E questi costi, sia ben chiaro, vanno poi a gravare sul prezzo del prodotto finito.
I governi (tutti) però non muovono un dito per snellire la burocrazia. Perchè? Perchè snellirla vuol dire eliminare un certo numero di posti di lavoro. Ovvero, chiudere quegli enti o associazioni o uffici pubblici messi in piedi solo per esercitare un controllo (formale) sulle attività. E questo creerebbe nuova disoccupazione. Possiamo anche decidere di mantenere questi enti inutili ma questo va, inevitabilmente, a gravare sulla spesa corrente dello Stato.
In molti sostengono che, tutto sommato, la Francia è combinata un po’ come noi, con tanti enti e tanta burocrazia. E’ vero, ma in Francia la pubblica amministrazione funziona, ti risponde in fretta, provvedere al suo compito. In Italia si annega fra le fotocopie e le marche da bollo (da presentare sempre in copia, una sulla domanda e l’altra sulla risposta).
Per tornare all’idea di Tremonti di modificare la Costituzione, ecco, mi sembra la solita provocazione. Tremonti sa benissimo che, sullo snellimento degli iter burocratici a favore delle imprese, al massimo si riuscirà a fare un piccolo passo. Ci sarà la solita discussione sui giornali e lui potrà dare la colpa alla mancata modifica della Carta costituzionale.
Insomma, troverà la solita scusa per non aver fatto, in realtà, quanto si può fare benissimo modificando una legge ordinaria, ma soprattutto intervenendo su Province, Regioni e Comuni che, molto spesso (quasi sempre) in tema di imprese, hanno l’ultima parola.
Ecco, bisognerebbe togliere un po’ di potere a questi enti periferici che spesso mettono il bastone fra le ruote delle imprese. Ma a toccare Regioni, Province e Comuni si fa un dispetto alla Lega. E allora si va avanti così…e si dà la colpa alla Costituzione catto-comunista. Che con la burocrazia non c’entra niente.