Le regole per fare solo del bene

di Mauro Mauri

Ora che la macchina umanitaria sta accelerando, è chiaro che il futuro del popolo haitiano torna nelle mani degli ex colonizzatori bianchi, senza il cui aiuto non potrà mai rialzarsi.Anche perché nuove scosse d’assestamento – come quella di 4,5 gradi della scala Richter di ieri –, rendono la situazione sempre più disperata.

Ci sono da organizzare i soccorsi di prima necessità,prestando attenzione a come ci si muove quando si interagisce con una realtà socioculturale diversa dalla nostra. Si deve farlo apprendendo dagli errori del recente passato, come quanto accaduto in occasione dello tsunami e del ciclone Nargis abbattutosi sul Myanmar. A suo tempo dall’Italia partirono container che, oltre a prodotti assolutamente indispensabili, ne includevano alcuni d’intralcio: come i pacchi di sale, inutili a chi vive a contatto col mare.

Nemmeno servono i pannolini per i bambini: non sono utilizzati nei paesi caldi. Anche l’olio d’oliva non sempre è gradito – troppo saporito- ma l’olio di arachidi va benissimo. Prodotti secchi, facilmente trasportabili e conservabili, come farinacei, riso e legumi sono ottimali, al pari dei biscotti secchi, non cremosi. Inutile mandare zucchero nei paesi da cui proviene, così come donare tonno in scatola a chi vive sul mare: meglio solido materiale da pesca.

Niente vestiti pesanti o lussuosi, ma serve abbigliamento intimo, da uomo e donna, visto che di raro viene inoltrato a chi ha perso tutto: l’importante sia pulito. Inoltre servono prodotti per l’igiene femminile. Anche l’ex presidente Bush, incaricato del coordinamento degli aiuti Usa, ha dato delle regole: "Non coperte o acqua ma contanti".

Un problema contiguo e dunque è la gestione degli aiuti, che se arrivano nelle mani avide di funzionari governativi corrotti (quasi tutti) anziché ai bisognosi finiscono nei mercati. Di solito quanto gestito dalla Chiesa raggiunge i bisognosi, a prescindere dal loro credo religioso, come evidenziò la Birmania buddista, che a apprezzò anche l’azione delle ong.

Più complessa la gestione dei fondi economici.

Quanto accaduto in Myanmar è l’esempio negativo di come agiscono le istituzioni internazionali, visto che il regime riuscì ad accaparrare il 25-30% di quanto destinato alla ricostruzione. A suo tempo John Holmes, responsabile Onu per gli aiuti umanitari, dapprima ammise anomalie nella contabilità "dobbiamo rintracciare una decina di milioni di dollari" ma erano almeno il doppio; poi sostenne che era una perdita fisiologica dovuta alla transazione valutaria: la Giunta militare ringraziò continuando a far la cresta. Non meglio andarono gli aiuti Ue passati attraverso i locali rappresentanti delle istituzioni.

Da Il Fatto Quotidiano del 17 gennaio

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