Ventinovesimo giorno di protesta: oggi è meno freddo di quelli passati, ma il vento è forte e si è scatenato un diluvio. Il nostro tendone sembra quasi una nave corsara in mezzo all’oceano, familiare per chi col mare ci lavora: speriamo che, da buoni pirati, riusciamo con la nostra testardaggine a sparigliare di nuovo le carte. Speriamo che il vento e la pioggia spazzino via i brutti pensieri di queste ore, il rischio sgombero sempre incombente, e l’umiliazione di non essere riconosciuti come interlocutori dalle istituzioni che ci dovrebbero sostenere.
Per fortuna continuiamo a ricevere centinaia di messaggi di solidarietà da tutto il paese, ci piace pensare di essere diventati un simbolo, ed è un’altra buona ragione per non cedere e andare fino in fondo. Ieri notte, la paura dello sgombero è stata attenuata dalla visita del deputato del Partito democratico Giovanni Bachelet, che ha passato buona parte delle ore più “a rischio” con noi e da buono scienziato (insegna Fisica all’Università) ci ha portato il suo sostegno e quello della presidente del Pd, Rosy Bindi. Al momento non ci è pervenuta nessuna risposta dal ministro, né di nessun altro esponente della maggioranza di governo. Noi continuiamo a pensare che la nostra sia una battaglia di civiltà, che non dovrebbe avere nessuna bandiera politica, e dovrebbe essere fatta propria da tutti gli schieramenti. Speriamo che anche nel centrodestra qualcuno la pensi così. Se ci sono si facciano vivi al più presto, il tempo è quasi scaduto.
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