di Stefano Feltri
Perché Silvio Berlusconi torna a parlare del ponte sullo stretto di Messina proprio ora, con i corpi ancora caldi dei morti dopo il disastro dei giorni scorsi? Ieri il presidente del Consiglio ha detto: “Tra dicembre e gennaio cominceremo la realizzazione del ponte sullo Stretto”, mentre – in teoria – doveva discutere di hub e trasporto aereo. Parlare di infrastrutture in questa fase, in cui i giornali sono pieni degli sfoghi dei piccoli imprenditori del nord e dei lamenti della Confindustria sulla Finanziaria, non sembra politicamente molto utile: l’impatto delle Grandi Opere sull’economia è molto differito. Soltanto dopo mesi o anni si osservano i risultati in termini di occupazione e indotto. Il Pd dice che il presidente del Consiglio ha “un’incredibile faccia tosta” a continuare a immaginare infrastrutture strategiche dove, come dimostra la recente tragedia, non sono solide neppure le abitazioni, figurarsi i ponti.
Applicando la logica del ‘cui prodest’ si possono azzardare alcune interpretazioni. La prima è di agenda: oggi in Consiglio dei ministri si discute la Banca del Sud, o del Mezzogiorno, l’ambizioso progetto di Giulio Tremonti che non piace molto ad alcuni ministri (come Stefania Prestigiacomo e Raffaele Fitto) che temono un’eccessiva ingerenza del ministro negli affari meridionali. Berlusconi, quindi, potrebbe voler preparare il terreno alla Banca del Sud, di cui il ministro dell’Economia ha davvero bisogno per consolidare la propria posizione nell’esecutivo dopo le polemiche di questi giorni rassicurando gli altri che avranno sempre il ponte per consolarsi. Va ricordato però lo scontro tra lo stesso Berlusconi e Tremonti per il seminario promosso dal ministro sul futuro del Paese, con accenni un po’ troppo espliciti alla successione al Cavaliere. Quindi? A essere maliziosi l’uscita berlusconiana si potrebbe leggere anche così: anche se il governo boccerà la Banca del Sud, il Mezzogiorno potrà sempre contare sul ponte.
Poi, certo, bisogna ricordare altre due cose: il Ponte sullo stretto lo costruirà Impregilo, presieduta dal tremontiano Massimo Ponzellini (che il ministro ha messo alla guida della Popolare di Milano), ma questo non sembra essere decisivo. E, sempre per stare al ‘cui prodest’, il ponte sta molto a cuore alla mafia. Che non sembra troppo interessata alla banca tremontiana.
da Il Fatto Quotidiano n°15 del 15 ottobre 2009