Sono state sanate 300 mila persone giusto a settembre del 2009. Che si aggiungono così alle precenti 300 mila già “emerse”. Solo il 22,3% delle donne che lavorano nelle case italiane, badando agli anziani e facendo le domestiche è di nazionalità italiana. Il 77.7% è straniero. Il 20% proviene dalla Romania, il 12,7% dall’Ucraina, il 9% circa dalle Filippine e il 6% dalla Moldavia, per citare le comunità etniche e nazionali più numerose. Seguono Perù, Ecuador, Polonia e Sri Lanka, con percentuali che vanno dal 3,6 al 2,8% e rappresentanze minori di numerosi altri Paesi, europei, asiatici, africani e sudamericani. La criticità del settore è quella di denunciare meno ore lavorative rispetto a quelle effettuata. E, come sempre accade, il lavoro sommerso genera una pressione al ribasso dei salari e delle condizioni di lavoro. Anche in questo caso, se gli immigrati incrociassero le braccia si creerebbe un black out assoluto. Forse ne trarrebbero vantaggio gli istituti di ospitalità per gli anziani. Ma anche quelli sono pieni di infermiere e operatrici straniere.

Da Il Fatto Quotidiano del 16 gennaio

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