Il Pdl la chiama “un’incredbile invasione di campo”: la bocciatura del disegno di legge sulle intercettazioni che è arrivata ieri sera dall’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) viene accolta come un trauma dal governo. L’organizzazione, specializzata nel controllo delle procedure democratiche in Paesi a rischio autoritario, invita l’Italia a rinunciare al ddl intercettazioni o, almeno, a modificarlo sulla base degli standard europei sulla libertà di espressione. “Così Fini ne avrà un’altra da dire”, ha subito commentato, rabbioso, il Cavaliere che ha ordinato al ministro degli Esteri Franco Frattini di intervenire. Il risultato è una presa di posizione ufficiale della Farnesina che trasforma la bocciatura in un caso diplomatico: “Da parte italiana, attraverso icanali diplomatici, è stata fatta notare con fermezza l’inopportunità di tale intervento”, dice il portavoce del ministero degli Esteri. E’ la seconda bocciatura internazionale in poche settimane per il governo, dopo quella del Dipartimento di giustizia americano che, con il portavoce Lanny Bauer aveva ricordato come intercettare sia “essenziale” per le indagini.
E adesso, Dunja Mijatovic, responsabile dell’Osce per la libertà dei media, è ancora più esplicita: “Sono preoccupata che il Senato abbia approvato una legge che potrebbe seriamente ostacolare il giornalismo investigativo in Italia. I giornalisti devono essere liberi di riferire su tutti i casi di pubblico interesse e devono poter scegliere come condurre una indagine responsabile” . Il vicecapogruppo del Pdl alla Camera, Osvaldo Napoli, commenta subito: “ La signora Dunja Mijatovic è stata nominata all’incarico soltanto il 3 marzo scorso e probabilmente non ha ancora avuto modo neppure di leggere il testo.
L’Osce in quanto tale non ha espresso nessun voto nè adottato decisioni di alcun genere perchè è un club, costoso e raffinato, ma sostanzialmente inutile”. Dentro il Pdl, poi, c’è la solita aria da resa dei conti. Che potrebbe consumarsi anche oggi pomeriggio, durante un vertice di partito che Silvio Berlusconi ha convocato proprio per dire l’ultima parola sulla questione delle intercettazioni. Dietro, però, c’è molto di più. “La questione – racconta Napoli – è stata gestita male, ma c’è un patto che va rispettato; io trasecolo a sentire che dopo due anni e mezzo non ci sarebbe fretta per approvare il ddl, come dice Fini”. Così, mentre Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati Pdl, ieri ha serrato le fila obbligando – con una lettera – i deputati ad assicurare la presenza in aula anche la prima settimana d’agosto, la presidente della commissione Giustizia, Giulia Bongiorno (che sarà anche relatore), ha calendarizzato per giovedì prossimo l’inizio dei lavori sul ddl. Il Cavaliere, però, frigge. Non si fida più dei finiani e teme che i lavori parlamentari possano riservare sorprese. Con i finiani in ordine sparso, poi, è praticamente impossibile “controllare il territorio”, sottolinea un altro falco. “Non siamo disponibili a votare il testo blindato che è uscito dal Senato – spiegava ieri il finiano Carmelo Briguglio – e sarebbe meglio tenere il cantiere aperto; oppure è meglio prepararsi ad uno scontro istituzionale con il Quirinale”. I finiani, poi, non si stanno organizzando solo sul fronte delle intercettazioni. Anche la manovra è nel mirino. Guidati da Mario Baldassarri stanno preparando una sorta di “contromanovra” con emendamenti firmati da tutta la pattuglia. In ambienti vicini a Palazzo Grazioli si parla di un Berlusconi deciso a “chiudere la partita con Fini” il più presto possibile.
da Il Fatto Quotidiano del 16 giugno 2010