Palermo, il Reparto Scorte finisce la carta: “Riciclato l’ordine di servizio del giorno di Capaci”
Nel giorno in cui vengono arrestati Giovanni Nicchi e Gaetano Fidanzati, da Palermo arriva un’altra notizia che lascia stupefatti: il Reparto Scorte non avrebbe più la carta per stampare gli ordini di servizio. E allora riciclerebbe vecchi fogli, annullandone il fronte e stampando sul retro. Così capita che, tra quei mucchi di carta riutilizzata, si trovi anche l’originale dell’ordine di servizio del 23 maggio 1992, il giorno della strage di Capaci. A raccontare l’accaduto, in una lettera aperta fatta pervenire sul tavolo del Dirigente del Reparto e su quello del Questore di Palermo, è l’assistente capo della polizia Antonello Marini.
Il foglio di servizio della scorta di Falcone: con il giudice morirono la moglie e i tre agenti Schifani, Di Cillo e Montinaro.
“Il 29 novembre un collega che compilava alcuni atti aveva in mano una manciata di fogli da riciclare. Mi sono avvicinato e ne ho tirato fuori uno. Mi è venuta la pelle d’oca, non ho avuto bisogno di interpretarlo”. Foglio numero 6, servizio del 23/05/92, numero 342, scorta Dottor Falcone: Giuseppe Scaletta, Giovanni Vassallo, Carlo Cannova, Gaspare Cervello, Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo della Quarto Savona 15; Lucio Torcivia, Luciano Tirindelli, Lopresti Anselmo, Vito Schifani, Angelo Corbo, Paolo Capuzza della 15 bis. Per tre di loro, Schifani, Di Cillo e Montinaro, sappiamo come è andata.
Marini assicura che si tratti dell’originale, scritto a macchina e corretto a penna. “Il giorno prima della strage ero stato assegnato a quella squadra, poi per una serie di combinazioni fui destinato ad una dottoressa – spiega – La mattina successiva, chiacchierando col mio amico Di Cillo, gli chiesi se voleva cambiare turno, perchè facevo volentieri la scorta a Falcone. Se avessimo fatto quel cambio non sarei qui”. Quel foglio ora è nelle sue mani, e lui giura di averlo nascosto per paura che glielo portino via e di volerlo vendere all’asta per conoscerne il valore. Sembra impossibile che un documento di quell’importanza sia finito tra la carta da riciclare, insieme a mucchi di altri faldoni che si starebbero via via distruggendo. “Io non so se l’abbiano scannerizzato, mi auguro di sì. Sicuramente è rimasto in Procura per tutto il tempo delle indagini, lo avranno fotocopiato e poi lo hanno rimandato al mittente”. Marini parla di “perdita di memoria” verso quello che è accaduto, di “documenti che sono acqua passata”.
Nel Reparto Scorte questa storia sembra essere conosciuta, ma nessuno ha voglia di parlarne. Marini denuncia il clima di ostilità che si è venuto a creare intorno a lui dopo la scoperta, anche se molti colleghi gli avrebbero dimostrato solidarietà. “Il dirigente mi è passato accanto senza dirmi niente, pur essendo stato il primo a ricevere la lettera aperta che ho scritto”.
Difficile credere che in questa vicenda ci siano responsabili, piuttosto è ipotizzabile che tutto questo rientri nella condizione generale, più volte denunciata sulle pagine del Fatto, in cui versano le forze dell’ordine. Già alla vigilia della manifestazione del 28 ottobre, in cui tutte le sigle sindacali sono scese in piazza a Roma contro i tagli del governo, i poliziotti ci avevano segnalato che negli uffici manca persino la carta. E questo accade a Palermo, a Roma, a Milano. Così come le tute da ordine pubblico sono inadeguate al clima e alle esigenze.
“Abbiamo toccato il fondo per la sicurezza individuale degli uomini che fanno questo lavoro – conclude Marini – i ragazzi delle scorte sono bersagli facili, senza alcuna possibilità di difendersi. Le auto sulle quali viaggiamo sono vecchie, mentre i politici hanno le macchine alla moda e super blindate”.
da Il Fatto Quotidiano del 6 dicembre 2009