Nelle dichiarazioni di Massimo Ciancimino viene nominato Enrico La Loggia, vice presidente del Pdl alla Camera ed ex ministro per gli Affari regionali. A lui Romano Tronci – esperto di energia che avrebbe agevolato l’espansione degli affari di Ciancimino nell’est europeo – avrebbe versato una tangente di 50 milioni, secondo le rivelazioni del figlio di don Vito.
I pm che interrogano Ciancimino jr partono da un appunto scritto di propria mano che comincia con la dicitura: "Aziende sotto pressione 1980-1991", al quale seguono nomi di imprese, imprenditori e uomini politici. Si parla della Impregilo, dell’acquedotto dello Jato, di una sopraelevata in cui Vito Ciancimino avrebbe fatto da garante e che avrebbe portato alla stipula di un "contratto" con Buscemi.
Poi Benny D’Agostino (socio della Sicula Brokers con Renato Schifani, ndr) per i "lavori marittimi litoranea verso Bagheria". Ancora Panzavolta, Ferruzzi e Gardini. Negli stessi appunti si tira in ballo anche Leoluca Orlando.
"Vaselli, Cozzani e Silvestri accordo Leoluca Orlando” scrive Ciancimino facendo riferimento a lavori di manutenzione. "La fideiussione fatta da Cozzani e Silvestri era controgarantita da Vaselli” continua annotando fra parentesi “Orlando sapeva?”. Poi si passa al settore ambientale, “mio padre fuori, gestiva direttamente da Lima, con Thermomeccanica Di Benedetto delegato da Lima”.
E proprio all’ex esponente Dc assassinato dalla mafia, Ciancimino dedica un paragrafo: “Contratto con Lima cui mio padre addebitava la sua rovina” scrive Ciancimino mettendo fra parentesi il nome di Andreotti e aggiungendo che “non solo lo tagliò fuori da… ma prese poi in giro amico storico.
Versamenti successivi dei soldi dati a mio padre furono versati a Lima”. Infine la scritta: “Presa in giro su lavori nuovi, vedi esempio La Loggia 50 milioni” e fra parentesi i nomi di La Loggia e Sciangula.