Politica

L’avvertimento

Il premier e l’incubo delle inchieste su Cosa Nostra: i pm vogliono farmi cadere. Aut aut a Fini. La Russa: lodo costituzionale

di Antonella Mascali e Sara Nicoli

Silvio Berlusconi vuole ad ogni costo leggi, non importa se incostituzionali, che fermino i magistrati. Non solo e non tanto quelli di Milano, ma soprattutto quelli di Palermo, Firenze e Caltanissetta che stanno indagando sulla trattativa Stato-mafia e sulle stragi del ’92-’93. Sa che un’iscrizione nel registro degli indagati potrebbe essere vicina, dopo le recenti accuse di Massimo Ciancimino e del collaboratore Gaspare Spatuzza, confluite nel processo d’appello di Palermo a carico di Marcello Dell’Utri. E Gianfranco Fini deve accettare che i pm e giudici siano mbrigliati in ogni modo, altrimenti è fuori dal Pdl, anche se l’ha fondato insieme a lui.

Il presidente del Consiglio è arrivato ieri a palazzo Grazioli per un supervertice senza far fiatare i suoi ha sparato immediatamente contro la magistratura, accusandola di fatto di eversione. Ha detto che c’è una persecuzione nei suoi confronti che porta sull’orlo della guerra civile. Di fronte a queste parole ci sarebbe stato il plauso del ministro Angelino Alfano e dell’avvocato-parlamentare Niccolò Ghedini. Poco dopo l’ufficio stampa del Pdl ha smentito che Berlusconi abbia parlato di guerra civile, nonostante l’affermazione fosse stata riportata anche da diverse agenzie di stampa.

A Il Fatto risulta che dopo i primi lanci della notizia dal Quirinale sarebbe partita una sollecitazione perché palazzo Chigi smorzasse i toni. Da qui la smentita, ma dentro palazzo Grazioli quelle parole sono state sentite chiaramente e riferite. Berlusconi,nelle due ore di summit,ha proseguito con la sua invettiva dicendo che da parte di certi magistrati c’è in atto il tentativo di buttare giù il governo e la maggioranza eletta democraticamente dai cittadini e quindi in questo momento per fermarli intanto si deve approvare il cosiddetto processo breve. Il cavaliere ha parlato anche del caso Cosentino, definendo le accuse di collusione con la camorra mosse dalla Procura di Napoli paradossali. Si è speso in parole solidali anche nei confronti del presidente del Senato, Renato Schifani, tirato in ballo da Spatuzza. Poi Berlusconi ha ordinato una riforma della giustizia di tipo costituzionale che preveda anche quella che è una delle sue ossessioni: la separazione delle carriere.
 
Non poteva mancare l’attacco ad alcune trasmissioni della Rai che a suo dire processano sempre governo e maggioranza. Una situazione, ha detto Berlusconi, che deve finire. Nessuna citazione specifica, ma si sa che nel mirino del premier ci sono Annozero e le trasmissioni di RaiTre dell’appena defenestrato direttore Paolo Ruffini. Riferimenti tanto chiari da smuovere la reazione del presidente di viale Mazzini, Garimberti, che ha rivendicato il pluralismo della tv di Stato. E comunque i diktat di Berlusconi ai suoi hanno avuto risultati immediati.

All’uscita da palazzo Grazioli La Russa ha detto che la maggioranza riproporrà il lodo Alfano, questa volta con legge costituzionale (anche perché non potrebbe fare altrimenti dopo la bocciatura della Consulta ) e sosterrà compatto il ddl “processi brevi”. Per la Lega in arrivo il “no” al voto per chi non è italiano.
L’ufficio di presidenza è durato due ore, più che una riunione è stata un monologo di Berlusconi. La prova generale del discorso che il premier vuole fare agli italiani sulla giustizia, probabilmente in televisione, a reti unificate. Magari dopo il 4 dicembre, il giorno in cui Spatuzza dovrà testimoniare al processo Dell’Utri, in trasferta a Torino per motivi di sicurezza.

da Il Fatto Quotidiano del 27 novembre