La Procura sentirà domani la famiglia
Nominati altri periti per una nuova consulenza
di Luca de Carolis e Silvia D’Onghia
La prima telefonata dalla Procura è arrivata sabato pomeriggio. Il pubblico ministero Vincenzo Barba ha chiamato il legale della famiglia Cucchi, Fabio Anselmo, per comunicargli alcune novità. La prima è che domani pomeriggio verranno ascoltati i famigliari del ragazzo morto il 22 ottobre nel reparto detentivo dell’ospedale Pertini di Roma, sei giorni dopo il suo arresto per droga. Racconteranno al magistrato che hanno visto Stefano per l’ultima volta in tribunale, il 16 ottobre, durante l’udienza di convalida dell’arresto. E che già allora lo hanno visto con gli occhi pesti. Gli diranno di averlo ritrovato cadavere, dopo aver tentato invano di avere informazioni sul suo ricovero.
La seconda, importante novità dell’inchiesta è che il pm ha nominato altri tre medici legali per un supplemento di consulenza. Nelle prossime ore la famiglia farà la stessa cosa. Proprio ieri Ilaria, la sorella di Stefano, aveva sollevato dubbi sulle modalità di attribuzione dell’incarico da parte della Procura al medico legale per l’autopsia. Ieri a Piazzale Clodio è comparso il personale del 118 chiamato dai carabinieri quando Stefano si sentì male, nella stazione di Tor Sapienza, subito dopo l’arresto. L’infermiere, il barelliere e l’autista avrebbero confermato al pm di non aver potuto visitare il ragazzo, nè di averlo portato in ospedale per il suo rifiuto. Venerdì scorso erano stati ascoltati anche i militari che lo hanno tratto in arresto e gli agenti penitenziari che lo hanno preso in custodia. Così come nei prossimi giorni potrebbero essere sentiti alcuni detenuti, che erano con lui nelle celle di sicurezza del Tribunale di Roma. Per il momento l’accusa rimane quella di omicidio preterintenzionale.
Fondamentali nella ricostruzione dell’accaduto continuano ad essere i referti medici. Ieri, il senatore dell’Italia dei Valori, Stefano Pedica, ha varcato la soglia di Regina Coeli. “Il ragazzo non sarebbe stato sottoposto a consulto psicologico, come da prassi, nè a visita oculistica, nonostante i lividi intorno agli occhi. Emerge poi una forte contraddizione tra due certificati medici – ha spiegato Pedica – il primo, redatto dal medico del penitenziario alle 16,35, parla di ecchimosi sacro-coccigee e di algia alla deambulazione degli arti inferiori”. Una diagnosi critica ma non grave. “Il secondo referto, dei medici del Fatebenefratelli (dove Stefano viene portato alle 20, ndr) evidenzia anche le due fratture alle vertebre”. Il senatore Pedica ha visto la foto scattata all’ingresso in carcere (“Aveva il viso leggermente gonfio solo sulla parte sinistra, all’altezza dello zigomo, e il collo arrossato”), ed è riuscito a parlare con i detenuti che erano in cella con lui: “Mi hanno raccontato che Stefano è stato portato in barella all’ambulanza che lo ha accompagnato al Fatebenefratelli, perchè non riusciva a camminare. Ma da lì, nonostante il referto, è usciro con codice verde ed è tornato in cella in sedia a rotelle. Per tutta la notte, avrebbe continuato a lamentarsi e l’indomani non sarebbe riuscito ad alzarsi da solo”.
Intanto il mondo politico continua a muoversi: martedì il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, riferirà al Senato sulla vicenda.
da Il Fatto Quotidiano n°35 del 1 novembre 2009