De Magistris: Pd e Idv alleati anche in Campania e Calabria
Nel giorno in cui sui giornali si apre il dibattito sulla natura del patto appena siglato fra Italia dei valori e Partito Democratico Luigi De Magistris è prudente: “Va bene, ma serve uno scatto in più”.
Onorevole De Magistris, è contento oppure no?
Sono felice, è un riavvicinamento importante, che Di Pietro ha trattato in prima persona con Bersani. Però…
Ha dei dubbi?
Al contrario: io credo che questo sia un passaggio necessario, in vista dell’obiettivo che per me è più importante, la ricostruzione di una grande alleanza di opposizione.
Allora la perplessità quale era?
Quello che non sia ancora abbastanza: l’unica cosa che non ci serve è una sorta di pax pre-elettorale. che non scioglie i nodi.
Ovvero?
Questo patto non può e non deve essere un accordo finalizzato solo al voto. Se fosse così nessuno ci capirebbe. Servono passi in avanti, e anche coraggiosi.
Lei ha in mente qualcosa di preciso, a che si riferisce?
Ad esempio alla Calabria e alla Campania. Che cosa vuol dire il fatto che non siano incluse in questo accordo? Che segnale è? Sono due delle regioni più importanti del sud, quelli in cui la questione morale è diventata un simbolo. Possiamo permetterci di tenerle fuori, come se fossero un accessorio?
Ci sono anche altre regioni…
Che troviamo un punto di intesa in Emilia Romagna mi pare logico. Che non riusciamo a trovarlo a Napoli o a Reggio Calabria mi pare assurdo. Non trova?
Cosa impedisce che il patto sia nazionale?
Lo sappiamo bene. Il fatto che le lotte intestine del Pd renda difficile un chiarimento anche dentro quel partito. Finché il Pd non si decide noi non possiamo portare un contributo.
Lei ha anche dei nomi precisi in testa?
Allora…in Campania c’è una grande opportunità, quella di candidare un uomo come Raffaele Cantone. Una persona cristallina, un simbolo vivente della legalità. E’ possibile che un uomo così debba diventare una risorsa solo per L’Italia dei valori?
Lei crede che i giochi siano chiusi?
Per nulla. Però per poter esporre un magistrato come Raffaele, credo che si possa e si debba arrivare ad una indicazione di coalizione. Vorrebbe dire che tutti quanti siamo in grado di ascoltare i segnali che ci arrivano dalla base.
Sta parlando della Puglia?
Direi che è un caso esemplare. Un enorme voto popolare ha indicato un candidato che gli apparati di partito avevano scartato.
Lei lo aveva sostenuto lo stesso.
Oh, certo. Guardi, vedo che adesso tutti dicono: “Ovvio che Vendola abbia vinto, tutti volevano lui”. Peccato che prima di domenica si sostenesse il contrario. Per quel che mi riguarda c’è anche una prova.
Quale?
Sabato mattina, a Roma, presento il mio libro insieme a Nichi. Ho messo questo incontro in agenda, mesi fa, senza bisogno di sapere cosa sarebbe accaduto alle primarie. Se avesse perso per me non sarebbe cambiato nulla, perchè conosco il suo valore.
Si parlava anche di lei, come possibile candidato…
Ho avuto moltissime sollecitazioni. Partiti, associazioni, movimenti…
E perchè non si è candidato, allora?
Perché sono stato appena eletto in Europa. Alla presidenza di un commissione in cui mi occupo del Sud, di fondi europei, di spesa, delle regioni a obiettivo uno…mollare tutto per chiedere ancora voti non sarebbe stato serio.
Quindi in Campania il suo uomo è Cantone?
Certo, vorrebbe dire tante cose insieme: rigore, legalità, discontinuità, valori. Vede, De Luca è una persona di valore: ma è sotto processo per dei reati gravi, che rendono del tutto inopportuna la sua designazione.
Per non parlare di Bassolino, che cerca la continuità con la sua esperienza attraverso un suo candidato. Ebbene, non si può non voltare pagina, nel momento in cui il centrodestra mette in campo il sistema Cosentino.
Quindi se ci fossero De Luca o Bassolino sarebbe impossibile il vostro sostegno alla coalizione?
Di Pietro lo ha detto tante volte, e io concordo con lui. In Campania il discrimine deve essere fra la legalità da un lato e l’affarismo e la criminalità dall’altro.
E in Calabria, invece?
Anche lì c’è una bellissima figura. Sto parlando di un imprenditore come Callipo: non appartiene ai partiti, ha fatto battaglie di legalità, è un uomo di successo… Ma come è possibile, mi chiedo, che si preferisca una piccola conta interna nel Pd a una risorsa di questo tipo? Non fa parte dell’Italia dei valori, ma apprezziamo il suo coraggio e lo sosterremo.
A proposito: a giorni c’è il congresso dell’Idv. Lei è un grande oppositore o un grande alleato di Di Pietro?
(Sorride) Guardi, se ne sono scritte di tutti i colori. La verità è che io ho sempre detto una sola cosa: la leadership di Di Pietro non si discute.
Però non ha lesinato critiche.
Questo non vuol dire che non sia necessario una apertura a una nuova classe dirigente nel partito. Quando dico che serve una nuova coalizione, penso ai movimenti, alle associazioni, al popolo del No-B-day…
Cosa dirà dal palco?
Porterò le mie idee: quelle delle 500mila persone che mi hanno votato: servono partiti aperti, turn-over, primarie…
E cosa dirà agli autoconvocati che criticano il vertice e tifano per lei?
Che bisogna ascoltare quello che dicono. Sapendo anche che, in alcuni casi, certi malumori sono strumentalizzati da qualche insoddisfatto. Ma che il cambiamento serve.
Quale?
Noi siamo ormai un grande partito di opinione. Il nostro gruppo dirigente deve essere in grado di recepire la spinta che ci arriva dagli elettori.
Da il Fatto Quotidiano del 28 gennaio