Di Pietro: “Il patto è chiaro. Se De Luca è condannato si dimette. Nessuna poltrona per noi”.
Domenica Il Fatto titolava con ironia sulla decisione presa al congresso dipietrista: “La svolta di Salerno”. In prima pagina un editoriale di Marco Travaglio (critico) sulla scelta di appoggiare Vincenzo De Luca a Salerno. Eppure il padre della svolta, Tonino Di Pietro, non si scompone: “L’alternativa era consegnare la Campania al clan dei Casalesi. Quindi non sono per nulla pentito, anzi. Sono soddisfatto”.
Onorevole Di Pietro, da uno a dieci quanto l’ha fatta arrabbiare il fondo di Travaglio?
Zero.
Zero?
Anzi, sono stato contento. Non solo non mi è dispiaciuto, ma si sta aprendo, dentro e fuori dall’Italia dei valori un dibattito interessante e utile. Cosa può produrre? Prima di tutto più informazioni. E poi un percorso di crescita. Un pacchetto di garanzie per gli elettori di tutta la coalizione.
In che senso?
De Luca è il candidato del Pd, quello che hanno scelto loro. Potevamo combattere la sua candidatura condannandolo alla sconfitta certa. Non solo lui, purtroppo, ma tutto il centrosinistra.
Evitare questo è la sua priorità?
Certo. Significa condannare la Campania a essere governata per cinque anni da Cosentino, dai suoi amici, e dal suo candidatino.
E invece?
Invece possiamo ingabbiare De Luca con una serie di condizioni. Ed è quello che stiamo provando a fare.
Ma lei ha letto i documenti dei suoi processi, prima di invitarlo al congresso?
E certo che l’ho fatto.
Che idea ne ha tratto?
Ho letto il rinvio a giudizio e le carte processuali nella loro sostanza.
Se l’accusa non è fondata vuol dire che i magistrati hanno sbagliato?
No, I magistrati hanno fatto bene ad aprire l’inchiesta. Il magistrato
agisce perchè ha l’obbligo dell’azione penale. Ma De Luca ha altrettanto
diritto a far valere le sue ragioni nel processo e deve dimostrare la
sua estraneità nel processo.
Travaglio ha dei dubbi sul primo punto del vostro accordo.
L’impegno a dimettersi se condannato?
La condanna definitiva potrebbe arrivare fra un decennio.
Dal punto di vista legale è innocente fino a fine processo.
E dal punto di vista politico?
Dal punto di vista politico, e questo non è giustizialismo a vanvera, gli chiederei di dimettersi subito dopo una eventuale condanna.
Glielo chiedo in modo esplicito. L’Idv se De Luca non lo facesse toglierebbe la fiducia alla giunta?
E ci mancherebbe altro! E’ venuto fino al nostro congresso a darci garanzie!
Lei tre giorni fa definiva De Luca un rospo da baciare per non far vincere il coccodrillo…
Non mi sono rimangiato nulla, è quello che pensavo.
Oggi De Luca è diventato principessa?
Per nulla. In questo momento storico ho chiesto al congresso di fare uno sforzo di realismo politico.
Quanto ha contato il discorso di De Luca?
E’ venuto a giurare di fronte a 5mila persone. Ha promesso di usare la ramazza contro il clientelismo: noi staremo lì a controllare che questo avvenga.
Ci sono molti che promettono.
Intanto lui ha spiegato che non farà come Berlusconi. Che accetterà il verdetto. Chi vota noi sa che siamo lì per fare in modo che accada.
E’ un compromesso?
Sì, ma non cedo di un millimetro sui nostri principi. Non è la situazione ideale. Era o mangi la minestra o salti dalla finestra.
E lei cosa ha fatto?
Non mi sono buttato di sotto. Faccio in modo che la ministra sia condita di garanzie, e se possibile meno indigesta.
In altri tempi avrebbe buttato la ministra dalla finestra?
In altri tempi sul fornello del centrodestra non c’erano persone accusate di avere rapporti con i poteri criminali. Per me era facile salvarmi l’anima. Magari prendevo pure più voti! Ma abbiamo il dovere di sapere quale è il contesto.
Il congresso ha votato per acclamazione, senza scrutinio.
Ma avevano tutti alzato le mani! E’ stata una scelta partecipata e libera. Ci fossero stati dubbi avrei contato uno ad uno io stesso.
Barbato, il suo oppositore ha ritirato la candidatura. Gliel’ha chiesto lei?
Ma proprio per niente! Anzi. Non aveva rispettato tutte le regole statutarie, ma non ho fatto il pignolo.
Lei ha fatto il direttore d’orchestra sulle mozioni.
Oh, caspita. Ce n’erano seicento, anche dieci sullo stesso punto! Molte sono state accorpate per semplicità. Accade in tutti i congressi. Quella contro il familismo è stata un po’ annacquata. Io ho proposto di rivederla. In quel modo era incostituzionale. Nessun può impedire a qualcuno di far politica perché ha un parente che lo fa.
E’ contento di come è stata approvata?
Sì. Perché nessun parente otterrà cariche esecutive o rappresentative per nomina. Se vuole deve trovarsi i voti.
Arriviamo all’alleanza con il Pd. Solo due settimane fa lei aveva rotto i rapporti. Ha ceduto, lei o Bersani?
Il Pd era come una bella donna che deve scegliere un partner, ma si tiene due amanti.
L’altro era Casini?
Sì, l’inciucismo possiblista dell’Udc.
E adesso ha scelto voi?
Bersani ha detto chiaramente che l’asse portante è quello tra il Pd e noi. E che il Pd si oppone a tutti i tentativi di inciucio. E’ una bella conquista ottenuta grazie alla nostra iniziativa e alla nostra forza.
Ha voluto l’accordo su De Luca per rompere l’isolamento, visti gli attacchi del Corriere?
Mavà! Non ci azzecca proprio per niente! Mi convinca. Secondo lei mi spavento per quattro balle condite con una foto in una caserma dei carabinieri e un assegno che non abbiamo nemmeno incassato? Tzeee….
Era arrabbiato, però.
Beh, certo….Mi sparano addosso! Che sono masochista? Però sono dei fondi di barile, ho visto ben altro, e lei lo sa.
Il patto con il Pd ha delle contropartite?
Ecco, proprio questo dovrebbe farle capire. Non abbiamo chiesto un poltrona, una! Non abbiamo nemmeno un candidato nostro!!!
Ci sarebbe Callipo….
Beh. In primo luogo non è dell’Idv. E non abbiamo nessuna certezza che lo votino. Magari. Vede, si potrà dire tutto di noi, in questa storia. Ma l’unica cosa certa è che non vogliamo poltrone.
da il Fatto Quotidiano del 9 febbraio