Nel caos della politica italiana, almeno un punto fermo, un ancoraggio sicuro, una certezza granitica resiste alle intemperie: quando Berlusconi ha un problema, il centrosinistra glielo risolve. Gli azzeccagarbugli del satrapo, uomini di poca fede, son sempre lì che si arrabattano alla ricerca dell’ennesimo salvacondotto, rovinandosi la vita, la vista, il fegato e le ferie, e non pensano mai alla soluzione più semplice: basta aspettare qualche giorno e salta fuori qualcuno del Pd (Partito Domestici) con la formula magica.
Accadde nel 2003, quando Maccanico prestò al Cavaliere il suo prezioso lodo per le alte cariche. Riaccadde pochi mesi dopo, quando Boato, ex Lotta continua ed ex Psi (premio Una Vita per la Legalità), s’inventò la legge che impediva ai magistrati di usare le intercettazioni dei delinquenti se vi compariva, anche per un nanosecondo, la voce di un parlamentare.
Da un paio d’anni, poi, quando al governo non viene in mente una porcata, gliela suggerisce Violante: dalla legge per aumentare i politici nel Csm, a quella per staccare la polizia giudiziaria dalle procure, fino all’ispezione contro la Procura di Rovigo che osa indagare su una centrale dell’Enel incurante del fatto che l’Enel finanzia la fondazione di Violante.
Ma ora una nuova stella brilla nel firmamento dell’inciucio: la senatrice migliorista, anzi peggiorista Franca Chiaromonte (Pd) che, assieme a un altro figlio d’arte, Luigi Compagna (Pdl), ha appena depositato un ddl per ripristinare l’autorizzazione a procedere per le indagini sui parlamentari, abrogata nel ‘93.
Incontenibile l’entusiasmo del sen. Quagliariello, che da mesi si arrabatta intorno a un lodo Alfano-bis a turboelica costituzionale e per di più deve pure tentare di spiegarlo a Gasparri: dice che il Pdl potrebbe fare propria la Compagna-Chiaromonte al posto del turbolodo. Se la legge è targata Pd, nessuno potrà più chiamarla ad personam.
Il fatto che l’autorizzazione a procedere fosse stata pensata dai costituenti per proteggere le opposizioni da inchieste "politiche" di una magistratura troppo legata al governo, mentre qui si parla di processi al capo del governo per reati comuni come la frode fiscale e la corruzione di un testimone commessi da un imprenditore e non da un politico, per gli analfabeti bipartisan non rileva.
Prim’ancora di ripristinare l’articolo 68, lorsignori già confessano di volerlo violare. Infatti la senatrice peggiorista si vanta sulla Stampa: "Non ho mai votato sì a un’autorizzazione a procedere. I parlamentari vanno garantiti nel loro lavoro". Bene brava bis. Uno s’intrufola in Parlamento (nemmeno eletto, ma autonominato), poi si mette a rubare e, se i giudici lo scoprono, la sora Franca gli fa da scudo umano: "Di qui non si passa, dobbiamo garantire il ladro, lo vuole la Costituzione".
Naturalmente, spiega questa Alfano in gonnella, con la sua proposta Berlusconi non c’entra: "Non è possibile che ogni cosa venga riportata a lui. Non possiamo farci paralizzare e sacrificare qualsiasi iniziativa politica a causa dei problemi del premier".
Ecco: il fatto che abbia presentato la leggina all’indomani della bocciatura del lodo Alfano è una pura casualità. Lei, infatti, l’immunità la sogna fin da quando fu abolita: "Sono vent’anni che ci ripenso e ancora m’incazzo".
Anche perché i giudici le portarono via quella squisita personcina di Craxi, "fatto fuori da una deriva giustizialista". È fatta così: anziché incazzarsi per le ruberie di Craxi, freme di sdegno civile perché la casta ha perso l’immunità.
Violante concorda: "Ci si può ragionare, ma solo nella cornice più ampia delle riforme costituzionali". Giusto: se vuole l’impunità, Berlusconi deve prima devastare la Costituzione assieme al Pd, altrimenti ciccia. Gliele ha cantate chiare, Violante. “La trattativa – secondo Repubblica – la starebbero conducendo i due Letta (Gianni ed Enrico) per ciascuna delle due parti". Gianni per il Pd, Enrico per il Pdl.
Da Il Fatto Quotidiano del 9 gennaio