Forse ai lettori del Fatto Quotidiano non sarà sfuggito lo scontro al calor bianco tra il nostro Luca Telese e il ministro Giulio Tremonti andato in scena a fine maggio. Il governo presentava la manovra finanziaria, in questa era contenuta anche una misura anti-evasione: il divieto di utilizzare denaro contante per pagamenti superiori ai 5mila euro.
“E’ una soglia troppo bassa” osservò Telese in conferenza stampa. “Gli italiani non usano la plastica” rispose Tremonti, spiegando che nel nostro paese ci sono poche carte di credito e “non puoi obbligare un anziano a fare una ‘strisciata’ per comprare un paio di scarpe”. Cito quest’esempio perchè lo trovo indicativo dell’argomento (Innovazione a 360 gradi) di cui si occuperà questo blog.
Rimanendo al caso specifico, l’evasione fiscale è una piaga dell’economia italiana. Sono 120 i miliardi evasi ogni anno nel nostro paese: una cifra enorme se si pensa che la manovra appena approvata (“lacrime e sangue” per molti esponenti dell’opposizione) è di appena 24 miliardi. Ma per il governo le carte di credito – che se usate massicciamente abbatterebbero l’evasione – sono strumenti troppo complicati da usare per i pagamenti: “gli anziani non capirebbero”. Guarda caso, però, agli stessi anziani lo stesso governo ha dato proprio una carta di credito, la “social card” come aiuto temporaneo per problemi d’indigenza.
Il caso è interessante perchè esemplificativo di come un’innovazione tecnologica venga contrastata per difendere rendite di posizione (in questo caso quelle degli evasori). In Italia ne abbiamo fatto uno sport: innovazioni di prodotto, di linguaggio, di prassi, di relazioni, di comunicazioni, di cultura, sono sempre contrastate in chiave conservativa. “Non bisogna correre”, “Andiamo passo per passo” sono i mantra che ci ripetono tutto continua ad andare com’è sempre andato.
Se ci pensate anche la legge bavaglio che vuole vietare le intercettazioni, si basa sullo stesso schema: si agita lo spettro “siamo tutti intercettati” andando a scavare in paure ataviche nei confronti della tecnologia, per difendere il diritto dei potenti a non essere indagati. Stessa identica scena per i numerosi progetti di legge con i quali hanno provato ad imbavagliare Internet. La scusa è sempre quella: “Internet non può essere senza regole” e si delegittima la rete libera per preparare leggi censorie invece di sanzionare eventuali reati con le legge che ci sono già.
Se tutto ciò è conservazione, innovazione è per definizione il contrario. Innovazione è mobilità sociale: rompere gli schemi dando a tutti le stesse occasioni e le stesse condizioni di partenza indipendentemente dalla famiglia di origine. Innovazione è sviluppo economico: è mettere in discussione proprio le rendite di posizione, recidere i rami vecchi, abbattere tutte le lobby che fanno muro contro i giovani.
Innovazione è trasparenza: la Gran Bretagna ha appena pubblicato su un apposito sito Internet un database di 120 gigabite dove i cittadini possono verificare tutte le spese dello Stato. Innovazione è libertà: è apertura di sistema a nuove procedure, messa costante in discussione di venerati maestri e soliti opportunisti. Innovazione, in una parola, è il futuro. Futuro che mai come oggi ha bisogno di essere raccontato, raccomandato, diffuso e difeso.
In queste pagine perciò cercheremo di raccontarne tutte le declinazioni (anche quelle più strambe) dell’innovazione. In questo spazio, soprattutto, daremo spazio a tutti gli episodi, le persone, i movimenti, le idee, che si fanno interpreti di conservazione per proprio interesse peculiare, in modo che, dall’alto della propria posizione immobile, il più forte abbia sempre la meglio sul più debole. Qua siamo schierati col cambiamento. Oggi cominciamo. Stay Tuned.
Federico Mello
Giornalista
Tecnologia - 21 Giugno 2010
Innovazione in tutte le lingue del mondo
Forse ai lettori del Fatto Quotidiano non sarà sfuggito lo scontro al calor bianco tra il nostro Luca Telese e il ministro Giulio Tremonti andato in scena a fine maggio. Il governo presentava la manovra finanziaria, in questa era contenuta anche una misura anti-evasione: il divieto di utilizzare denaro contante per pagamenti superiori ai 5mila euro.
“E’ una soglia troppo bassa” osservò Telese in conferenza stampa. “Gli italiani non usano la plastica” rispose Tremonti, spiegando che nel nostro paese ci sono poche carte di credito e “non puoi obbligare un anziano a fare una ‘strisciata’ per comprare un paio di scarpe”. Cito quest’esempio perchè lo trovo indicativo dell’argomento (Innovazione a 360 gradi) di cui si occuperà questo blog.
Rimanendo al caso specifico, l’evasione fiscale è una piaga dell’economia italiana. Sono 120 i miliardi evasi ogni anno nel nostro paese: una cifra enorme se si pensa che la manovra appena approvata (“lacrime e sangue” per molti esponenti dell’opposizione) è di appena 24 miliardi. Ma per il governo le carte di credito – che se usate massicciamente abbatterebbero l’evasione – sono strumenti troppo complicati da usare per i pagamenti: “gli anziani non capirebbero”. Guarda caso, però, agli stessi anziani lo stesso governo ha dato proprio una carta di credito, la “social card” come aiuto temporaneo per problemi d’indigenza.
Il caso è interessante perchè esemplificativo di come un’innovazione tecnologica venga contrastata per difendere rendite di posizione (in questo caso quelle degli evasori). In Italia ne abbiamo fatto uno sport: innovazioni di prodotto, di linguaggio, di prassi, di relazioni, di comunicazioni, di cultura, sono sempre contrastate in chiave conservativa. “Non bisogna correre”, “Andiamo passo per passo” sono i mantra che ci ripetono tutto continua ad andare com’è sempre andato.
Se ci pensate anche la legge bavaglio che vuole vietare le intercettazioni, si basa sullo stesso schema: si agita lo spettro “siamo tutti intercettati” andando a scavare in paure ataviche nei confronti della tecnologia, per difendere il diritto dei potenti a non essere indagati. Stessa identica scena per i numerosi progetti di legge con i quali hanno provato ad imbavagliare Internet. La scusa è sempre quella: “Internet non può essere senza regole” e si delegittima la rete libera per preparare leggi censorie invece di sanzionare eventuali reati con le legge che ci sono già.
Se tutto ciò è conservazione, innovazione è per definizione il contrario. Innovazione è mobilità sociale: rompere gli schemi dando a tutti le stesse occasioni e le stesse condizioni di partenza indipendentemente dalla famiglia di origine. Innovazione è sviluppo economico: è mettere in discussione proprio le rendite di posizione, recidere i rami vecchi, abbattere tutte le lobby che fanno muro contro i giovani.
Innovazione è trasparenza: la Gran Bretagna ha appena pubblicato su un apposito sito Internet un database di 120 gigabite dove i cittadini possono verificare tutte le spese dello Stato. Innovazione è libertà: è apertura di sistema a nuove procedure, messa costante in discussione di venerati maestri e soliti opportunisti. Innovazione, in una parola, è il futuro. Futuro che mai come oggi ha bisogno di essere raccontato, raccomandato, diffuso e difeso.
In queste pagine perciò cercheremo di raccontarne tutte le declinazioni (anche quelle più strambe) dell’innovazione. In questo spazio, soprattutto, daremo spazio a tutti gli episodi, le persone, i movimenti, le idee, che si fanno interpreti di conservazione per proprio interesse peculiare, in modo che, dall’alto della propria posizione immobile, il più forte abbia sempre la meglio sul più debole. Qua siamo schierati col cambiamento. Oggi cominciamo. Stay Tuned.
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Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "È quello che abbiamo chiesto. Ma capire è una parola inutile. Io non capisco niente e chi ci capisce è bravo. Si chiede, si fa e si combatte per ottenere rispetto. Capire no, mi spiace. Magari, capire qualcosa mi piacerebbe". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni a palazzo Chigi ai cronisti che le chiedono se la giornalista potrà avere altre visite da parte dell'ambasciata.
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - Nella telefonata di ieri "avrei preferito notizie più rassicuranti da parte sua e invece le domande che ho fatto... glielo ho chiesto io, non me lo stava dicendo, le ho chiesto se ha un cuscino pulito su cui appoggiare la testa e mi ha detto 'mamma, non ho un cuscino, né un materasso'". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni a palazzo Chigi.
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "No, dopo ieri nessun'altra telefonata". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, ai cronisti dopo l'incontro a palazzo Chigi con la premier Giorgia Meloni. "Le telefonate non sono frequenti. E' stata la seconda dopo la prima in cui mi ha detto che era stata arrestata, poi c'è stato l'incontro con l'ambasciatrice, ieri è stato proprio un regalo inaspettato. Arrivano così inaspettate" le telefonate "quando vogliono loro. Quindi io sono lì solo ad aspettare".
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "Questo incontro mi ha fatto bene, mi ha aiutato, avevo bisogno di guardarsi negli occhi, anche tra mamme, su cose di questo genere...". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, lasciando palazzo Chigi dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni.
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "Cerca di essere un soldato Cecilia, cerco di esserlo io. Però le condizioni carcerarie per una ragazza di 29 anni, che non ha compiuto nulla, devono essere quelle che non la possano segnare per tutta la vita". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni a palazzo Chigi.
"Poi se pensiamo a giorni o altro... io rispetto i tempi che mi diranno, ma le condizioni devono essere quelle di non segnare una ragazza che è solo un'eccellenza italiana, non lo sono solo il vino e i cotechini". Le hanno detto qualcosa sui tempi? "Qualche cosa - ha risposto -, ma cose molto generiche, su cui adesso certo attendo notizie più precise".
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "La prima cosa sono condizioni più dignitose di vita carceraria e poi decisioni importanti e di forza del nostro Paese per ragionare sul rientro in Italia, di cui io non piango, non frigno e non chiedo tempi, perché sono realtà molto particolari". Lo ha detto Elisabetta Vernoni, mamma di Cecilia Sala, dopo l'incontro a palazzo Chigi con la premier Giorgia Meloni.
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "Adesso, assolutamente, le condizioni carcerarie di mia figlia". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni a palazzo Chigi ai cronisti che le chiedono quali siano le sua maggiori preoccupazioni. "Lì non esistono le celle singole, esistono le celle di detenzione per i detenuti comuni e poi le celle di punizione, diciamo, e lei è in una di queste evidentemente: se uno dorme per terra, fa pensare che sia così...".