Parla il procuratore antimafia Antonio Ingroia, bersaglio delle minacce dei boss

di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza

La strategia stragista? "É un rischio concreto". Le aggressioni delegittimanti della politica? "Espongono i magistrati agli occhi dei mafiosi". Si sente protetto dallo Stato? "Non siamo su standard ottimali, ma non possiamo chiedere di più. Vedo però troppe blindate assegnate ai politici piuttosto che ai magistrati. Capisco che è una scelta, sarebbe interessante conoscerne le motivazioni".
Dopo l’allarme attentato segnalato da tre anonimi che hanno indicato quattro magistrati di Palermo e Caltanissetta nel mirino di Cosa Nostra e di chi se ne serve, parla il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia, uno dei pm citati come bersagli nelle missive.

Dottore Ingroia, le continue aggressioni delegittimanti nei confronti della magistratura che indaga sulle stragi e sui rapporti tra Cosa Nostra e pezzi dello Stato rischiano di esporre ulteriormente i pm antimafia?

 

Sicuramente non agevolano. É noto che operando in territori in cui sono presenti i poteri criminali la migliore difesa è la forza della coesione istituzionale. Se si espone qualcuno accusandolo di parzialità, che è la peggiore accusa che si possa fare contro un magistrato, lo si espone anche agli occhi dei mafiosi che possono pensare che il magistrato sia uomo di parte, anche nei loro confronti.

É davvero fondato l’allarme su un ritorno allo stragismo?

 

Al di là della vicenda specifica, della quale si occuperanno i colleghi di Catania, il rischio che ci sia un innalzamento del tiro, che si possa pensare ad un salto di qualità nelle strategie violente credo sia concreto. Le organizzazioni mafiose si muovono in modo sinergico e non parcellizzato: il primo sintomo di effervescenza è nella ‘ndrangheta, in Calabria. Il fatto che Cosa Nostra non abbia una guida unica, che continui a mantenere la barra sulla strategia della tregua, adottata a suo tempo da Bernardo Provenzano, potrebbe far venire la tentazione a qualcuno che voglia acquisire il comando dell’organizzazione mafiosa, di mettersi in azione.

Nelle indagini antimafia di questi anni è emerso un convitato di pietra, i servizi cosiddetti "deviati", presenti specialmente in questa nuova stagione investigativa segnata dalle rivelazioni di Massimo Ciancimino e del pentito di Brancaccio Gaspare Spatuzza. Cosa avrebbe oggi da guadagnare Cosa Nostra da nuove stragi?

 

Non mi piace fare ragionamenti sulle ipotesi, bisogna pensare che in questo momento non esiste una direzione strategica unica mafiosa. Ci sono stati dei segnali per cui Cosa nostra vuole dimostrare che non è in ginocchio per poter rivendicare o chiedere qualcosa. Che si possa voler ripristinare un braccio di ferro con il sangue, è un’ipotesi che non mi sentirei di scartare.

Parliamo di sicurezza dei cosiddetti “bersagli sensibili”. Lei oggi ha espresso la preoccupazione per gli uomini delle scorte. É soddisfatto del livello di sicurezza garantita dallo Stato nei vostri confronti in questo nuovo clima di allarme? Che cosa chiederebbe agli organi preposti alla protezione dei magistrati e degli agenti?

 

Dal punto di vista della sicurezza non è che siamo su standard ottimali, ma non credo si possa chiedere di più, almeno sulla carta. Temo che soprattutto i tagli di bilancio al comparto giustizia e al comparto sicurezza possano avere degli effetti nel settore dei mezzi di trasporto a disposizione dei magistrati, ma soprattutto degli agenti di scorta. Pochi giorni fa una macchina dei poliziotti di scorta si è fermata, e gli agenti hanno dovuto spingerla. La mia sensazione è che talvolta i mezzi e gli strumenti vengano indirizzati per la tutela degli uomini politici anzichè dei magistrati. É una scelta che avrà una sua motivazione, sarebbe interessante conoscerla.

In queste ore avete incassato, tra le altre, anche la solidarietà della Confindustria, che si dice in prima linea nella lotta alla criminalità. É la prima volta? Come valuta questa posizione della Marcegaglia?

 

Non so se è la prima volta, ma sicuramente negli ultimi anni si è registrata una posizione coraggiosa e senza precedenti, prima del presidente Montezemolo e poi della Marcegaglia, che dimostrano una sensibilità nuova e la consapevolezza della necessità di far pulizia all’interno delle imprese. Magari ci fosse anche all’interno della politica la stessa buona intenzione.

Tra gli attestati di solidarietà registrati in queste ore manca forse il più importante, quello del governo. Come valuta il silenzio del premier su una materia così delicata?

 

Non spetta a me fare alcun commento su questo.

Da Il Fatto Quotidiano del 20 gennaio

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