Fiocco azzurro: è nato il blog del “Fatto Quotidiano”; ambiente che si propone di diventare punto di opinione e luogo di incontro e di confronto. Bene. Ogni volta che germoglia uno spazio come questo, dove le idee possono circolare senza paura e senza veli, bisognerebbe festeggiare, perché noi respiriamo libertà e la democrazia si fa più forte. C’è bisogno di 10,100,1000…un milione di blog! Il numero dei blog dovrebbe tendere all’infinito, come l’ottusità di certe dichiarazioni leghiste.
In questa sezione la parola d’ordine è “Siamo una massa di ignoranti. Parliamone”. C’è un clima di euforia attorno a questa iniziativa. È giusto, è una sensazione che provo anch’io, anche se – come ho già avuto modo di osservare in altre circostanze – siamo talmente rovinati che viviamo quella che dovrebbe essere una “normalità” come fatto stupefacente. Il che dà la giusta percezione dello stato pietoso in cui versa il Bel Paese.
Eppure, nell’epoca del bavaglio, dei diktat, delle epurazioni, della censura, del silenzio, dell’omertà, dei muri attorno alle menti delle persone, della paura, della sfiducia… un fatto normale vale oro. Però…c’è un però. Mentre mi accingo a intraprendere questa strada impegnativa, una domanda continua a ronzarmi nella testa: servirà a qualcosa? Non si genererà per caso una situazione in cui ci ritroveremo sempre qui a farci i complimenti a vicenda? A discutere tra persone che in fondo – seppur con sfumature magari differenti – la pensano più o meno allo stesso modo?
Queste domande non sono così campate per aria. A me non piace lo sfogo fine a se stesso, il commento tranchant o il trionfo circoscritto di pensieri più o meno condivisi. Può generare un clima da “Chi non salta è un milanista (o interista, o bianconero o altro…scegliete voi)”…un clima che io detesto. A me piace andare avanti, superare (se è il caso) le mie posizioni, trovare punti di incontro. Certo, come insegnano gli scacchi e le escort, a volte è necessario “tenere la posizione”, ma io ho una concezione “costruttiva” del dialogo, oserei dire hegeliana (tesi – antitesi – sintesi)…
Ovviamente il confronto è possibile se anche “l’interlocutore” lo vuole. Ma la tipologia di interlocutori antitetici che abbiamo non regge il confronto. È perdente in partenza. L’unica chance di vittoria è mostrare i muscoli. Stando così le cose, quelli che “non la pensano come noi” verranno mai a trovarci per confrontarsi? Si metteranno in discussione per aiutarci a metterci in discussione? E in questo clima di idiozia, tensione e paura avranno la forza di cambiare idea? Perché sia chiaro: in Italia non cambia niente, se un bel po’ di gente non cambia idea…
Tempo fa ho scritto “Avere un’idea è da stupidi, ma non averne nemmeno una fa sembrare gli stupidi in vantaggio di un’idea”. Io non sono ottimista. Al limite – come dice Nanni Svampa – sono ottimista per disperazione. Personalmente non credo che l’ottusità dilagante possa portare qui altra gente curiosa a parte i frequentatori abituali per cui la normalità è…normalità, appunto! L’assenza di curiosità è il primo sintomo della vittoria dell’ignoranza. Purtroppo i curiosi sono già tutti qui.
Ottimo risultato ma non sufficiente per una svolta. Spero ovviamente di sbagliarmi e di essere smentito. Sia chiaro, questo timore non fa venir meno la voglia di resistere, di dire e di fare (ci mancherebbe!). Oggi più che mai nel nostro paese c’è bisogno di un’opposizione forte. Continuiamo a dirlo ma questa non nasce. Costruire un’opposizione forte significa elaborare una proposta coerente alternativa, non una timida variante dell’esistente. Le sfumature sono importanti, lo diceva anche il mio barbiere, ma a volte non si notano. Speriamo che il nostro resistere diventi contagioso. In caso contrario potremo sempre dire “Noi ci abbiamo provato”. Saremo a posto con la coscienza, ma sarà una magra consolazione.