Politica

Milano 2 dei misteri

Le rivelazioni di Ciancimino e una città costruita da holding svizzere e prestanomi

Quando parla di Milano 2, Silvio s’illumina: “Credo che sia venuta fuori praticamente senza difetti. Tutta la gente che ha preso appartamento lì è felicissima di vivervi”, dice a Paolo Guzzanti, che lo riporta nel suo ultimo libro-intervista.
“Quando io l’ho presa, era un prato senza un albero. È venuto fuori un parco”.

La città ideale, con ampi spazi verdi, sentieri per i pedoni, piste per le biciclette e strade per le auto.

“Tutto un lavoro certosino fatto con la volontà e l’orgoglio di inventare una nuova formula urbanistica”.
Peccato che a rompere l’incanto ora arrivino, da Palermo, le parole di Massimo Ciancimino: “Parte del denaro di mio padre, negli anni Settanta, fu investito in una operazione edilizia chiamata Milano 2”, dice il figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo Vito Ciancimino. “Aveva stretto un patto con i boss Nino e Salvatore Buscemi e Franco Bonura“.

La città ideale. La città ideale di Silvio Berlusconi nasce tra il 1969 e il 1979 a Segrate, periferia nordest di Milano. È firmata dagli architetti Giancarlo Ragazzi, Giuseppe Marvelli e, per la parte paesaggistica, Enrico Hoffer. Ma Silvio i meriti per la visione innovativa li attribuisce tutti a sé. Ha voluto lui, racconta, i ponti pedonali per evitare qualsiasi attraversamento del traffico, i percorsi separati per auto e pedoni. E poi il laghetto, il parco giochi, le strutture scolastiche, lo sporting club

Il “prato senza alberi” nel Comune di Segrate apparteneva al conte Leonardo Bonzi, che lo vendette a Berlusconi per 3 miliardi di lire. L’area era edificabile solo in parte e non è vero che fosse un prato vuoto: c’erano cinque vecchi palazzi, abitati da cittadini che non avevano alcuna intenzione di abbandonarli per lasciare libero corso alle luminose intuizioni urbanistiche del giovane Silvio.

Si arrenderanno, con il tempo, anche a causa di pressioni, minacce e piccoli attentati, come raccontano Leo Sisti e Peter Gomez nel libro L’intoccabile (Kaos editore).

Assegni in bocca. Le licenze edilizie arrivano dagli uffici comunali, malgrado Segrate sia amministrata da una giunta socialcomunista. Molti anni dopo, il 9 maggio 2003, durante un intervento a braccio al Forum sulla pubblica amministrazione, Berlusconi dice con enfasi: “Giravo gli uffici comunali con l’assegno in bocca”. Chissà a che cosa si riferiva.

Complessa la storia dei finanziamenti dell’operazione Milano 2 e dei veicoli societari per realizzarla. Era il giorno del suo trentaduesimo compleanno, il 29 settembre 1968, quando viene fondata a Milano la Edilnord. È la seconda società con questo nome, la prima era servita per costruire un quartiere di villette nella vicina Brugherio.

La Edilnord Centri Residenziali Sas di Lidia Borsani e C., nata nell’autunno di un Sessantotto in cui i coetanei di Silvio avevano altro a cui pensare, è una società per accomandita. Socia accomandataria è, appunto, Lidia Borsani. Chi è? Una giovane cugina di Berlusconi, che gentilmente si presta a schermare l’intraprendente Silvio.

Accomandante, invece, è una finanziaria svizzera dal nome impronunciabile, l’Aktiengesellschaft fur Immobilienanlagen in Residenzzentren Ag di Lugano. È questa finanziaria che fornisce il capitale ed è rappresentata da un avvocato d’affari svizzero, Renzo Rezzonico.

Soldi svizzeri. È a capitale elvetico anche la società di costruzioni che edifica Milano 2: la Italcantieri Srl viene fondata nel 1973 da due fiduciarie ticinesi, la Cofigen Sa (rappresentata da un giovane praticante notaio) e la Eti Ag Holding (rappresentata da una casalinga di nome Elda Brovelli).

Al di là dei prestanome, ci sono professionisti di livello: dietro la Cofigen si intravvede il discusso finanziere svizzero Tito Tettamanti; dietro la Eti, l’avvocato d’affari Ercole Doninelli, a cui fa capo anche la Fimo, una finanziaria svizzera coinvolta in numerose inchieste per riciclaggio e traffico di droga. La Italcantieri ha come amministratore unico Luigi Foscale, padre di Giancarlo Foscale e zio di Berlusconi.

Sarà in seguito, tra il luglio 1975 e il novembre 1976, comprata dalla Fininvest, la holding fondata per mettere ordine nell’intricato paesaggio societario berlusconiano. Tre diverse Fininvest nascono, tra il 1975 e il 1979, anno in cui per la prima volta nelle carte appare, finalmente con il suo nome, Silvio Berlusconi. L’opacità sul controllo societario e sui suoi finanziamenti si trasferisce a monte: a controllare la Fininvest sono infatti, in un intrico bizantino di scatole cinesi, incroci e passaggi, 38 società chiamate Holding Italiana Prima, Seconda, Terza e così via.

Telemilano. Intanto Milano 2 è ormai finita. Nella città ideale è nato anche quello che diventerà il nuovo business di Berlusconi: la tv. Dapprima è una televisione condominiale via cavo, poi Telemilanocavo diventa, via etere, Telemilano che diventerà Canale 5.

Ora le parole di Ciancimino jr. riaprono l’eterno dibattito sull’odore dei soldi. Mentre l’avvocato-deputato Niccolò Ghedini minaccia querele, lui non se ne preoccupa: “Ancora adesso”, confida Silvio a Guzzanti, “quando ho delle angosce e voglio dare un senso alle cose che ho fatto, vado mani in tasca a Milano 2 e la cosa mi rincuora, perché ci sono più di diecimila persone che hanno trovato qui un teatro di vita di altissima qualità”.

Da il Fatto Quotidiano del 3 febbraio