Il rosso è meno del previsto : si temevano 245 milioni Sul digitale pochi investimenti. Aumentano i dipendenti

L’’ultima geniale pubblicità di Mauro Masi: come festeggiare il passivo nei conti.
Il direttore generale della Rai annuncia con clamore il rosso di 118 milioni di euro previsto nel 2010. Dicono: un successo insperato, a fronte di una tendenziale di -245 milioni.

Le tendenze durano poco, il tempo di una stagione o di un trimestre di cassa. Eppure i 118 milioni – destinati a lievitare con i nuovi contratti (Maurizio Belpietro, Maurizio Costanzo…) e le liquidazioni – sono pur sempre il doppio dei circa 50 del 2009 (secondo Masi) che, soltanto in aprile, saranno inseriti nel bilancio consolidato.

Il Cda. Il consiglio di amministrazione della Rai – con sei voti a favore, due astenuti (Rodolfo De Laurentiis e Giorgio Van Straten) e un contrario (Nino Rizzo Nervo) – ha approvato il cosiddetto budget: nella manovra finanziaria da oltre 3 miliardi, tra una sforbiciata ai capitali per radio e tv (il 5 per cento) e un aumento del costo del lavoro (il 2,5), l’unica certezza sono le perdite.
E con una mossa di abilità, per cercare un consenso unanime, Masi ha ritirato il piano industriale che, tra cifre e asterischi, è il solo documento che può illustrare le strategie aziendali.
Rizzo Nervo fa a brandelli l’entusiasmo: "Il budget prevede un risultato economico negativo e interventi di una certa importanza concentrati sul prodotto. Il testo è stato presentato come il primo passo verso il piano industriale del prossimo biennio: non l’hanno definito né consegnato".
La Rai è affogata dai debiti verso società terze e tenta di appigliarsi a creditori interni, satelliti del gruppo che soffrono la medesima depressione.
La gestione Masi ha ereditato i milioni "fisiologici" degli ammortamenti e i costi esterni per realizzare le trasmissioni: se i dipendenti crescono di 156 unità e salari e stipendi sfiorano i 950 milioni (più incentivi e pensioni siamo oltre il miliardo per il bilancio), le risorse per le tre reti generaliste e la radiofonia scendono in media del 5 per cento.
Un risparmio di circa 20 milioni presto dirottato sulle assunzioni forzate e le promozioni (in particolare a Radio1 di Antonio Preziosi).

Il buco. Il settembre scorso, in commissione di Vigilanza, Masi aveva pronosticato un buco di 600 milioni sino al 2013: aveva il desiderio – sorvegliato dal governo – di fare bella figura.
Così ieri, deciso che 118 milioni in rosso per quest’anno era un buon risultato, l’azienda ha salvato cinque sedi estere in chiusura: le remote corrispondenze dall’Argentina e dal Kenya.
Tra opere strutturali e incentivi per i palinsesti, il digitale terrestre – che a fine anno raggiungerà il 67 per cento degli italiani – avrà circa 65 milioni di euro per l’acquisto di contenuti.
La pubblicità dovrebbe aumentare del tre per cento, ma era reduce da un crollo del quattro. Non cambia molto in Rai, tranne il passivo che raddoppia.

Presidio a Milano. La novità è l’ufficio del Tg1 ordinato dal direttore Augusto Minzolini a Milano e affidato al vice Enrico Castelli, affiancato da una collega di Raisport (Federica Balestrieri) e una redattrice (Elena Fusari).
L’assemblea del sindacato ha deciso all’unanimità un giorno di sciopero per protestare contro l’invasione minzolinana e per proteggere la testata regionale.

Da il Fatto Quotidiano del 29 gennaio

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