Chissà che aspettano i diversamente concordi del Pd per urlare alto e forte chi è Silvio Berlusconi. Forse aspettano che li faccia arrestare a uno a uno, modello Putin o Lukashenko. Fino a quel momento, dialogo e prudenza. Si pensava, anni fa, che bastasse la Telekom Serbia, quando il Pdl costruì una commissione parlamentare per fabbricare a tavolino tangenti immaginarie da Milosevic a Prodi, Fassino e Dini sui leggendari conti Mortadella, Cigogna e Ranocchio. Niente da fare: dialogo e prudenza. Ora si scopre che Berlusconi ricevette in dono per Natale 2005 l’intercettazione segretata Fassino-Consorte (“Abbiamo una banca?”) e una settimana dopo il suo Giornale la sbattè in prima pagina avviando la campagna elettorale. Non male per l’ometto di Stato che tuona da 15 anni contro le fughe di notizie, brandisce la privacy e il “segreto istruttorio”, vuole abolire le intercettazioni (tranne quelle degli altri). Basterà a far insorgere i diversamente concordi? Ma no che non basta. Al loro posto i berluscones avrebbero già tirato giù il governo, l’Ue, e forse anche l’Onu. Invece, dal fronte pidino, è tutto un pigolare distinguo fra se, ma, però, magari, forse, avrebbe, eventualmente, se fosse confermato… Dialogo e prudenza. La scena ricorda quella del rag. Ugo Fantozzi pestato a sangue da una gang di teppisti che sventrano pure la Bianchina e, fra un ceffone e una testata, prima di perdere i sensi esala: “Badi, signore, che se osa alzare la voce con me…”.
Ogni giorno la cronaca sforna tre-quattro assist, a beneficio di un’eventuale opposizione: tutte palle alzate in attesa di qualcuno addetto alla schiacciata. Impresa titanica per il Pd, notoriamente acronimo di Per Disperazione. Ieri il Corriere pubblicava un commento di Salvatore Bragantini sulla mega-fideiussione prossimamente emessa da Intesa Sanpaolo per garantire il debito di Berlusconi & Fininvest verso De Benedetti per avergli fregato la Mondadori con una sentenza comprata da Previti (una cosina da 750 milioni): “Immaginiamo se Obama convocasse a Washington il gotha bancario Usa per garantire un suo debito personale: non sarebbe concepibile”. Anche perché in America l’opposizione c’è. E anche perché in America porcherie come l’operazione Alitalia, pilotata da Intesa Sanpaolo, finiscono in tribunale.
Sempre ieri La Stampa raccontava come Previti abbia appena staccato un assegno da 17 milioni per evitare un processo per riciclaggio e chiudere il contenzioso con la stessa Intesa Sanpaolo, proprietaria dell’Imi a suo tempo derubata di 1000 miliardi di lire dalla famiglia Rovelli grazie a un’altra sentenza comprata dalla premiata ditta Previti & C. Naturalmente i 17 milioni, secondo La Stampa, han fatto il giro del mondo fra le Bahamas e il Liechtenstein, nella migliore tradizione del nostro centrodestra off shore. Stiamo parlando di un soggettino che Berlusconi portò al governo nel ‘94 e in Parlamento nel ‘94, nel ‘96, nel 2001 e nel 2006: lo voleva addirittura ministro della Giustizia e solo grazie alla vista aguzza di Scalfaro, molto fisionomista, fu dirottato alla Difesa. A questo punto anche l’opposizione del Madagascar o dell’isola di Pasqua, con tutto il rispetto, chiederebbe conto al premier di questa vergogna a cielo aperto e, appena ciarla di complotti giudiziari e toghe rosse, lo incalzerebbe con qualche domandina semplice semplice. Scusi, ometto, ma se era tutto un complotto, perché Previti ha restituito 17 milioni sull’unghia? E ora che aspetta a chiedere scusa a Stefania Ariosto, ai pm di Mani Pulite e ai giudici di primo, secondo e terzo grado che condannarono il suo amico corruttore di giudici ed evasore fiscale e che lei e i suoi house organ avete diffamato e calunniato per 13 anni? Ancora una cosa, ometto: se i complotti ai suoi danni sono tutti come quelli che han colpito Previti, non sarà per caso colpevole anche lei? Infatti i diversamente concordi queste domande non le fanno. Mica siamo in Madagascar o nell’isola di Pasqua.