Resto però fermamente convinta del fatto che sia inutile scrivere “quello che pensa Silvia D’Onghia“. E quindi ve lo risparmio. Ho deciso però che questo potrà essere il luogo in cui dare voce a tutte quelle storie che, per mille motivi, non trovano spazio sul Fatto quotidiano. Storie di quotidiane ingiustizie, di piccole e grandi inciviltà. Vorrei raccontare cosa accade ai pazienti degli ospedali italiani, teatro troppo spesso di casi di malasanità, agli immigrati che cercano onestamente di sopravvivere in questo triste paese, ai fermati dalle forze dell’ordine e alle stesse forze dell’ordine (maltrattate da un governo che ne aveva fatto invece la propria bandiera), agli ultimi che altrove non hanno voce.
E a tutte le storie che vorrete raccontarmi. Sarà uno spazio aperto, di confronto e di discussione. Avendo sempre, come faro, il rispetto per la vita umana, in qualunque sua forma. Perciò, se avete storie da raccontare, la mia casella di posta (s.donghia@ilfattoquotidiano.it) è pronta a riceverle. Vi contatterò, ne parleremo insieme, approfondirò, pubblicherò. Ora mi taccio, ho già scritto troppo.