“Stanno bloccando la trasformazione di una centrale Enel”
Il 5 gennaio, durante il suo intervento, l’impellicciata platea di Cortina Incontra lo ha più volte applaudito. E non poteva essere altrimenti. Perché agli occhi dei berluscones “il piccolo Vishinski”, come lo definiva fino all’altroieri l’ex presidente Francesco Cossiga e il resto del centrodestra, sembra cambiato.
Adesso che tutti in Parlamento, ma quasi nessuno nel Paese, parlano di riforme istituzionali, l’uomo giusto per il dialogo è diventato lui: l’ex pericolo pubblico numero uno, Luciano Violante. L’ex presunto capo della presunta spectre di magistrati anti Silvio Berlusconi che dopo aver accarezzato a lungo il sogno di essere nominato membro della Consulta, oggi più modestamente punta a un posto nel pantheon dei Padri (ri)costituenti.
Così, mentre non passa giorno senza che i pidiellini Paolo Bonaiuti e Gaetano Quagliariello lo elogino dicendo : “Per riscrivere la Costituzione bisogna partire dalla bozza Violante“, lui s’industria per apparire sempre più affidabile. Riuscendoci, tra l’altro, benissimo.
L’ultima sortita avviene tra le Dolomiti, durante un dibattito intitolato “Processo ai processi”. Qui Violante prima sfodera la soluzione per risolvere “i conflitti tra politica e magistratura”: cambiare la composizione del Csm e farne nominare per due terzi i membri dalle Camere e dal presidente della Repubblica. Un rimedio senz’altro efficace, visto che è difficile immaginare di trovare molte toghe disposte ad indagare o condannare qualche politico, sapendo che poi i partiti potranno prendersi la loro rivincita nell’organo, finora, definito “di autogoverno della magistratura”.
Poi, come per dimostrare che pure lui vuole fare sul serio, Violante sciorina qualche esempio. E, in attesa dell’introduzione di “un’alta Corte di giustizia costituzionale” a cui assegnare i procedimenti disciplinari contro le toghe, indica, pur non facendone i nomi, al Guardasigilli Angelino Alfano i pm su cui i suoi ispettori dovrebbero cominciare ad indagare: quelli della fin qui semi-sconosicuta Procura di Rovigo.
La loro colpa? Aver bloccato, sostiene Violante, la trasformazione di una centrale Enel a metano, “abbastanza inquinante”, in una centrale a carbone, meno inquinante (dice lui). Secondo l’ex presidente della commissione Antimafia infatti i magistrati avrebbero “intimidito la commissione di impatto ambientale” che doveva dare il via all’opera emanando per due volte un decreto in cui si scriveva, più o meno, “fateci avere le decisioni che prenderete. Cioè si presentava una richiesta di sequestro futuro”.
“Naturalmente”, spiega Violante, “tutti quelli della commissione non si riuniscono perché temono che la magistratura li metta sotto inchiesta”. Anche per questo la questione passa in mano al ministero dell’Ambiente. Ma i pm di Rovigo non si arrendono e chiedono pure al ministro “il provvedimento che verrà emesso”. Insomma, per Violante, siamo davanti a un chiaro esempio di come “l’organo giudiziario” sia diventato “un organo di governo”.
Può essere. Di certo però l’intervento di Violante a Cortina, ripreso pari pari dal suo libro “Magistrati”, è un chiaro esempio di conflitto d’interessi.
L’ex parlamentare è infatti l’animatore e il presidente di uno dei tanti think tank bipartisan nati negli ultimi anni: Italia Decide. Scopo nobile dell’associazione è quello di mobilitare energie “contro l’Italia del non fare”. E proprio per questo, accanto allo straordinario parterre dei soci promotori tra i quali compaiono, i nomi di Carlo Azeglio Ciampi e Gianni Letta, ci sono pure dei soci fondatori. Per esempio proprio l’Enel spa, che con la magistratura di Rovigo ha il dente avvelenato.
Un’inchiesta legata all’inquinamento prodotto dalla centrale di Porto Tolle in primo grado aveva portato alla condanna dei vertici dell’azienda. Poi in appello gli ex amministratori delegati Paolo Scaroni e Franco Tatò erano stati assolti, mentre per i dirigenti locali era stato pronunciato un nuovo verdetto sfavorevole, ora all’esame della Cassazione.
Anche per questo, mentre si moltiplicavano gli esposti e i ricorsi al Tar di comitati di cittadini, i pm di Rovigo hanno cercato di capire se installare una centrale a carbone comportasse dei rischi. E, come si legge in una delle lettere inviate al ministero dell’Ambiente, i consulenti tecnici della procura, dopo aver esaminato la documentazione, hanno segnalato “l’esposizione da parte di Enel di dati ritenuti non reali che portano a elaborazioni viziate”.
Come dire: secondo i periti lo sponsor “dell’associazione a-partisan” presieduta da Violante sta truccando le carte. Se sia vero o meno, a questo punto, lo possono stabilire solo le indagini. Per questo il 1 aprile dello scorso anno la magistratura ha chiesto al ministero “l’invio di tutti gli atti, note o pareri – successivi a quelli già inviati a quest’ufficio – emessi dalla Commissione Via” e da altri organismi.
Suscitando le proteste del padre costituente in pectore, Violante che ora denuncia tra gli applausi di Cortina “l’intimidazione”. L’idea di attendere l’esito dell’inchiesta , non sembra invece averla presa in considerazione.
Un po’ come era accaduto nel febbraio del 2006 quando i pm di Salerno e di Torino avevano chiesto al Parlamento di poter utilizzare alcune intercettazioni telefoniche indirette contro Vincenzo De Luca (Ds) e Ugo Martinat (An). I reati contestati erano gravi, ma la giunta per le autorizzazioni a procedere aveva deciso con voto bipartisan di mandare al macero le bobine.
Con un’unica eccezione, il diessino Giovanni Kessler. Il quale era però stato subito apostrofato dal capogruppo Violante: “Tu oggi hai votato contro un compagno! Come ti permetti?”. Kessler aveva ribattuto di aver agito secondo coscienza. E, tre mesi dopo, era stato uno dei tre deputati della Quercia non ricandidati dopo un’unica legislatura. Un modo come un altro per risolvere i conflitti tra politica e giustizia.
Da Il Fatto Quotidiano dell’8 gennaio