Il boss dei boss della ‘ndrangheta Giovanni Tegano e il capo della Nuova camorra organizzata Raffaele Cutolo. Entrambi al 41 bis nel carcere di Terni. Ma tra poco assieme durante l’ora di socializzazione. Un bel pasticcio che potrebbe diventare realtà se la procura di Reggio Calabria accettasse la richiesta inviata nei giorni scorsi dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap). La notizia viene rilanciata oggi dal Quotidiano della Calabria.

Notizia del resto inquietante a ben veder il curriculum dei due padrini. Tegano, arrestato l’aprile scorso dopo 17 anni di latitanza, rappresenta gli interessi delle più potenti cosche reggine, mentre di don Raffaele si sa molto. Dei suoi legami con la politica, ma soprattutto dei suoi ottimi rapporti con la mafia calabrese. Certo si tratta di storia vecchia che torna indietro agli anni Settanta quando don Raffaele su richiesta della cosca De Stefano fece uccidere in carcere don Mico Tripodi. Uno scambio di favori tra mafiosi. Come racconta il pentito della camorra Carmine Alfieri, il quale nelle sue tante dichiarazioni ha affrontato anche il caso dell’omicidio Tripodi: “Radio carcere diceva che era stata opera di Cutolo. Per noi era chiaro che era stato Cutolo che lo aveva fatto ammazzare su mandato dei De Stefano”.

Solide amicizie, dunque, che potrebbe venir rinfrescate a breve. Per saperlo bisognerà attendere i prossimi giorni. Ma certo il tema di un 41 bis permeabile ai messaggi tra mafiosi è un’emergenza che si ripropone periodicamente. Tanti gli esempi passati, a partire dagli uomini dei clan Pesce e Piromalli pizzicati solo dopo centinaia di intercettazioni ambientali. O ancora lettere inviate ai parenti. O addirittura l’utilizzo della mimica. Ad esempio per dire il cognome Mangiaracina boss di Mazzara del Vallo, un uomo della cosca mimava il gesto di mangiare l’uva. In dialetto siciliano racina significa acino d’uva. Ora la palla passa alla procura di Reggio alla quale toccherà spiegare al Dap quale sia la relazione tra i due padrini.

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