Illogico, marxista, ma soprattutto ateo. All’indomani della sua scomparsa, l’Osservatore romano se la prende con José Saramago, reo di avere messo in discussione il ruolo della Chiesa e della religione nella storia umana in quella europea in modo specifico.
Il giornale della Santa Sede si scaglia oggi contro il materialismo marxista dell’autore e il suo attacco diretto all’idea religiosa, al Dio creatore. L’Osservatore inquadra il suo nemico come narratore della “Storia maiuscola in filigrana a quella del popolo”, e per questo di “una struttura autoritaria totalmente sottomessa all’autore, più che alla voce narrante, non solo onnisciente ma anche onnipresente; una tecnica dialogica in tutto debitrice all’oralità; un intento inventivo che non si cura di celare con la fantasia l’impronta ideologica d’eterno marxista; un tono da inevitabile apocalisse il cui perturbante presagio intende celebrare il fallimento di un Creatore e della sua creazione”.
Il quotidiano vaticano si sofferma anche sulla visione religiosa dell’autore portoghese: “E per quel che riguardava la religione, uncinata com’è stata sempre la sua mente da una destabilizzante banalizzazione del sacro e da un materialismo libertario che quanto più avanzava negli anni tanto più si radicalizzava, Saramago non si fece mai mancare il sostegno di uno sconfortante semplicismo teologico: se Dio è all’origine di tutto, Lui è la causa di ogni effetto e l’effetto di ogni causa”.
E ancora si legge: “Un populista estremistico come lui, che si era fatto carico del perché del male nel mondo, avrebbe dovuto anzitutto investire del problema tutte le storte strutture umane, da storico-politiche a socio-economiche, invece di saltare al per altro aborrito piano metafisico e incolpare, fin troppo comodamente e a parte ogni altra considerazione, un Dio in cui non aveva mai creduto, per via della Sua onnipotenza, della Sua onniscienza, della Sua onniveggenza”. “Prerogative – prosegue il giornale della Santa Sede – per così dire, che ben avrebbero potuto nascondere un mistero, oltre che la divina infinità delle risposte per l’umana totalità delle domande. Ma non per lui”.
Il giudizio del quotidiano della Santa Sede resta severo fino alla chiosa finale: “Saramago è stato dunque un uomo e un intellettuale di nessuna ammissione metafisica, fino all’ultimo inchiodato in una sua pervicace fiducia nel materialismo storico, alias marxismo”. “Lucidamente autocollocatosi dalla parte della zizzania nell’evangelico campo di grano – conclude il quotidiano della Santa Sede – si dichiarava insonne al solo pensiero delle crociate, o dell’inquisizione, dimenticando il ricordo dei gulag, delle ‘purghe, dei genocidi, dei samizdat culturali e religiosi”.