Da magistrati comunisti a mentalmente disturbati fino a giudici video-registrati ed esposti al pubblico ridicolo. Come dire: state attenti, se la sentenza non è di mio gradimento passo alla demolizione personale. Si è superata la misura consentita da uno Stato di diritto? Ne discutiamo con Dino Petralia, componente del Csm, appartenente alla corrente del movimento per la giustizia che fu di Giovanni Falcone, già Procuratore della Repubblica in Sicilia per tanti anni.
“Concordo, siamo all’attentato dello Stato di diritto. Vi è una valenza intimidatrice generale, ossia nei confronti di tutti i magistrati e c’è il rischio che i magistrati staranno bene accorti ad emettere sentenze sgradite al potente di turno. Sono stati utilizzati metodi investigativi che riguardano l’uomo magistrato come se le sentenze risentissero delle abitudini di vita del giudice. Basta manipolare bene il risultato video dell’osservazione, come è in grado di fare una televisione, e il risultato è assicurato: isolare il giudice agli occhi dell’opinione pubblica ridicolizzandolo con effetti devastanti per l’autonomia e l’indipendenza, non solo di quel giudice, ma di tutti i magistrati, valori, questi, sanciti dalla Costituzione. Che fare? Farsi difendere dai propri rappresentanti di categoria dell’Anm o istituzionali, cioè il Csm”.

“Il Consiglio superiore della magistratura promuove il giudice anti-Fininvest” scrive Il Giornale. Trattasi di manipolazione strumentale dell’informazione o di un’accusa fondata?

“Non è una promozione (sorride) ma un passaggio di carriera che sarebbe avvenuto comunque, e che per puro caso è avvenuto ora perché è il turno dei vincitori del concorso di Mesiano che peraltro è anche il mio”.

Crede che il “mandante” il premier, che aveva annunciato: “Ne vedrete delle belle su questo giudice” abbia anche voluto dire ai magistrati che indagano sulle note vicende delle escort: mettete il naso nella mia vita privata vi dimostro che posso farlo anch’io?
“È un parallelo inaccettabile quello tra il Premier e il singolo magistrato. Il magistrato parla attraverso le sentenze in nome del popolo italiano. Il premier è un soggetto politico, dunque, la sua esposizione mediatica è parte integrante del ruolo che riveste. Nella sentenza il giudice non scrive: io magistrato ti condanno, o ti assolvo, bensì il Tribunale in nome del popolo italiano… ”.

Esiste il rischio di emulazione da parte dei cittadini?
“Certamente. Immaginiamo chi sconfitto in primo grado si rivolga ad un investigatore per filmare la vita privata del giudice al fine di ridicolizzarlo. Saremmo di fronte ad un circuito di verifica parallela a quello lecito rappresentato dai tre gradi di giudizio”.

Ha memoria di esempi simili a quello del giudice Mesiano?

“Me lo lasci dire, la vicenda Tavaroli, pedinamenti che alcuni agenti deviati del Sismi avevano fatto nei confronti di Spataro ed altri magistrati. Il Consiglio Superiore votò all’unanimità una delibera di tutela. Finora il controllo e il pedinamento della persona è stato riservato a questa vicenda del Sismi, e per la mia esperienza, alla mafia”.

Sta dicendo che siamo di fronte a metodi mafiosi?
“Mi limito a registrare ciò che ho appreso durante il mio lavoro in Sicilia”.

Come ci si difende dal tentativo di demolizione dello Stato di Diritto?

“Le debbo rispondere in tre modi differenti: come membro del Csm dico che in Consiglio faremo di tutto per tutelare il collega Mesiano, come magistrato rispondo, per fortuna che c’è l’Anm, che fa egregiamente la sua parte, nonostante venga da molti ritenuto un organismo di opposizione politica; da cittadino scenderei in piazza per difendere la Costituzione”.

Ritiene che il Presidente della Repubblica debba assumere una posizione di ferma condanna?
“Sì e lo debba fare nel doppio ruolo di Capo di uno Stato che sta vivendo un gravissimo disagio istituzionale e di Presidente del Csm per ristabilire, alla luce della Costituzione, di cui è Supremo custode, indipendenza e autonomia della magistratura”.

Lei si fa scudo della Costituzione, ma Berlusconi è pronto a cambiarla.
“Bene, ma la Costituzione si cambia solo rispettando le regole che la Carta stessa detta non seguendo altre regole, come ha ricordato la Consulta bocciando il Lodo Alfano”.

da Il Fatto Quotidiano n°23 del 18 ottobre 2009

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Come licenziare duemila persone senza che nessuno se ne accorga

next
Articolo Successivo

Un grande gruppo televisivo piegato agli interessi del Capo

next