“Un maiale”. Sarebbe questa l’espressione che c’era nell’e-mail inviata da Veronica Berlusconi all’Ansa. Espressione poi non comparsa nel lancio d’agenzia andato in rete alle 22 e 31 minuti del 28 aprile 2009, tutto dedicato al marito premier, alle sue frequentazioni femminili e all’utilizzo di queste per la composizione delle liste elettorali.

Immaginate la scena: Rachele Guidi in Mussolini manda un dispaccio sul suo infedele consorte, condito di una frase irriguardosa. Poi, su consiglio del direttore, ci ripensa. Ora avvolgete velocissimamente il nastro della storia e volate avanti di settant’anni: Miriam Raffaella Bartolini in Berlusconi, in arte Veronica, manda una mail all’Agenzia Ansa con la parola “maiale”. Tutto il resto esce ed è un grande scoop, ma il “maiale” resta in redazione. Insomma, settant’anni non sono passati completamente invano per la nostra democrazia. Quando esce il take dal titolo “Europee: Veronica Lario, potere senza ritegno offende donne” è vero che dietro ci sono state sei ore di patimenti, ma alla fine la notizia c’è. Solo separata dagli insulti. La moglie del presidente del Consiglio si fa virgolettare che l’uso delle candidature delle donne che a suo avviso si sta facendo è “ciarpame politico”.

Sono i giorni di Noemi Letizia e delle polemiche sulle presunte “veline” candidate dal partito di Silvio Berlusconi. La dichiarazione di Veronica è comunque una bomba, anche se oggi si scopre che è solo una parte dell’originale. In particolare, secondo quanto ha potuto ricostruire il Fatto Quotidiano, la signora Berlusconi sarebbe stata convinta dall’Ansa a ritirare la frase più pesante.

Due giorni dopo, del resto, non comparirà neppure nell’intervista che essa stessa concederà a Repubblica. E dire che su un quotidiano di opposizione avrebbe potuto concedersi anche qualche licenza in più, rispetto a un testo consegnato a un’agenzia di stampa che campa anche di soldi pubblici.

A uscire per primo allo scoperto è stato Bruno Vespa nel suo ultimo libro dalle mille anticipazioni. Il manutentore di Porta a Porta scrive che quel pomeriggio del 28 aprile, il direttore Giampiero Gramaglia dice a Veronica. “Signora, la frase è un po’ troppo sopra le righe. Mi permette di tagliarla?”. E lei, da donna di mondo: “Direttore, ho i miei buoni motivi per averla scritta. Comunque si regoli come meglio crede. L’importante è che la sostanza di quel che penso esca immutata”. Vespa non dice quale sia la frase incriminata, ma lancia il sasso. Nessuno, ieri, ha potuto smentire questa ricostruzione di Vespa. Anzi. Gramaglia, che dell’Ansa non è più direttore ma è ancora dipendente fino al 31 dicembre prossimo, si limita a dire che la ricostruzione del libro è “sostanzialmente corretta”.

da Il Fatto Quotidiano n°40 del 7 novembre 2009

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