Società

Contro i boss fino in fondo, anche da solo

Con sé portava sempre una frase di Kennedy: "Un uomo deve fare il suo dovere sino in fondo, quali che siano gli ostacoli, quali che siano le conseguenze; è questa la base della moralità umana".

Da uomo dello Stato Giovanni Falcone l’ha onorata fino alle 17.56 del 23 maggio 1992 dopo avere scoperto, per primo, il volto della Piovra, messo a nudo nel 1984 da 366 mandati di cattura che avevano colpito quelli che nessun organo dello Stato aveva mai osato colpire: capi mandamento, capi famiglia, l’esercito di picciotti, killer e gregari, il popolo di Cosa Nostra.

Nel Pantheon civile dell’Italia di oggi, il suo è un posto in prima fila, conquistato all’inizio degli anni ’80 quando sosteneva, isolato: se il crimine è organizzato lo Stato deve esserlo ancora di piu. Il modello giudiziario era il pool sperimentato ai tempi del terrorismo, quello investigativo era importato dall’America: faceva spesso la spola tra le due sponde dell’Atlantico, nel giardino della scuola dell’Fbi a Quantico, in Virginia, un busto ricorda il suo sacrificio.

Professionalità e meriti antimafia non gli bastarono per diventare capo dell’ufficio istruzione: il Csm gli preferì nel 1988 l’anziano Nino Meli regalandogli la prima amarezza della sua carriera e aprendo la stagione delle polemiche e dei veleni. E delle minacce: "Lei è il Maradona dei giudici – gli disse un giorno Michele Greco, il capo della Cupola – per fermarla bisogna farle lo sgambetto". Lui lo sapeva di essere il primo della lista.

La signora vestita di nero si presentò un pomeriggio di primavera avanzata, sull’autostrada Punta Raisi-Palermo. Fedele alle parole di Kennedy, Falcone ne completò il concetto attingendo alle proprie radici: "Sono un siciliano – disse alla giornalista Marcelle Padovani – per me la vita vale quanto il bottone di una giacca". E aggiunse, spiegando i rischi del suo mestiere: "Si muore quando si è soli, o quando si è entrati in un gioco troppo grande". Adesso che si rilegge la storia di quegli anni, forse si scoprirà che Falcone, motore nell’ultimo periodo della sua vita di iniziative antimafia senza precedenti condivise da quel governo, almeno in quell’occasione non rimase solo.

Da Il Fatto Quotidiano del 20 gennaio