Studenti in piazza, la polizia carica
di Caterina Perniconi
Poliziotti con caschi, scudi e manganelli contro ragazzi inermi.
Sono queste le immagini che provengono dai cortei studenteschi di ieri in tutta Italia. In un periodo di attenzione mediatica nei confronti dell’operato delle forze dell’ordine, non sono comunque mancate le tensioni.
La più forte è stata a Roma, dove due giorni prima della manifestazione era stata revocata dal prefetto l’autorizzazione, già accordata dal questore, per il percorso degli universitari. Il prefetto si è appellato al nuovo protocollo comunale che prevede un unico corteo al giorno per non bloccare il traffico della Capitale, per di più in periodo di shopping natalizio.
“Ma il problema non era di ordine pubblico – dice Claudio Riccio, coordinatore di Link, coinvolto negli scontri – perché in questo modo sono stati creati molti più blocchi. E’ stata una scelta strumentale ed evidentemente politica, innanzitutto perché la comunicazione è arrivata dal prefetto e non dal questore e poi perché per la prima volta gli studenti sfilavano assieme a un sindacato organizzato, la Flc-Cgil, e si è voluto sciogliere il legame”.
I manifestanti sono partiti alle 9.50 da piazzale Aldo Moro, di fronte all’Università La Sapienza, e si sono diretti verso piazza della Repubblica per unirsi al presidio dell’Unione degli studenti e proseguire in direzione di viale Trastevere, sede del ministero dell’Istruzione.
“In prossimità della piazza – racconta Riccio – siamo stati bloccati dalla polizia e cordonati su tutti e quattro i lati. A quel punto abbiamo parlato con i poliziotti e proseguito con le mani alzate e il volto scoperto affinché ci aprissero un varco per confluire nell’altro corteo. Ma loro non si sono spostati, anzi, ci hanno caricato una prima volta, e poi una seconda in modo più violento. A quel punto siamo scappati in direzione del ministero dell’Economia e i poliziotti hanno cominciato a correre di fianco a noi, anche singolarmente. Mi hanno spinto contro un motorino e mi hanno preso a manganellate. Mi ha appena chiamato mio padre che ha visto le immagini al Tg3 e si è spaventato moltissimo”.
Gli studenti, che protestavano dietro lo striscione “Fanno il deserto e lo chiamano futuro”, hanno risposto col lancio di oggetti e poi si sono fermati in via XX settembre, di fronte al dicastero dell’Economia. “Il segnale importante – spiega Riccio – è che il corteo non si sia disperso. Non ci siamo fatti intimorire, noi eravamo disarmati e volevamo solo manifestare il nostro dissenso nei confronti di un governo che sta smantellando l’università pubblica e mettendo a rischio il nostro futuro. Alla fine, non volendo, siamo capitati sotto al ministero che ha più responsabilità in questa situazione”.
Il bilancio degli scontri, secondo Francesco Brancaccio, uno degli organizzatori, è di due feriti: un ragazzo che è stato ricoverato per una frattura alla mano e un altro colpito in faccia.
Dalla manifestazione della Cgil, è arrivata la solidarietà agli studenti del segretario della Flc Mimmo Pantaleo: “Hanno dato manganellate agli studenti – ha dichiarato dal palco – ed è un fatto gravissimo come lo è la scelta di aver evitato ai ragazzi di andare davanti al ministero”.
da Il Fatto Quotidiano del 12 dicembre