Non solo giocare, ma assieme criticare il sistema economico occidentale. Questi sono i nuovi videogiochi che si trovano gratuitamente in Rete.
Insomma, fai del male al mondo per accrescere il tuo punteggio. Alfiere di questo mediattivismo, che unisce intrattenimento e contestazione, è il sito molleindustria.org. Presentato come un collettivo di game designers, in realtà è un one-man-show di creatività e satira sociale e politica. Tutta da giocare. Se l’è inventato Paolo Pedercini, italiano emigrato negli Usa. Il sottotitolo di Molleindustria, radical games against the dictatorship of entertainment, è tutto un programma. Prendete il McDonald’s Game. Come tutti i giochi di Molleindustria, per giocarlo basta scaricare gratuitamente l’applicazione in flash. Una volta lanciata, il vostro compito è accrescere i profitti della multinazionale più odiata del mondo. Nelle varie schermate di gioco – pascolo, macellazione, negozio e ufficio marketing – potete abbattere villaggi e convertirli a pascoli, iniettare ormoni della crescita nelle vacche, cibarle con farine animali, corrompere dietologi, climatologi, ispettori sanitari e politici, fare mobbing ai vostri dipendenti, avviare campagne diffamatorie contro i detrattori del marchio. Non fatevi scrupoli o il minaccioso pagliaccio di McDonald’s vi licenzierà con vergogna.
Farmville alla rovescia, insomma. Se quest’ultimo, popolarissimo su facebook, spaccia l’illusione un po’ consolatoria di costruire la propria fattoria davanti al pc, i radical games ribaltano la prospettiva e raccontano le distorsioni del nostro modo di vivere: da Operazione Pretofilia, action game in cui si combatte contro la task force vaticana per insabbiare gli abusi dei membri del clero, a Embrioni in fuga, il videogioco preferito dagli oppositori della legge 40 che affossa la ricerca, platform in cui guidi gli embrioni verso la libertà (scientifica). Giochi politici, dunque? “Se hai una concezione estesa della sfera politica, se non la limiti a quello che accade nelle stanze del potere e durante le elezioni, allora sì, si tratta di giochi politici. In particolare sono interessato alla politica che sfugge al controllo democratico, come appunto le manovre delle grandi multinazionali e delle lobby economiche e religiose”, spiega Pedercini. Un presupposto che accomuna le varie cellule internazionali di questa controcultura: “decostruire la retorica dei videogiochi mainstream e al tempo stesso disseminare messaggi di dissenso nella Rete. Esplorare le enormi potenzialità persuasive del mezzo e, possibilmente, divertirsi”. L’establishment è avvisato: il videogame sarà sempre di più una forma di contestazione feroce. E senza frontiere.