Virus A e vaccini, cronaca di un pasticcio annunciato: dei vaccini, dei vaccinati, delle informazioni mediatiche parziali, intempestive e contraddittorie, della “merce” che viene venduta giornalisticamente come uno yogurt scaduto, senza un occhio alla data di scadenza. La cronaca la leggete confusamente tutti i giorni, ma solo da qualche giorno, da quando il panico per le morti (ma di H1N1 o d’altro? Boh…) specie dei piccini, è diventato notizia di suo.

Vaccinare tutti? Solo i piccoli? Solo i piccoli a rischio? E con quali priorità? Prima i medici e in particolare i medici di base, e il personale paramedico? O in contemporanea anche i neonati e i bimbi giacché sono disponibili dosi di vaccino perché la stragrande maggioranza di medici e paramedici non ritiene necessario vaccinarsi? E perché? Non c’è già solo in questo una leggerissima contraddizione? Mi limito qui a dettagliare una storia precisa accaduta a me, o meglio una cronaca al minuto.

Oggi è il 4 novembre: il 16 ottobre ho partecipato a Rovereto a un convegno organizzato dall’ Associazione Vaccinare informati, il cui fine è appunto di informare il meglio possibile con tutti i dubbi eventuali del caso la popolazione senza crociate pro o contro i vaccini.Quella sera stessa, durante il convegno, la radio diffondeva la distribuzione delle prime 24 mila dosi regionali, nella fattispecie per il Trentino-Alto Adige: ricordo nitidamente il tono logistico-militaresco di quell’annuncio. Nel convegno si sono affrontati temi come gli studi insufficienti e in progress sul vaccino in questione in paragone ad altri vaccini in altre situazioni, gli ipotetici (ma non se documentati, numeri alla mano) rischi delle vaccinazioni stesse, l’informazione incompleta ecc. Fino a toccare l’argomento semi-tabù, il denaro. In quei giorni, quindi 20 giorni fa, una vita se rapportati alla diacronia del panico di questi giorni, il Corriere della Sera aveva lanciato l’allarme della Corte dei Conti: non si sapeva neppure quanto sarebbe costata la dotazione (24 milioni di dosi, ma anche su questi numeri non c’era certezza) allo Stato italiano da parte della multinazionale Novartis.

Un po’ strano, effettivamente: il contratto tra Novartis e ministero del Lavoro, salute e politiche sociali veniva “impugnato” criticamente già il 21 settembre scorso (quindi 45 giorni fa, quindi due vite fa…) dalla magistratura contabile su ben 11 punti, da me riportati sul web nel mio behablog.

Nella sostanza, rimanendo all’osso, se ne evinceva che il trattamento dell’influenza A era stato messo nella mani della Protezione civile, alla stessa stregua degli eventi calamitosi come terremoti, frane, guerre batteriologiche, ecc. Alla luce delle considerazioni della Corte dei conti, venivamo per di più a sapere che:1) Anche se la Novartis non fosse arrivata in tempo a fornire i vaccini (e non è arrivata in tempo), noi pagheremmo lo stesso 24 milioni e 80.000 euro al netto dell’IVA; 2) Il ministero pagherà Novartis anche in caso di “non ottenimento dell’autorizzazione all’immissione in commercio del Prodotto”; 3) Nell’eventualità che ci siano difetti di fabbricazione, sarà la Novartis a dire l’ultima parola sulla consistenza degli stessi; 4) Novartis pagherà i danni in caso di difetto di fabbricazione, in tutti gli altri casi di danni a terzi li pagherà il ministero; 5) Per la Novartis non è prevista alcuna penalità. Vi chiederete come la Corte abbia fatto passare tutto ciò: “Queste dettagliate deroghe – anche se non del tutto esaustive – inducono la Sezione a ritenere il provvedimento al di fuori degli ordinari schemi contrattuali e di conseguenza – nel riconoscere l’eccezionalità e somma urgenza dell’intervento – a non procedere alla disamina dei vari punti di rilievo sollevati dall’Ufficio di controllo”. Adesso è un po’ più chiaro il pasticcio sui vaccini? L’urgenza fa denaro come nessun’altra cosa, lo sapevate?

da Il Fatto Quotidiano n°37 del 4 novembre 2009

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