di Malcom Pagani e Luca Telese

Davvero ha sbagliato, Mario Balotelli, a dire che "il pubblico di Verona fa schifo"? L’ammenda che ha colpito "il primo dei nuovi italiani" è una storia-simbolo – anche se pochi lo notano – nel giorno degli scontri etnici di Rosarno, quando l’Italia riscopre la “nerofobia”. Non si parla di due storie diverse, in fondo, ma della stessa. Balotelli è antipatico, dicono. Forse: ma lo sarebbe altrettanto, se non fosse nero?

ll suo caso merita una discussione che esca dai bar per almeno due motivi. In primo luogo perchè qualsiasi sindaco, che non fosse Flavio Tosi – primo cittadino leghista – avrebbe ammesso che la sua città non è esente da colpe, e che (anzi) si candida a capitale del nuovo razzismo "pop": insulti, pestaggi, omicidi. Tutta Verona? Tutti i tifosi? Ovviamente no. Ma gruppi di facinorosi che agiscono a Verona sì. E in secondo luogo perchè, malgrado il regolamento preveda squalifiche draconiane per gli stadi dove risuonano cori razzisti, le squalifiche non arrivano quasi mai.

In attesa di provvedimenti, Balotelli e tanti come lui – con la pelle di un altro colore – giocano ogni domenica sommersi da ingiurie, a partire dal vergognoso: "Buuuu!". Dicono: un campione deve contenersi (se anche il pubblico lo fa). Dicono: ma in fondo gridare "negro", allo stadio, è come dire "arbitro cornuto": non un’offesa, ma uno slogan. Peccato che l’arbitro sappia di non essere cornuto, mentre tutti sanno che Balotelli è nero davvero.

Così come era nero (olandese) Michel Ferrier, giocatore che nel 1996 il Verona voleva acquistare, e che invece la società decise di lasciare dopo la simpatica esposizione di un manichino (nero) a grandezza naturale da parte dei buontemponi della Curva. Era impiccato agli spalti. Se l’è ricordato, il buon Tosi, prima di indignarsi?

All’alba degli anni ‘70 Verona era la spensierata capitale del calcio dove girava e faceva sognare Gianfranco Zigoni: giocatore un po’ hippie, capelli lunghi, passeggiate in pelliccia (sotto nudo) con un pavone al guinzaglio.

Poi fu la città dello scudetto-miracolo con l’allenatore “comunista”, il mitico Osvaldo Bagnoli. Poi il gioco iniziò a farsi serio, anche se sembrava una burla: "Vesuvio, ammazzali tutti!", scrissero i tifosi del Verona per accogliere ill Napoli. E la truculenza fu solo in parte neutralizzata dalla genialità della risposta ("Giulietta è ‘na zoccola").

Questo nell’unica città d’Italia dove è stato aggredito da gruppi di destra un procuratore capo (Mario Schinaia) e dove un giovane grafico, Nicola Tommasoli, fu ammazzato di botte, da altri teppisti di destra, perchè portava un orecchino. Propio sicuri che a sbagliare sia solo superMario?

Da Il Fatto Quotidiano del 9 gennaio

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