L’attesa proroga della sospensione delle tasse per i terremotati per tutto il 2010 dovrebbe passare in un prossimo decreto, perché quando si è trattato di compilare la Legge Finanziaria era “sfuggita”. Lo ha spiegato giovedì 10 dicembre il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, dopo aver incontrato una delegazione di cittadini abruzzesi. È questo l’unico e magro risultato ottenuto dalla mobilitazione di protesta organizzata a Roma dalla provincia de L’Aquila. Basterà per soddisfare I terremotati? Difficile. Anche perché in piazza, prima dell’incontro, molti di loro raccontano che le tasse hanno già ricominciato a pagarle, visto che nell’ultima busta paga dei dipendenti ci sono le trattenute IRPEF. Il centrodestra assicura però che le promesse verranno mantenute. E Filippo Piccone (coordinatore regionale abruzzese del Pdl), se la prende con l’opposizione: “La sinistra non si attacchi alla forma ma pensi piuttosto alla sostanza“.
Eppure, in questo caso la forma è importante e mostra una volta di più che L’Aquila è, a tutti gli effetti, una questione nazionale su cui vigilare. Vediamo perché.
Sfumato l’inserimento in Finanziaria, che appariva come sede naturale del provvedimento, quale sarebbe il fantomatico decreto? Il milleproroghe? No. Bertolaso dichiara a SkyTg24: “La norma che proroga la sospensione delle tasse sarà inserita nel decreto legge che si occuperà della chiusura dell’emergenza rifiuti in Campania e che prevede la trasmissione delle competenze del commissario straordinario alle autorità locali”.
La dichiarazione non è di poco conto. Del decreto in cantiere – numero di protocollo 15185, 29 ottobre 2009 – parla per primo Manuele Bonaccorsi in due articoli su Left (Protezione Civile: Tremonti “azionista” e L’eredità del capo. Dai due articoli si può scaricare lo schema del decreto-legge in pdf).
Al suo interno troviamo fra l’altro, l’assicurazione obbligatoria per le case di proprietà; nuovi provvedimenti sull’emergenza rifiuti ; la ristrutturazione della Protezione Civile, che diventerebbe una S.p.A., una specie di general contractor dell’emergenza, con una serie di assunzioni che attingono anche ai fondi del Decreto Abruzzo; il trasferimento del monitoraggio dei terremoti dall’INGV al Dipartimento Nazionale della Protezione Civile (come si rileva da un avviso allarmato nell’home page del sito dell’INGV). Un vero e proprio calderone dentro il quale è possibile trovare di tutto. Anche scelte che non piacciono a parlamentari della maggioranza e a esponenti del Governo, che però si troveranno costretti a votare il decreto in blocco proprio per evitare di continuare a far pagare le tasse ai terremotati abruzzesi. Anche per questo la forma – che non contiene per forza di cose la sostanza – è importante.
Alberto Puliafito