desideri, il suo problema sarebbe risolto. Non lo ha ancora fatto perché, qui sta il punto, non lo può fare: lo vietano la Costituzione e la legislazione in materia di lavoro e di comunicazione.
Con il che si arriva alle argomentazioni degli altri: non c’è libertà di informazione. E’ vero che Berlusconi possiede tre televisioni e un sacco di giornali; ed è vero che gli fa dire e scrivere quello che vuole. Ma il fatto è che si tratta di roba sua; e volete che non la utilizzi a suo uso e consumo? E’ anche ve ro che Berlusconi controlla la tv di Stato; e che, anche qui, gli fa dire quello che vuole; e che ten ta di condizionare le trasmissio ni che non dicono quello che vuole lui. E questo certamente non lo può fare perché la tele visione di Stato non è sua. Ma è qui che dobbiamo capirci bene. La Costituzione dell’Urss del 1947, all’articolo 5, diceva: “la proprietà socialista nell’Urss ha la forma di proprietà statale op pure la forma di proprietà coo perativa colcosiana”. E nessuno può dubitare che, nell’Urss di quei tempi, per legge, la pro prietà privata non esisteva. In Italia la Costituzione prevede (articolo 2): “La proprietà priva ta è riconosciuta e garantita dalla legge”. Tutti sappiamo che i furti sono numerosi: appartamenti svuotati, automobili rubate sulle strade. Diciamo che in Italia non c’è più il diritto di proprietà? No, diciamo che ci sono un sacco di delinquenti che violano questo diritto e commettono reati. Trasportiamo ora l’esempio nel settore del diritto all’informazione. Dice la Costituzione (articolo 21): “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”. Dunque la libertà di informazione nel nostro Paese c’è, non solo è legale, è perfino costituzionale. Succede però che una serie di comportamenti incompatibili con la legge attenta costantemente a questa libertà e qualche volta riesce a limitarla. Ma, come i ladri non fanno venir meno il diritto di proprietà, così Berlusconi & soci che abusano del loro ufficio non fanno venir meno la libertà di informazione.
Infatti Annozero c’è; altre trasmissioni televisive che forniscono un’informazione indipendente ci sono; c’è Sky, c’è questo giornale e altri quotidiani non controllati dalle persone fisiche che occupano attualmente cariche istituzionali. Perché qui è il punto: non sono le istituzioni che tentano di limitare l’informazione: se così fosse saremmo nella Russia sovietica. Sono gli uomini che le occupano che, violando la nostra Costituzione e le nostre leggi, tentano di farlo abusando della funzione pubblica. Sta ai cittadini constatare che questi uomini usano le istituzioni nel loro interesse, commettendo quello che, se esistesse ancora, sarebbe il reato di interesse privato in atti d’ufficio; ma la politica lo ha abrogato nel 1990. Sta ai cittadini decidere di non votarli più.
Insomma, in Italia l’informazione è libera; cercarla costa fatica (anche intellettuale: bisogna rinunciare a qualche Grande Fratello) e, qualche volta, un po’ di soldi. Proprio come gli abitanti di una casa faticano e spendono soldi per difendersi da ladri ed altri malviventi che attentano non al loro diritto di proprietà (quello è difeso dalla legge) ma ai loro beni.