di Superbonus

Ci siamo: i toni del presidente del Consiglio iniziano a cambiare, da: "Aboliremo l’Irap" e "abbasseremo le tasse, dobbiamo essere soddisfatti di essere riusciti a non mettere nuove tasse".
Lo ha detto Berlusconi in Toscana venerdì, e la frase campeggia a tutta pagina sul sito Internet del Pdl. La distanza fra le promesse funamboliche e la prossima finanziaria che dovrà trovare 30 miliardi di euro fra tagli alla spesa e nuove entrate doveva essere accorciata. Ed è stato fatto con cautela, introducendo gradualmente la pillola che dovremo ingoiare fra la seconda metà del 2010 e l’inizio del 2011.

Inizia a spaventare come i mercati finanziari stanno reagendo ai conti pubblici di Grecia, Spagna e Portogallo e soprattutto spaventa lo spread di 0,90 per cento in più rispetto alla Germania che l’Italia pagava ieri sul suo debito decennale.

Non c’è una buona aria sui mercati per chi promette troppo, parla troppo e spende troppo. Fino a ieri noi avevamo tutte e tre le caratteristiche. Berlusconi ha vissuto il periodo di Tangentopoli a Milano e sa bene che più che per le le ruberie, la gente era indignata dal fatto che quella classe politica aveva portato il paese sull’orlo del baratro finanziario.
Quindi il presidente del Consiglio si prepara a servire due piatti indigesti: il primo sarà un condono fiscale per le imprese, così generoso e di maglia larga da fare impallidire gli abitanti delle isole Cayman. Il secondo una manovra fiscale per racimolare i miliardi che ancora mancheranno all’appello.

Probabilmente si tratterà di nuovi tagli allo stato sociale, forse alla polizia, sicuramente alla giustizia. Negli anni in cui ha governato Berlusconi il debito pubblico è aumentato di 400 miliardi di euro e le tasse non sono scese di un centesimo. E l’impressione è che si navighi a vista per rimandare quanto più a lungo possibile il momento in cui i 1.800 miliardi di debito ci si ritorceranno contro. Il governo si comporta come un equilibrista che si ferma al centro della corda per riprendere il bilanciere, fare una piroetta e proseguire verso la fine della corda.

Cioè verso l’immunità dai processi, la blindatura dell’impero Mediaset e il benessere di pochi cortigiani. Dall’altra parte della corda si lascerà un paese con un peso troppo grande per poter attraversare il passaggio indenne. Ma i funamboli devono stare attenti al vento. I mercati finanziari oscillano pericolosamente e talvolta anticipano i tempi delle crisi, provocandole essi stessi. Il debito pubblico italiano è un sorvegliato speciale e se i collocamenti dei bond greci o portoghesi per un qualsiasi motivo dovessero arenarsi, dopo toccherebbe all’Italia pagare il prezzo del "terzo debito pubblico del mondo ma non della terza economia del mondo".

Da il Fatto Quotidiano del 24 gennaio

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