Sotto con le transenne e i tornelli. Bisogna
proteggere l’Autorità per le Garanzie nelle
Comunicazioni, volgarmente detta Agcom.
Perchè da qualche tempo è diventata il refugium
peccatorum, presa d’assalto da chiunque si svegli storto
la mattina.
Un tempo si andava in tribunale,
minacciando “ti denuncio”. Oggi, visti i tempi medi
della giustizia, la vera minaccia è “denunciami ”. Così si
prende la scorciatoia e si fa un bell’esposto all’Agcom.
Che, essendo un tribunale politico farcito di
commissari di partito (ce n’è persino uno della fu
Udeur), non deve perder tempo con indagini,
istruttorie, perizie, interrogatori, rogatorie. Decide a
maggioranza (di solito, la stessa che comanda in
Parlamentare) e soprattutto subito, in quattro e
quattr’otto, prêt à porter: sanzioni, diffide,
ammonimenti, multe e minacce di multe. Davanti al
giudice, almeno, puoi sostenere le tue ragioni e portare
le prove di ciò che hai scritto. Al Minculpop dell’Agcom
invece non sanno nemmeno chi sei. Sanzionano
l’editore (Rai, Mediaset, La7), poi dicono che è colpa
tua, ma tu non vieni nemmeno interpellato. Non puoi
difenderti, né appellare: al massimo ricorre al Tar
l’editore, ma tu non hai diritto di parola nemmeno lì,
intanto l’editore dice che la multa è colpa tua, dunque
la devi pagare tu e non lavori più. Processo sommario in
contumacia con plotone d’esecuzione incorporato.
Una pacchia: perchè perder tempo in tribunale?
L’anno scorso, irritato da Annozero, si rivolse
all’Agcom tal Antonio Saladino, il plurinquisito e
pluriperquisito capatàz della Compagnia delle Opere
in Calabria. La settimana scorsa ha chiesto udienza il
direttore generale della Rai, ma non gli ha aperto
nessuno.
Ieri s’è fatto vivo con l’Agcom Giampaolo
Tarantini detto “Giampi”, direttamente dagli arresti
domiciliari, assistito da alcuni avvocati, uno dei quali
lavora con Ghedini. Il giovanotto, indagato in sei
inchieste per favoreggiamento della prostituzione,
spaccio di droga e corruzione, non può uscire di casa e
ha qualche difficoltà a usare le mani per via di un paio
di gingilli metallici. Ma con la punta delle dita è riuscito
a vergare un sapido esposto all’Authority per
“dif fidare” Santoro dall’andare in onda ieri. Sempre a
disposizione dell’Utilizzatore Finale, Giampi ha chiesto
“alla Rai, all’Agcom, alla Vigilanza, al Governo” di
“prendere provvedimenti” per evitare che Annozero si
macchi di “comportamenti antigiuridici, in alcuni casi
penalmente rilevanti”. Ora, è commovente che un detenuto per droga e
lenocinio s’improvvisi tutore della legalità
(altrui) e si dia da fare per scongiurare nuovi
reati (sempre altrui). Ed è encomiabile che si
preoccupi per l’eventuale “illecito uso del denaro
pubblico a fini di parte”, lui che ha confessato di usare
squillo & coca “come chiave d’accesso alla pubblica
a mministrazione ”. Ma forse esagera un po’ quando
accusa il sottoscritto di aver “letto un brano di
inter rogatorio” segreto. Quale? Il suo, pubblicato da
tutti i giornali del mondo.
Tarantini invoca il
contraddittorio contro le sue parole, visto che “il dottor
Belpietro e l’on. Bocchino non erano in grado di
interloquire sulla posizione processuale del dottor
Tarantini ”. Ce n’è abbastanza per un intervento degli
infermieri, o degli esperti in paradossi. Ricapitoliamo:
Tizio dichiara a verbale una certa cosa; un cronista la
riferisce; lui s’incazza perchè è stata riferita; poi chiede
di replicare a quel che ha detto lui. Evidentemente
dissente da se stesso e vuole cantarsele chiare di santa
ragione. Se non fosse recluso a domicilio, si potrebbe
allestire un bel contraddittorio fra Tarantini e Tarantini,
in ossequio all’Agcom, alla Vigilanza, alla par condicio,
al contratto di servizio, alle palle di Fra’ Marzo. Un bel
duello allo specchio. Giampi contro Giampi.
(da Il Fatto Quotidiano n°9 del 2 ottobre 2009)