Ventottesimo giorno di protesta: oggi è probabilmente il giorno più
freddo dell’anno in tutta Europa, Roma compresa. Gelo e umidità ci
entrano nelle ossa (ieri notte siamo arrivati a -5), ma siamo tutti
attaccati a telefoni, computer e altri strumenti di comunicazione per sapere i risultati dell’incontro che finalmente abbiamo ottenuto per oggi coi rappresentanti del Ministero dell’Ambiente, dopo mesi di lotta e un inverno di occupazione.

Purtroppo, al gelo atmosferico si aggiunge quello che ci sentiamo
dentro tutti, alla notizia che la controparte ha mostrato, ancora una volta, totale chiusura: niente rinnovo dei contratti precari, nessun ritorno in servizio per chi è stato già allontanato e tanto meno garanzie
di avere in futuro contratti più stabili, che erano il vero obiettivo
delle nostre iniziative. Nessuno si aspettava un simile atteggiamento:
pensavamo che avrebbero proposto il prolungamento dei contratti, già
ci preparavamo ad incassare questo primo risultato, chiarendo che la
lotta non si sarebbe fermata fino a ottenere anche il resto.

Invece è arrivata questa doccia a dir poco gelida: una vita
professionale passata saltando tra tempi determinati, co.co.co.,
assegni di ricerca, borse di studio. E ora, lo Stato che ha usufruito
del nostro lavoro, delle nostre ricerche, ci tratta come estranei,
quasi come delinquenti, visto che subito dopo l’incontro è arrivata
una voce insistente, dall’entourage del ministro Prestigiacomo, che
parla di uno sgombero imminente, forse già stanotte. Tra i messaggi di
auspicio scritti sull’albero di Natale del tetto, qualcuno ha messo
Vicino le parole “Libertà” e “Non essere più ricattabile?” E’ per questo che
lottiamo, per questo ci dovete sostenere tutti nel nostro momento più
difficile. Per non essere più ricattabili, sul lavoro, e sopratutto
per essere ancora liberi. Oggi, purtroppo, noi non possiamo più darlo
per scontato. E voi nemmeno.

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