Dal 2001 fino all’inizio del 2008. Tutti i nostri dati su Internet schedati: messaggi di posta elettronica, chat, password – comprese quelle del conto in banca. Ma non solo. Anche le navigazioni, tutti le cronologie dei siti visitati, persino le ricerche sui motori di ricerca. I maggiori gestori telefonici italiani, Telecom, Vodafone, H3G, Wind, dal 2001 e al 2008 hanno conservato in archivi digitali i dati di tutti gli italiani che utilizzano Internet. É stato Vittorio Zambardino su Repubblica.it ?a darne notizia riportando le dichiarzioni di Cosimo Commella dirigente dell’authority: “Il pretesto – le parole del dirigente – era che bisognava tenersi pronti per rispondere alle richieste dell’autorità giudiziaria. Ma raccogliere dati personali in quel modo e con quella rozzezza espone gli stessi investigatori ad errori e valutazioni sbagliate”.
Questa incredibile schedatura è terminata il 24 gennaio 2008 con un provvedimento del Garante della Privacy Francesco Pizzetti. Ma la notizia è venuta fuori solo ieri, in un seminario a Roma presso la sede dell’autorità alla quale presenziavano anche Pizzeti e Stefano Rodotà, l’ex presidente dell’authority. L’ingegnere Cosimo Commella ha aggiunto: “Non mi spiego perché il nostro provvedimento del 2008 che mise fine a quella situazione fu sostanzialmente
ignorato dai giornali”. Ed effettivamente si trovano numerosi lanci di agenzia del periodo.
Ma rimangono vari dubbi e un interrogativo fondamentale: le informazioni sono state distrutte? Il funzionario dice “che non ha motivo di ritenere che non lo siano state”.
Una risposta non sufficiente. Aspettiamo dei chiarimenti ufficiali dal Garante per la Privacy.
da Il Fatto Quotidiano n°14 dell’8 ottobre 2009
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