di Antonio Massari

Non potrà dirigere alcun ufficio giudiziario per un anno. È la sanzione decisa dal Csm per l’ex procuratore generale di Catanzaro Enzo Iannelli. La sezione disciplinare chiude così il cerchio sulle vicissitudini del dicembre 2008 quando la procura di Salerno sequestrò alcuni fascicoli (dell’indagine Why Not) ai magistrati di Catanzaro. E l’ennesimo episodio del “caso de Magistris” sfociò in giorni di grande tensione. Riepiloghiamo: due pm salernitani – Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani, coordinati dal procuratore capo Luigi Apicella – indagavano su alcuni magistrati di Catanzaro per gravi reati, tra i quali la corruzione in atti giudiziari. Secondo l’accusa, il pool di magistrati calabresi, che aveva ereditato le inchieste Why Not e Poseidone, “sottratte” all’ex pm Luigi de Magistris, non aveva indagato a dovere. Un’accusa grave che, secondo i pm di Salerno, poteva essere verificata soltanto visionando tutte le carte lasciate in eredità, da de Magistris e dai suoi consulenti, al pool che era subentrato all’indagine. Più volte, nell’arco di dieci mesi, i pm di Salerno avevano chiesto i fascicoli di “Why Not”, senza risultato.

Decisero così di sequestrarli. Il procuratore generale Enzo Iannelli reagì drasticamente: “contro-sequestro” degli atti e iscrizione, nel registro degli indagati, dei pm che stavano indagando su di lui. E proprio su questo macroscopico corto circuito – il magistrato indagato, che iscrive, nel registro degli indagati, i magistrati che lo indagano – è intervenuto il Csm. La punizione per Iannelli è esemplare: “incapacità” di dirigere per un anno qualsiasi ufficio giudiziario. Alla sanzione va aggiunto il trasferimento di sede e di funzione. Trasferimento per il sostituto Alfredo Garbati, che perde anche sei mesi d’anzianità. Per il pm Salvatore Curcio, invece, sanzione della censura. Non luogo a procedere, infine, per Domenico De Lorenzo: s’è dimesso dalla magistratura. Lunedì scorso il Csm ha punito anche i pm di Salerno Nuzzi e Verasani (trasferimento di sede e funzione e perdita d’anzianità). Il procuratore Luigi Apicella, al quale avevano tolto persino lo stipendio, s’era già dimesso. Partita chiusa, quindi. Il Csm, quanto a sanzioni, mette tutti sullo stesso piano. Eppure, i pm di Salerno, erano legittimati ad agire: indagavano sui colleghi di Catanzaro. E per gravi reati.

da Il Fatto Quotidiano n°30 del 27 ottobre 2009

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