Ogni cosa è illuminata attorno a Berlusconi in Israele. La visita del premier è stata ammantata di calore e amicizia. Il discorso alla Knesset, privilegio raro per i leader stranieri, ha reso felici gli ospiti – per primo il presidente Peres che ha detto che “l’Italia è nella parte illuminata del mondo” – e ha permesso a Berlusconi d’esprimere concetti assai poco usati in Patria.

Come la frase sulla “lotta di liberazione al nazifascismo”, che permise all’Italia di trovar “la forza di riscattarsi dall’infamia delle leggi razziali di cui purtroppo si macchiò”. Il premier Netanyahu ricorda mamma Rosa Berlusconi che impedì l’arresto di una giovane ebrea nel 1943. E quando Peres afferma che gli italiani hanno avuto “buon gusto” nel votare come hanno votato, il cerchio dell’amicizia si chiude attorno a Berlusconi.

Da bravi ospiti gli israeliani non badano troppo alle beghe interne al paese dello statista mediterraneo, e agli assetti politici che vedono il partito del Cavaliere estendersi fino a rive poco illuminate e assai impervie della destra, con propaggini tra ex fascisti per nulla inclini a considerarsi tali e che per convenienze politico-elettorali sono stati imbarcati nella compagine di maggioranza, aumentando i dubbi sulla sua stabilità e presentabilità.

Le parole di Berlusconi possono ancora una volta destare perplessità se siano dettate dal momento o da una strategia di lungo periodo, da un calcolo momentaneo che non tiene conto di tutte le conseguenze: sono stati valutati i ricaschi negativi sull’Eni e sugli scambi commerciali con l’Iran dopo le affermazioni in favore dell’opposizione a Teheran?

E se sì, in che modo può l’Italia aiutare il movimento verde? Senza dover affogare nella realpolitik c’è da sperare che il presidente del Consiglio abbia tenuto conto delle controindicazioni anche sul terreno; se la risposta di Teheran diventa concreta ci si possono forse aspettare complicazioni nel sud del Libano, dove 2.500 militari italiani sono impegnati nella missione Unifil, per far rispettare la pace tra il movimento Hezbollah e Israele: al momento la situazione è sotto controllo e “non ci sono movimenti di armi visibili” come riportano i nostri militari.

Ma il movimento sciita ha strettissimi legami politici, militari ed economici con l’Iran. La capacità camaleontica di Berlusconi d’immedesimarsi e trovarsi a proprio agio nella situazione del momento è un pregio alla Zelig che produce benessere e vantaggi immediati ma, se è un comportamento in parte inconsapevole, può finire con il portare grattacapi e imprevisti che gli statisti devono invece non perdere di vista.

Da il Fatto Quotidiano del 4 febbraio

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